Neri Pozza: una casa editrice erede di un illustre passato e del talento del suo omonimo fondatore
Da un manoscritto oscurato dal regime, alla passione per l’editoria che ha dato vita ad un’incessante attività che continua fino ad oggi
di Martina Chessari
La storia di Neri Pozza è la storia di una promessa, di un manoscritto che aspetta la pubblicazione in un’epoca difficile come quella dell’Italia fascista, di un episodio che sembrava una pura casualità e che invece si rivelò decisivo.
Protagonisti della vicenda furono un editore ebreo, costretto a scappare a causa delle assurde disposizioni e delle altrettanto assurde leggi razziali; Antonio Barolini, un poeta vicentino in cerca di qualcuno che pubblicasse il suo primo libro di poesie, e naturalmente Neri Pozza, scultore e letterato dell’epoca che decide di occuparsi personalmente della pubblicazione di quel manoscritto. Da un episodio nato più come una sfida contro l’idiozia del tempo, nascerà una vocazione che perdurerà negli anni.
La fondazione di Neri Pozza avviene a Venezia nel 1946.
La casa editrice si mette subito in gioco e riesce ad imporsi come una delle realtà intellettuali più interessanti e fervide dell’epoca. Aumentano il suo prestigio, la collaborazione di scrittori e poeti come Mario Luzi, Eugenio Montale e altri artisti del Dopoguerra italiano che, indubbiamente, conferirono qualità e stile all’attività editoriale.
Entrando nel sito www.neripozza.it, nella sezione dedicata alla storia della casa editrice, si possono vedere in primo piano alcune foto in bianco e nero di Neri Pozza in compagnia di personaggi illustri come Vittorio Gassman, Luzi e Montale, simboli ma anche testimoni di un passato storico ricco ed intenso sopravvissuto fino ad oggi.
Letteratura orientale: presente
Per gli amanti della letteratura orientale, genere che negli ultimi anni ha riscosso grande esito in Occidente, la collana Le tavole d’oro offre ai lettori un’ampia vetrina di proposte interessanti. Già nel 2000 la casa editrice Neri Pozza aveva intuito il valore e il fascino di tale filone letterario, portatore di una tradizione in cui fantasia e pensiero vivono in stretta armonia e dove la natura è pilastro portante ed essenziale dell’esistenza umana.
Dalla più moderna letteratura giapponese approda Harumi Setouchi, con il suo romanzo La fine dell’estate (pp. 192, € 15,00), un libro audace che riflette tra le sue pagine le contraddizioni che continuano a governare il Giappone odierno.
Una cultura che si regge ancora sull’o-miai − il cosiddetto matrimonio combinato − ; una donna come Tomoko, protagonista della storia, che rifiuta il suo ruolo di moglie impeccabile e perfetta badante della casa e che decide di seguire le sue passioni e i suoi istinti più naturali. Una storia che diventa metafora di un’intera ribellione sociale, a nome di tutti coloro che, come Tomoko, sono stanchi di rispettare una tradizione secolare che soffoca la libertà individuale.
Il romanzo, oltre ad essere una travolgente storia di amori, passioni represse e ribellioni, è anche un modo per approfondire molti degli aspetti della tradizione orientale, una cultura che, a differenza di quella occidentale, si basa su visioni più ampie dell’esistenza e dei singoli rapporti umani.
Una scrittura, quella di Setouchi, dove l’emozione poetica si esprime liberamente così come le passioni, il linguaggio e le idee, che si svincolano da qualsiasi regola artistica e si mostrano in tutta la loro naturale crudezza.
Saggi ma anche viaggi
Rilevante e prestigiosa è la sezione La quarta prosa, collana dedicata alla saggistica, a cura di Giorgio Agamben.
In questa sezione è possibile trovare la serie completa degli scritti di Leonardo da Vinci, fino ad oggi poco noti al pubblico italiano, che Neri Pozza ha deciso di raccogliere in quindici volumi e pubblicare in un’edizione accessibile a tutti.
Segnaliamo anche Un altro scrivere (pp. 448, € 40,00), un curioso saggio che mette a confronto due grandi intellettuali del XX secolo come Max Brod e Franz Kafka. Trattasi di un interessante studio, attraverso la fitta corrispondenza di lettere che univa i due scrittori, che analizza le loro personalità, le loro sfumature caratteriali ma soprattutto le loro diversità, mettendo in luce l’importanza della loro amicizia ai fini «dell’esistenza postuma di entrambi», come si legge nella Presentazione on line del libro.
Evidenziamo ancora Il Regno e la Gloria (pp. 288, € 30,00), riflessioni del già citato Agamben sul significato del potere, sul ruolo che questi ha assunto oggi nel mondo occidentale e sulla logica che lo lega ai governi e al conseguente bisogno di gloria.
Si passa dal saggio alla letteratura di viaggio con la collana Il cammello battriano: un’opportunità per tutti i lettori di scoprire, come è spiegato nel sito, «i significati concreti e simbolici legati al tema del viaggio».
Già Francesco Petrarca, in una lettera a Francesco Dionigi del 1336 − dove racconta della sua scalata del Monte Ventoso e la descrive come «allegoria della sua elevazione morale» − anticipava una delle caratteristiche fondamentali del “reportage di viaggio”: il viaggio concepito non solo come azione e movimento, ma soprattutto come metafora della vita, come curiosità verso l’ignoto, come superamento degli ostacoli e crescita morale, più che come semplice raggiungimento di una meta.
Fedele alla tradizione di questo genere letterario, Sara Wheeler ci fa viaggiare in Cile con Il paese sottile. Viaggio in Cile (pp. 336, € 17,00), dove descrive con precisione, ma anche con humour, la sua personale traversata di una terra così misteriosa e affascinante. Da nord a sud, per sei mesi, con uno zaino come unico compagno di viaggio, la scrittrice ci racconta la sua esperienza in una terra piena di contrasti, offrendoci un collage di volti, immagini e paesaggi che sanno di illusionismo: dai deserti ai ghiacciai della Terra del fuoco, dalle Ande alle lunghe spiagge del Pacifico.
Il libro è interessante anche dal punto di vista stilistico. Emerge un modo nuovo di parlare del Cile, diverso rispetto a quello della precedente generazione di scrittori, concentrata più sulla denuncia degli orrori commessi durante la dittatura militare di Pinochet che sulla bellezza di questa terra straordinaria.
Il tema del viaggio è presente anche nei libri dell’irlandese Michael Collins che, si legge sempre sul sito, è «indicato dalla rivista francese Lire come uno dei quattro scrittori più interessanti del Ventunesimo secolo».
Neri Pozza, che ha pubblicato dello stesso autore Anime perse (pp. 320, € 16,00), I risorti (pp. 384, € 16,00) e L’altra verità (pp. 352, € 8,00), adesso presenta ai suoi lettori Morte di uno scrittore (pp. 336, € 17,50), un appassionante giallo che non si astiene da una forte critica del mondo accademico e di un intero sistema di valori che appare accecato dalla fama e dalla notorietà.
Lo scrittore, costretto ad emigrare clandestinamente in America negli anni Ottanta, a causa della debole economia dell’Irlanda di quegli anni, adotta nei suoi libri il punto di vista di chi ha sofferto sulla propria pelle l’emarginazione e le difficoltà dell’integrazione sociale in terra americana.
Nei suoi romanzi, il ricordo e l’affetto per la patria sono sempre vivi, così come la sua forma mentis puramente europea è sempre pronta a dar vita a pungenti e minuziose satire sulla società americana.
Tra le novità segnaliamo Un uomo di parola di Imma Monsò, un romanzo che riconferisce autenticità all’amore, proclamandolo “eterno” proprio in un’epoca dove la sua accezione ideale e romantica viene spesso offuscata dall’ordinaria routine, dalla convivenza e dalla noia che subentra nella vita di coppia.
L’invito ai lettori è quello di continuare a frugare tra le collane di Neri Pozza, per conoscere meglio Imma Monsò e altre nuove rivelazioni della letteratura internazionale.