Anno XX, n. 226
dicembre 2024
 
Un editore al mese
Corrado Alvaro, un giocoliere con le parole,
che visse sempre tra realtà e immaginazione
Ecco un libro, edito da Rubbettino, che offre una riflessione
sulla produzione e l’esperienza personale dell’intellettuale
di Carolina Leonetti  
Nel 1994, a distanza di vent’anni dalla prima edizione, e con le necessarie aggiunte e integrazioni bibliografiche, viene riproposto dall’editore Rubbettino una monografia critica attenta e puntuale sul più famoso narratore calabrese.
Corrado Alvaro. Itinerario di uno scrittore (pp. 240, € 12,91), è un saggio di Luigi Reina, docente di Letteratura italiana moderna e contemporanea. Si tratta di uno studio assai variegato che fornisce un’ampia prospettiva della produzione di Alvaro, e come tale risulta molto utile anche con dieci anni “sul groppone”. Difatti, il libro si rivela un importante strumento di approfondimento per gli studenti universitari, a cui è in primo luogo indirizzato, ma è anche una fonte di conoscenza e curiosità per chiunque.
Pur soffermandosi particolarmente sull’analisi delle varie opere, l’autore non manca di illustrare il contesto storico in cui esse si collocano e di inserire riferimenti sulla formazione e vicenda personale dello scrittore. Numerose le citazioni che impreziosiscono il volume e calano chi legge nell’atmosfera alvariana. Tante così, capitolo dopo capitolo, le rivelazioni e le inaspettate scoperte.

Scritti e personaggi alvariani
Se Corrado nacque come poeta e sollevò – fin dalle composizioni pubblicate sulla rivista Riviera Ligure e dalla raccolta Poesie grigioverdi –consensi tra il pubblico e i recensori, è con l’approdo alla narrativa che diede maggior prova della sua vena e lasciò il segno.
Nei suoi racconti infanzia e memoria si fondono; campagna e città sono posti in continuo rapporto dialettico, l’una con la sua naturalezza e semplicità, l’altra con le sue comodità e il suo progresso. I cardini della sua produzione sono ancorati alle piaghe della propria regione, spesso comuni all’intera società, dall’arretratezza all’emigrazione, dal desiderio di giustizia all’onore, affrontate sempre con avvedutezza storica e senso critico. Vi si ritrovano osservazioni e riflessioni, molte delle quali ancora assai attuali.
I profumi e i sapori della campagna, le immagini delle sua infanzia, gelosamente custoditi e preservati intatti nel corso del tempo, nonostante la lunga lontananza, pervadono le sue opere. Tutto ciò rappresenta un perpetuo contrasto tra la vita conosciuta da bambino, per le strade di San Luca, dove era nato, e quella nuova civiltà che aveva scoperto in città.
Come scrive l’autore, «nelle sue mani la parola si trasforma in suono, in battuta di un ritmo musicale, o in simbolo dietro cui appare un mondo nascosto che allo scrittore parla un linguaggio quasi familiare». Reina fa incontrare, uno dopo l’altro, i suoi personaggi, con le loro storie differenti ed i loro caratteri inconfondibili, egregiamente incastonati nella monografia.
Procopio, con la sua onestà e fiducia nella giustizia, in Piedi nudi, vaga di stazione in stazione nella speranza di giungere gratuitamente a Papasido, dopo aver perso la casa a causa del terremoto.
Benedetto di Gente in Aspromonte, destinato al seminario e al sacerdozio, simboleggia il desiderio di rivincita di una popolazione umile ed oppressa.
Geltrude Bauer, indipendente e moderna protagonista femminile di Solitudine, sconvolge i sentimenti di Stefano Agri, meridionale a Berlino. Sebastiano Babe di L’ uomo del labirinto, pubblicato a puntate nel 1922 su Lo Spettatore, incarna la condizione di incertezza e mediocrità della società dell’immediato Dopoguerra.
Il personaggio di La siepe e l’orto, Nicola Giambacua, «sagrestano tutti i giorni, barbiere la domenica, salassatore, medico delle api, dentista, becchino e custode del camposanto», è costretto a vivere in un cimitero solitario.

Tante scoperte e curiosità
Alvaro, che studiava le opere dei calabresi più illustri – tra cui Tommaso Campanella, Leonzio Pilato e Bernardino Telesio –, divenne, realizzando il progetto del padre, uno dei primi emigranti intellettuali del suo paese, in una terra in cui la cultura, come ebbe a dire lui stesso, va impoverendosi e non si cerca nella scuola che un mezzo per ottenere un diploma e di conseguenza un posto, con l’unico fine di avanzare nella scala sociale e mutare condizione, costante aspirazione del popolo calabrese.
Si apprende dal testo lo scrupoloso metodo di lavoro di Alvaro che sottoponeva i suoi scritti a numerose modifiche, a frequenti tagli, a volte a vere e proprie riscritture, fondendo in un tutt’uno sue esperienze ed impressioni, appunti e pagine di diario. Redigeva la prima stesura a mano che poi batteva a macchina, più e più volte, in versioni differenti, in un instancabile processo di perfezionamento.
Leggendo Corrado Alvaro. Itinerario di uno scrittore si nota anche che i suoi romanzi principiano frequentemente con un cambiamento d’ambiente, che può essere un’evasione, una fuga, un ritorno o un trasferimento, così come L’ uomo forte che inizia con il rientro al paese natale dell’ingegner Dale. La fuga, in particolare, incarna un episodio personale della sua gioventù, in realtà mai ben chiarito, e cioè l’espulsione dal collegio gesuita di Mondragone per indegnità morale.
Assai interessante è approfondire il rapporto dello scrittore con il fascismo, per il quale non ebbe mai simpatia. La sua ostilità, infatti, non tardò a manifestarsi se pur attraverso forme allusive e simboliche, per mezzo di aforismi e della satira morale, così come fecero molti altri letterati, costretti ad interpretare la realtà attraverso il filtro dell’allegoria e ironia. Aderì all’Unione nazionale delle forze liberali e democratiche e firmò il Manifesto degli intellettuali antifascisti, diventando pertanto un vero e proprio oppositore agli occhi del regime.
All’improvviso, però, dopo che gli erano state vietate collaborazioni giornalistiche, che gli venne dato ordine di sottacere, che gli fosse stato attribuito il Premio “La Stampa” e che fu impedito di assegnargli il Premio della “Fiera letteraria”, inaspettatamente, Mussolini cambiò idea nei suoi confronti. La simpatia del Duce era dovuta alla fortuna di Gente in Aspromonte. Alvaro non ne approfittò, il suo esclusivo intento era quello di salvaguardare la sua dignità di uomo, «per passare senza viltà da tanti anni di prova, passare senza viltà davanti a me stesso, per potermi guardare, ed essere libero del mio ingegno e del mio spirito», come dichiarò in Ultimo diario.

Meridionale, povero, scrittore...

Il lettore, dopo ogni pagina di Corrado Alvaro. Itinerario di uno scrittore, sente crescere sempre più il desiderio di leggere gli scritti dell’intellettuale calabrese per conoscere meglio le storie che immortalò e i personaggi che creò, rendendo onore alla sua persona e alla sua sensibilità. Lui che affermava: «Dicevo che è anche troppo quello che sono riuscito a combinare con tutti gli inconvenienti con cui sono partito: meridionale, povero, scrittore», è diventato simbolo del tanto agognato riscatto di un popolo avvilito e della meritata redenzione di una terra mortificata.
Il libro di Reina rende meritatamente giustizia a un calabrese che ha saputo farsi conoscere grazie alla genuinità delle sue parole e che oggi, a cinquant’anni dalla sua morte, acquista ulteriore importanza e si carica di novello significato. Questo testo ha ancora il merito di rinvigorire l’interesse su chi è riuscito con la sua scorrevole penna a lasciare un rilevante segno nella letteratura italiana e non solo regionale...

Carolina Leonetti

C. L., studentessa di Scienze giuridiche, è - tra l'altro - coordinatrice della rivista www.scriptamanent.net. È autrice di numerosi testi d'argomento giuridico, letterario e poetico.

(direfarescrivere, anno II, n. 8, ottobre 2006)
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