Anno XX, n. 225
novembre 2024
 
Questioni di editoria
L’arte dello scrivere,
istruzioni per l’uso
Da Boopen Led un manuale
di “sopravvivenza” per scrittori
di Angela Galloro
Il libro che presentiamo è un manuale che si propone di spiegare, in modo ironico e professionale, gli aspetti teorici e pratici delle tecniche di scrittura. Capita, infatti, che quando ci accingiamo a scrivere, la “sindrome del foglio bianco” sia in agguato, pronta a risucchiarci nelle sue spire. Tutti riconoscono la diagnosi già pochi minuti dopo aver aperto il quaderno degli appunti o un foglio Word, ma nessuno è in grado di trovarne le cause e risolvere il problema.
Un “senso di vuoto” che, a volte, non dipende dallo scrittore. Chi si trova con il foglio nel proprio raggio visivo con lo scopo di riempirlo nel più breve tempo possibile, inizia questa missione con entusiasmo, spirito di sacrificio e, soprattutto, con un fiume di idee che fuoriesce dagli argini della mente e che quasi non gli permette di pensare ad altro.
Come per magia, alla vista del foglio, questo fiume si prosciuga lasciando spazio al “nulla” di cui parla il nostro testo.
Il Blocco dello scrittore. Tecniche d’assalto al foglio bianco (Boopen Led, pp. 110, € 4,00) è un propositivo libretto che agisce con la “terapia d’urto”. Si tratta di un vero e proprio bloc-notes, dove leggere suggerimenti utili contro il blocco che ci assale quando scriviamo e su cui annotare i risultati della “cura”.

«Scrivere non è una professione, ma una vocazione all’infelicità»
Il libro si apre proprio con questa citazione di Georges Simenon, che sottolinea il paradosso della scrittura. Quella proposta è una pratica comunissima, il cui insegnamento risale ai primi anni di vita del bambino, eppure la scrittura, quella “buona”, quella a regola d’arte, è considerata un obiettivo raro da raggiungere anche per i professionisti, dal momento che il blocco non risparmia neanche loro.
Sin dalla copertina il blocco guarda arcigno il lettore, lo scuote, vuole renderlo parte attiva dei suoi insegnamenti e, per questo motivo, in fondo a ogni capitolo, troviamo un esercizio pratico da svolgere, sempre più difficile e insolito man mano che si arriva verso la fine. Non esistono trucchi: esiste solo il talento mescolato a una serie di artifici presi in prestito dai grandi che popolano l’olimpo letterario. Sono d’aiuto buon senso, concentrazione, un immenso spirito di osservazione da rielaborare con la fantasia, come nel caso della scrittura creativa, e una buona dose di libertà e leggerezza. È il blocco stesso a suggerirci di scrivere “gettandogli addosso”, a caso, tutto quello che ci passa per la mente, perché «qualcosa di buono uscirà fuori».
Il Blocco dello scrittore, ideato e costruito sulla base dei corsi di scrittura di Aldo Putignano e curato da Ugo Ciaccio e Ada Natale, è un pratico strumento che all’occasione è possibile portare con sé, che si rivolge al lettore e allo scrittore, identificati totalmente nello stesso soggetto (come sempre dovrebbe essere), in modo da sviluppare una buona autocritica e un’adeguata professionalità. Il libro non suggerisce argomenti, ma dà utili consigli su dove trovarli, mentre da un punto di vista prettamente tecnico costituisce un perfetto vademecum per chiunque voglia cimentarsi in questo campo.

La mancanza di idee
Il problema più difficile di tutti, e forse la fonte primaria del blocco dello scrittore, è l’idea iniziale da cui partire per l’introduzione dell’argomento del testo. Catone, oratore latino, scriveva: «rem tene, verba sequentur», cioè «tieni ben saldo il contenuto, le parole seguiranno».
Funziona proprio così: se si hanno le idee chiare, riusciremo ovviamente a elaborare parole altrettanto chiare che le spieghino. Ma se anche la storia dovesse costruirsi “da sola”, pagina dopo pagina, non dispiacerebbe a nessuno. L’incipit, in ogni caso, è il drammatico momento che riesce a far tremare anche i più collaudati professionisti.
Per questo motivo il manuale pone il problema proprio nelle prime pagine, consigliando al lettore di uscire e guardarsi intorno, di studiare la gente, osservare gli oggetti che “parlano”, secondo il principio per cui ogni cosa o persona, anche sconosciuta, ha qualcosa da raccontare all’attento scrutatore. Al limite, se questo non dovesse bastare, si può far ruotare tutta una storia intorno a una parola, metterla all’inizio e partire da lì.

Imparare l’arte
Superati quindi i problemi che riguardano “cosa” scrivere, è necessario concentrarsi sul “come” scrivere, che costituisce una caratteristica importante di ogni opera compiuta. Così i suggerimenti del libro diventano utilissimi e anche abbastanza rigidi e scolastici, quando serve. Elementare esempio di quanto appena affermato è la sempre valida regola di non divagare dall’idea principale della storia per non confondere il lettore e rendere la sua lettura davvero piacevole.
Il libro, con il suo linguaggio confidenziale e il tono sarcastico e “vivace”, ci conduce a comprendere l’intera struttura di un testo passando attraverso le “cinque W”, la costruzione di un incipit che entri già nel vivo della storia, il raggiungimento della suspence, la fabula, l’intreccio, le figure retoriche e come e quando queste vadano utilizzate, ossia in modo spontaneo e naturale, non forzato, come se il testo si fosse trasposto in maniera già perfetta dalla mente dello scrittore alla carta. Tra personaggi, descrizioni, dialoghi e ambientazioni nessun dettaglio è lasciato al caso: elementi come il prologo e l’epilogo suonano come “decorativi”, delle rifiniture non necessarie ma gradite al lettore, mentre la scelta del punto di vista e dell’impostazione in prima o in terza persona costituiscono gli aspetti importanti di una storia.
È utile, per lo scrittore, dotarsi di strumenti come la digressione, la descrizione, il flashback e il flashforward che, se usati correttamente, hanno il potere di catapultare il lettore da una parte all’altra della storia e tenerlo così incollato al racconto dalla prima all’ultima pagina.

Un occhio di riguardo per gli addetti ai lavori
In appendice al testo troviamo un capitolo dedicato ai «consigli editoriali». Qui, chi ha un po’ di esperienza ma non troppa, trova delle utili indicazioni su come revisionare e pubblicare una storia, specifiche tecniche che il testo deve avere (non tutti sanno, ad esempio, che una cartella editoriale corrisponde a 1.800 battute per pagina, spazi inclusi) e, infine, quell’atteggiamento di umiltà e autocritica che rifinisce il lavoro e che tutela da eventuali delusioni (che avvengono non solo e non tanto per la cattiva qualità del testo quanto, a volte, a causa dell’errata scelta della casa editrice).
Insomma, l’idea della Boopen Led di insegnare a scrivere, o quanto meno a perfezionarne la tecnica, raggiunge esattamente il suo scopo grazie anche alle citazioni letterarie sulla scrittura stessa presenti in ogni pagina del libro, agli esercizi divisi per argomento e, non per ultima, alla corposa bibliografia raggruppata per generi letterari. Perché il perfetto scrittore è sempre, innanzitutto, un perfetto lettore.

Angela Galloro

(direfarescrivere, anno VII, n. 71, novembre 2011)
 
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