Ventitré esperti per un volume,
da edizioni Sylvestre Bonnard
di Luciana Rossi
Stabilire in maniera esatta e definitiva dove inizia e dove finisce il Paratesto di un libro non è affatto immediato. Qualificante, eppure sfuggente alle definizioni, questo apparato – con i suoi diversi componenti di Peritesto ed Epitesto – si colloca su un confine sfumato: materialmente, con riferimento ai supporti, può spaziare da un logo sulla copertina di un libro alla presenza di un testo in un database, magari di una libreria on line; può localizzarsi nelle pagine del volume che abbiamo in mano o spingersi alla recensione pubblicata su un quotidiano in un’altra nazione o, grazie al web, allo schermo di un qualunque fruitore della rete in qualsiasi parte del mondo. Dal punto di vista degli elementi che lo costituiscono, può abbracciare un campo che si estende dalla forza comunicativa implicita nella scelta di un certo carattere di testo, fino all’impianto grafico della copertina, alle caratteristiche del supporto, perfino al prezzo del libro e alle scelte editoriali che scaturiscono dal momento culturale, sociale e storico, nazionale e internazionale di un’epoca.
Non a caso, il “padre” del termine Paratesto, il critico letterario francese Gérard Genette, intitolava nel 1987 Seuils – titolo che traduciamo in “Soglie” – la sua opera dedicata a questo tema [1].
Per i motivi su esposti, un discorso sul Paratesto può essere trattato in una varietà molto ampia di modi: abbiamo già affrontato nella nostra rivista una lettura più “tecnica” e finalizzata a un uso consapevole ed efficace dei suoi diversi elementi costitutivi da parte di un redattore editoriale, con due articoli a firma di Fulvio Mazza ed Elisa Calabrò apparsi in questa stessa rubrica (www.bottegaeditoriale.it/questionedistile.asp?id=69 e www.bottegaeditoriale.it/questionedistile.asp?id=70). Una diversa prospettiva – meno tecnica e più “enciclopedica”, come vedremo – la fornisce il testo che presentiamo, Il paratesto (Sylvestre Bonnard, pp. 224, € 17,00), a cura di Cristina Demaria, ricercatrice di Filosofia e Teoria dei linguaggi presso l’Università di Bologna “Alma mater studiorum”, e Riccardo Fedriga, ricercatore di Storia della Filosofia medievale e vicedirettore del Master in editoria cartacea e multimediale, presso la stessa università. Nella mirata Introduzione dei curatori, il Paratesto viene inquadrato in un’analisi di ampio respiro con particolare riguardo anche ai contesti storici, socioculturali e tecnologici che hanno fatto e fanno la Storia del libro e rendono il libro un elemento della Storia.
La collana Universo libro: caratteristiche e obiettivi
L’ideazione e la struttura di questo testo fanno parte di un preciso progetto editoriale della Sylvestre Bonnard, che si concretizza nella collana Universo Libro, rivolta – come recita la quarta di copertina – «ai bibliofili e ai collezionisti, che potranno disporre di agili monografie introduttive alla conoscenza specifica di ciascuna delle molteplici realtà che hanno sostanziato e sostanziano la vicenda storica del libro; ai lettori più generalmente interessati alla storia della cultura, della quale la storia del libro costituisce un fondamentale e ancora poco studiato momento; e, in modo speciale, agli studenti delle facoltà universitarie e delle scuole in cui hanno un posto gli studi bibliologici.»
L’organizzazione interna di ogni volume della collana prevede: un’Introduzione «affidata a uno studioso di chiara fama» che ha il compito di inquadrare il tema del volume in un contesto più ampio; il vero e proprio corpo del libro costituito da diverse voci, ciascuna firmata da uno studioso o specialista della materia; una ricca Bibliografia, nel caso di questo libro suddivisa in «aree di studio» e, laddove applicabile, un Apparato iconografico.
L’obiettivo è fornire, tramite il singolo volume, «un utile strumento di studio e di ricerca» e, tramite la collana nel suo insieme, «una vera e propria enciclopedia tascabile della storia e delle arti del libro».
Citiamo, per dare un’idea, alcuni altri titoli della stessa: La biblioteca, a cura di Carla Di Carlo; Il libro scientifico, con Introduzione di Maurizio Mamiani; Il mondo in un libro, a cura di Giulio Carnazzi e Riccardo Fedriga e Libro e censure, a cura di Federico Barbierato.
I tanti volti del Paratesto
Il Paratesto è còlto in questo libro in un’accezione molto estesa, che include tutto «ciò che fa di un testo un oggetto materiale», tutto ciò – potremmo dire – che serve a rendere fruibile in forma di libro, configurare, descrivere e presentare al lettore il testo, e con esso l’ideologia o l’idea dell’autore che sta dietro di esso. Come tale, il Paratesto è costituito da elementi a loro volta “testuali” (titolo, note, Prefazione, ecc.), “visivi” (illustrazioni, copertina, impostazione grafica dell’insieme del libro, ecc.) e anche “fattuali”, cioè tutti quei «fatti o eventi la cui semplice occorrenza ha comunque incidenza sulla ricezione dell’opera» (notizie sull’autore, conferimento di premi letterari o quant’altro).
Per quanto riguarda la sua collocazione, il Paratesto si distingue in Peritesto, l’insieme di elementi paratestuali ubicati nell’ambito fisico del libro stesso, ed Epitesto, cioè tutte le informazioni inerenti il libro affidate, ad esempio, ai mezzi di comunicazione e che introducono, commentano o comunque accompagnano il libro (recensioni, interviste all’autore, ecc.). Viene inoltre citato un Epitesto “privato”, che comprenderebbe tutte quelle informazioni sorte in ambiti privati (lettere, diari, ecc.) che riguardano il testo e che, quando conosciute, possono fornire al lettore ulteriori interpretazioni su di esso.
Ogni elemento distinto porta con sé una ragion d’essere specifica, un suo ruolo e una sua funzione particolare.
Basti pensare al “genere letterario”, un’annotazione semplicissima che diamo quasi per scontata, e che invece è molto importante perché suggella fin dal primo momento un patto con i lettori; un «patto finzionale» nel caso ad esempio di un romanzo, un «patto di verità», al contrario, nel caso dei saggi.
O, per citare un caso più complesso, il formato del libro, un vero e proprio progetto che coinvolge anche designer, grafici, esperti di comunicazione e che, oltre ad attrarre il lettore, può a volte trasmettergli una vera e propria “presa di posizione” della casa editrice, come nel caso illustrato dai curatori nell’Introduzione: «un episodio esemplare di strategia editoriale basata sul paratesto, che ha visto un felice incontro tra intenzioni autoriali e strategie editoriali, rivolta in maniera esplicita al pubblico dei lettori, è il caso del romanzo La storia, pubblicato da Einaudi nel 1974 direttamente nella collana tascabile degli “Struzzi”. Elsa Morante, desiderando che il messaggio del libro, “la Storia è uno scandalo che dura da diecimila anni” raggiungesse il maggior numero di lettori, utilizzò di concerto con l’editore l’intero apparato paratestuale (a partire dalla scelta di pubblicare la prima edizione in economica [...]) per ottenere tale scopo».
Altre volte, il Paratesto si fa garante rispetto al lettore di certi requisiti di qualità, come nel caso, ad esempio, dell’annotazione di appartenenza a una collana.
Soglie, dunque: in sintesi, il Paratesto rappresenta per il lettore la via d’accesso al libro, per il libro la via d’accesso al lettore.
Sì, perché un libro presume un certo tipo di lettore e, così facendo, “fotografa” una fetta di mondo − il suo target – e, in trasparenza, riflette le abitudini culturali di un’epoca e la percezione che l’ambito socioculturale di un periodo storico o di un luogo ha del libro.
Il Paratesto, dunque, abita e allo stesso tempo identifica quella zona di mediazione sottesa tra il discorso dell’autore, le strategie editoriali rivolte al mercato, le abitudini culturali di lettura condivise, le attitudini del singolo lettore.
È questo che fa del libro un oggetto culturale «versatile, maneggevole, riproducibile», posto in bilico tra l’autore, le necessità della produzione e gli usi e consumi dei fruitori (le pratiche di lettura).
È affascinante seguire il Paratesto attraverso la sua trasformazione diacronica, dalle lettere dedicatorie del ’500, come quella de Il principe di Niccolò Machiavelli, citata nel testo, fino ai giorni nostri, in cui è diventato sempre più snello, “mediatico”, con un grande uso di fascette e blurb (un discorso elogiativo sul libro o sull’autore – promotional statement – che può collocarsi ovunque sulla copertina o sulla fascetta), e verso il futuro, mentre il Peritesto e l’Epitesto si estendono fino all’ipertesto, laddove l’informazione consiste in un link sul web che immette in una rete di connessioni trasversali, in qualche modo riconducibili al testo.
Una sinergia tra professionisti
Il valore di questo volume, e degli altri della collana, sta quindi nell’approfondimento che porta a riflettere sui temi presentati e nello spessore e nel prestigio degli autori che partecipano alla sua redazione. Un pregio ulteriore sta nella pluralità di voci che di per sé arricchisce di approfondimenti e di prospettive diversificate la spiegazione dell’argomento.
I testi in esso presenti sono frutto della collaborazione di ben ventitré autori, tra i quali, oltre ai già citati curatori che hanno trattato, ad esempio, la voce “editing” (Fedriga) o “testo” (Demaria), troviamo – per citarne solo alcuni – Daniele Baroni, architetto, grafico e designer, a cui sono affidate, tra le altre, le voci “layout” e “lettering”; Gianfranco Tortorelli, ricercatore di Archivistica, Bibliografia e Biblioteconomia presso l’Università di Bologna “Alma mater studiorum”, che ha curato, tra le altre, la voce “editore”; Francesca Stignani, traduttrice, editor e redattrice, per la voce “copertina”; Marco Polillo, presidente dell’Associazione italiana editori dal 2009, scrittore ed editore egli stesso, che ha curato la voce “editoria”; Ruggero Ragonese, docente di Semiotica presso l’Università degli studi di Milano, ad esempio per le voci “genere” e “didascalia”.
Una curiosità: perfino il “lettore”, con una voce dedicata (sempre a cura di Ragonese), entra a far parte dell’orbita del Paratesto, non solo con riferimento alle pratiche di lettura condivise, ma anche perché la lettura è considerata un «atto di produzione di senso» che quindi, in qualche modo, ridefinisce idealmente un testo nuovo e diverso a partire da quello stampato, mediandolo attraverso la percezione del lettore.
Luciana Rossi
[1] - Gérard Genette, Seuils (Seuil, Parigi, 1987), trad. it. a cura di Camilla Maria Cederna, Soglie. I dintorni del testo (Einaudi, Torino, 1989).