Avevo già saputo del “Corso per redattore di casa editrice” organizzato da Bottega editoriale, per il semplice fatto che sono iscritta, come a tante altre, alla loro mailing list (un po’ d’inglese è sempre utile per fare bella figura e, detto molto “confidenzialmente” tra noi, facendo ricorso alle espressioni di recente conio del “molleggiato” più amato d’Italia, mailing list è rock, “indirizzario”, termine che in alternativa avrei potuto utilizzare, è lento).
È stato così che tra le varie mail che mi arrivano da altre fonti web (non mi sovviene in questo momento come altrimenti definirle, per cui accontentatevi di questo mio sforzo mentale) che si occupano di giornalismo e di libri, stavolta, pervasa dal sacro fuoco dell’amore per la scrittura e alla ricerca di emozioni forti, in pochi giorni mi sono imposta: «ci vado».
Dopo qualche breve colloquio telefonico con il dottor Mazza (ne ho già tanto sentito parlare, come di una persona molto, molto precisa), gli sottopongo il mio dilemma: «A Reggio [è la città nella quale si svolge il corso, Nda] ci verrei, ma se finiamo alle 19.30, a casa come torno? Intendo per esser lì, in orario, il giorno dopo e dormire almeno cinque ore a notte?».
E sì, perché è sempre bene porsele queste domande quando si ha a che fare con i mezzi di trasporto pubblico e la distanza da percorrere non è di poco conto. Non che la circostanza e la mia necessità di sonno ristoratore potessero interessargli più di tanto, ma un ostacolo si frapponeva tra me ed il corso…
«Non si preoccupi, abbiamo provveduto anche a questo: l’aspettiamo», replica dall’altro capo del telefono, gioviale e cordialissimo, il dottor Mazza.
Mi ha convinta.
Così, eccomi al primo giorno di lezione, è venerdì 19 ottobre 2007, me lo ripeto per scolpire la data nella memoria, dopo aver lasciato il mio caro paesello sulla collina mi ritrovo, rapita dalla vista del mare e dalle onde, sul treno che da Soverato, dove ha fatto fermata, mi porterà alla stazione di Reggio centrale. Da lì un servizio “navetta” condurrà me ed i miei colleghi presso la sede deputata ad ospitare il corso.
Il mio sogno sta per diventare realtà!
Finalmente potrò sapere di più del mondo dei libri, di editing e contratti, senza tormentare chiunque possa aggiungere qualcosa al mio bagaglio di conoscenze ancora da riempire. Senza contare che potrò discutere di scrittura, con altri “folli” appassionati come me, senza angustiare parenti e amici con la lettura di qualsiasi componimento o delirio che sfugga dalla mia mente.
È pure giusto che un giorno per loro si concluda questo supplizio. Forse per questo mi hanno incoraggiata in questa mia nuova avventura, quale altruismo! Va bene comunque, hanno già dato tanto, tanto, tanto.
Arrivo a Reggio Calabria
Capolinea, ragazzi si scende. Puntualissimo, le cose positive è bello metterle in evidenza, nel primo pomeriggio il rapido giunge nella città calabrese dello Stretto.
Tra borsone, borsa, portatile e ombrello, tipo polipo, o se volete somaro carico, guadagno l’uscita, non prima però di essere stata bloccata da una robusta signora con la richiesta di cinque euro per riuscire ad acquistare il biglietto che la porterà in una località del Nord dove deve raggiungere una sua parente.
«Si vede dagli occhi che è una persona buona», mi esorta.
Questa è la mia fregatura! «Va bene − le faccio osservare − che sono buona, ma cinque euro, signora, c’è crisi! Uno gliene posso dare».
Ringrazia e io mi dileguo.
Fuori dalla stazione sotto la pioggia, cadente leggera e fitta fitta, avvisto un’altra giovin donzella, stracarica come me con valigetta e computer, segno identificativo inequivocabile, nel suo sfidare l’acqua e il vento, di dover essere per forza lì per un ben determinato motivo.
«Aspetti quelli di Bottega editoriale?» mi lancio.
«Sì, allora immagino anche tu» ribatte.
Non si sa come, si materializzano altre due corsiste, loro arrivano da Catania, sono due amiche. Un’altra siciliana arriva senza fardelli da trascinare “seco”, la cosa ci lascia perplesse, più tardi scopriremo che si tratta della nostra tutor, Martina Chessari. Continua a piovere, gentile gentile, ma sempre acqua cade! Dove sarà il servizio “navetta”? Si saranno dimenticati di noi? Qualche minuto di attesa e il dottor Mazza appare assieme all’altra tutor Clementina Gatto, con il suo poderoso fuoristrada, di colore amaranto (avvertenze per il lettore: le indicazioni di modelli e colori vanno presi con beneficio d’inventario: uno perché pioveva e l’esigenza primaria era mettersi all’asciutto, non ultimo perché di auto non ne capisco niente).
Borsoni, valigette e quant’altro ringraziando Dio ci vanno. Lo segue un altro giovane automunito dall’anima pia, mandato dall’editore di “Città del Sole” che ci accompagna presso la nuova location che ospiterà il corso, il Piccolo auditorium “Lamberti Castronuovo”. Secondo obiettivo raggiunto.
Presentazioni
Una fanciulla sorridente esce dal portone dell’edificio e si accinge ad aiutare a scaricare lo strazeppo fuoristrada del dottor Mazza: è Annalisa Pontieri, dello staff di Bottega editoriale; quante volte leggendo i suoi articoli mi sono chiesta come potesse essere e ora eccola qui, giovane e graziosa, come le tutor Clementina e Martina. Anche loro sono intente a portare scatoloni dalla strada nell’auditorium, ma non erano gli uomini a dover attendere a queste faccende? Per la verità in giro non ne vedo, oltre al già citato dottor Mazza.
Durante l’appello, nella sala, scopro che iscritto al corso c’è solo un ragazzo, tale Alessandro, da Reggio con furore. Quel rappresentante del sesso forte, dico “uno”, ci costringe, in base alle regole del nostro lessico, a parlare di corsisti e non di corsiste, quanto agli aspiranti redattori.
Vedi tu, potevamo registrare un primato. Aleeessaaaandro perché ti sei iscritto?!
Va bene, una volta che ci sei rimani, alla fine del corso un gelato per tutte, poiché però sarà gennaio e la temperatura non lo consiglia, se vuoi facciamo una pizza!
Arriva il momento tanto temuto: le presentazioni, molti di noi sono assaliti dall’ansia.
«Ok, a chi sono ci arrivo, a che cosa faccio ci vuole un po’ d’impegno, al perché sono qui il discorso si fa più difficile. Coraggio!».
La maggior parte sono laureate di primo livello in Scienze dell’Informazione, parlo al femminile perché Alessandro lo è in Scienze politiche, almeno così ho capito e lo tiro fuori dalle statistiche.
C’è chi proviene da Lettere, Lingue e Giurisprudenza. Se ho dimenticato qualcuno, sto parlando in generale e ho avuto una giornata intensa, perdonatemi!
Ci viene chiesto da dove abbiamo attinto la notizia dello svolgersi del corso, se da giornali (è stato il mezzo prevalente), internet, attraverso il passaparola, manifesti affissi ai supermarket (l’unica risposta sui generis); sfere di cristallo e voci dell’aldilà, per il momento, non ne ha indicato nessuno…
Prima di noi in realtà si presenta il dottor Mazza, “dal nome bellissimo, Fulvio”, in realtà non lo dice del suo, ma lo evidenzia per un’omonima corsista.
Con tono serio, non si può sempre scherzare, esclama: «il passato è il mio futuro!», ci fa vedere dei volumi che ha curato (e che cura tuttora) e ai quali ha lavorato col suo staff e della cosa ci convince. Questo slogan me lo devo annotare, mi piace.
Editoria e “pecore da tosare”
Si entra nel vivo dei lavori. La lezione si articola attraverso l’illustrazione dell’organigramma di una casa editrice, o meglio l’espressione appropriata è un’azienda editoriale. Sì, perché è opportuno abbandonare l’immagine della dorata fabbrica dei sogni e inquadrare la casa editrice nella dimensione di un’impresa che si confronta con il mercato, che ha dipendenti e che per funzionare ha bisogno di guadagni. Da qui segue l’analisi della figura dell’editore e prima di lui, della proprietà dell’azienda casa editrice; il ruolo del comitato scientifico, quello centrale del direttore editoriale; dei consulenti del marketing e della redazione, con la sua mole di lavoro da assolvere, come vedremo più tardi, rapportandosi con il direttore editoriale e l’autore. Si parla di relazioni esterne, eventi e stampa, di contratti e “pecore da tosare”. All’udire tale espressione Annalisa fa un balzo. Cosa c’entra questa metafora dal richiamo agreste-pastorale con il settore dell’editoria? C’entra, c’entra. Il mondo delle favole è stato invaso dalle streghe, solo Harry Potter può fare qualcosa, il Gatto con gli stivali ormai è passato. Molti di noi hanno avuto la stessa reazione di quando da piccoli hanno scoperto che Babbo Natale non esiste. Poi ci siamo ripresi quando, data la circostanza, ne abbiamo dedotto che la Befana allora non poteva essere la moglie, meglio per lui!
L’esortazione del dottor Mazza è di rispettare un’etica, ma di cercare di essere concreti, accorti, per meglio rapportarci con la realtà. Prosegue la spiegazione con l’iter costitutivo del libro, dall’arrivo del file Word all’editore (l’avvento della tecnologia, inutile dire, ha avuto giustamente il suo peso), alla prima valutazione del direttore editoriale, al contributo del referee, allo studio del marketing, il libro mezzo divulgativo di cultura, è anche un prodotto. Le porte di un mondo affascinante si stanno schiudendo innanzi a noi! E ancora direttore editoriale, correzione delle bozze, contratto, redazione, grafica, composizione testi, copertine, controcopertine. Le domande dei frequentanti sono numerose, a fiume e il dottor Mazza, “dal nome bellissimo Fulvio”, risponde con invidiabile e certosina pazienza. Tante curiosità trovano soddisfacimento. Si va avanti con l’illustrazione dell’iter costitutivo, passando per ufficio commerciale, schede di distribuzione, librerie, ufficio stampa e web, bozze, visto dell’autore, cianografica, visto della redazione, fino a quando la piccola creatura dal cuore pulsante di carta, non vede la luce.
Per la cronaca io e Tiziana, Maria Paola e Teresa, vale a dire altre tre ragazze del corso, il dottor Mazza, Annalisa e Clementina ci ritroviamo nello stesso B&b dove alloggiamo per ovviare ai problemi di viaggio, ma questa storia la racconterò un’altra volta… Attendo per verificare se sarò ancora tra le allieve, chiedo scusa mi correggo, tra gli allievi del corso, dopo questa!
Maria Patrizia Sanzo
(direfarescrivere, anno IV, n. 25, gennaio 2008)
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