L’estate sta finendo – come cantavano i Righeira – e non ha mai fatto tanto caldo.
In data astrale 26 agosto 2007 si sprecano i sudori. Per fortuna uno dei luoghi prediletti da Bottega editoriale per i suoi conclave è il sempre ridente paese della Presila catanzarese, Decollatura.
Organizzata e precisa come un generale prussiano, riesco a rispettare la mia tabella di marcia e a presentarmi puntuale davanti ai cancelli dell’agriturismo “La Vecchia Fattoria” per questa reunion tra i vari componenti e collaboratori delle diverse redazioni di Bottega e i corsisti dell’ultim’ora, cioè quelli del corso intensivo di “Redattore di casa editrice” che si è tenuto, sempre a Decollatura, dal 19 al 29 giugno scorso.
Mi presento col kit che ci è stato consigliato per l’occasione: costume da bagno, asciugamano, ricambi vari, crema solare, cuffia da bagno per la piscina… aspetta…
no, caspita, l’ho dimenticata, vabbé me ne daranno una all’agriturismo.
Fratello, dove sei?
Arrivo e il primo viso che ritrovo è quello di Francesca Rinaldi, corsista e attualmente stagista/vittima del “mega-direttore-generale” dott. Fulvio Mazza, nonché cara amica che ho conosciuto durante il corso sopra citato.
In realtà Francesca è anche un’infiltrata, per conto della sottoscritta, in cerca di informazioni, gossip, magagne, scoop e quant’altro sul corso pratico e sul futuro stage finale.
Ci appartiamo, occhiali da sole per non far filtrare le nostre intenzioni, e le chiedo rapporto su quanto captato durante il corso pratico iniziato ai primi di agosto.
- Bello, dovresti farlo pure tu ’sto stage – mi dice cogliendomi alla sprovvista.
- Cooosa? – mi tolgo gli occhiali da sole in un gesto di meraviglia e sorpresa.
- E i nostri propositi di denigrare il Mazza? E il nostro piano diabolico per fare il servizio giornalistico dell’anno? Che ti hanno fatto? Pagato? Corrotto? Drogato? Sedotto?
- No, è utile e interessante, sto lavorando sul serio e imparando le cose sul campo, quando c’è davvero da fare, da rispettare scadenze e da dare conto agli altri – mi dice Francesca serena, senza battere ciglio.
- Va bene, chiaro, ma qualche errore, un passo falso, lo avranno commesso ogni tanto – ribatto incredula.
- Beh sì, ogni tanto Fulvio si incavola e magari capita che perda il controllo e si sfoghi lanciando tavole da surf.
- A-ha! Beccato! Lo possiamo incastrare, Francé, è fatta.
- Ma no. E poi lo fanno tutti. Perché, tu non tiri mai le tavole da surf quando sei nervosa? Io lo faccio sempre.
- …
- Davvero è interessante, dovresti provare.
- Va bene cara, mi vado a mettere il costume e poi ne parliamo, ché qua mi sa
che si tratta di insolazione.
Al mio rientro in costume da bagno, trovo, materializzatisi come per magia, altri colleghi-corsisti: Graziano Cristello, Ylenia Fazzio, Simona Gerace e Maurizio Noto.
Mi raccontano che sono residenti presso l’agriturismo e capisco che hanno mantenuto assidui contatti e un buon rapporto.
Inoltre Simona sta facendo, con Francesca ed Ennio, il corso pratico con stage finale (a completamento del corso tenutosi a giugno) e Ylenia collabora alla preparazione del volume su Messina per la collana Città della Sicilia del famigerato Mazza.
D’accordo, direttore, due a zero per te: hai creato un buon ambiente tra i corsisti e dato loro da fare anche dopo il corso.
Semplicemente diabolico.
Mi dispiace che non ci siano tutti gli altri corsisti-colleghi-amici-simpatizzanti che avrei avuto davvero piacere a ritrovare: Maurizio Angotti, Alessandro Casentini, Giorgio Dieni, Benoit Dos, Ennio Masneri, Laura Mazzolini, Angela Portale, Andrea Trapasso.
Fratelli, dove siete? Vabbé che siete lontani (Capo d’Orlando, Cesena, Paris!!!) ma perché ci avete abbandonato?
Ma che domande stupide mi pongo: ho le loro email e gli indirizzi e i numeri di telefono, basta alzare un solo ditino per sapere dove sono.
Otium litteratum
Nella Germania di Tacito c’è un bel capitolo sul valore sociale dell’alcol presso le popolazioni dell’Europa centrale.
In parole povere, i Germani ’mbriacavano letteralmente, durante lunghi e rumorosi banchetti, tutti coloro con cui dovevano fare qualsiasi tipo di affare, che fossero diplomatici stranieri o semplici mercanti, e ne saggiavano la sincerità sotto l’effetto dell’alcol e della convivialità.
Solo il giorno seguente a tali banchetti, dopo aver osservato e analizzato il comportamento dei commensali, prendevano una decisione da comunicare ai propri ospiti.
Nel caso nostro, invece, dato il caldo opprimente e l’umidità fastidiosa, si parla del valore sociale dell’acqua.
Quella della piscina, per l’esattezza, nella quale ci siamo tuffati quasi tutti.
Sì, perché ancora c’è gente che, pur di non indossare una cuffia da bagno o mostrarsi in costume, preferisce sudare da ogni poro della propria pelle (Carmine De Fazio, esperto di musica, spettacolo e tradizioni popolari: per ogni riccio un capriccio).
Noialtri, invece, ci immergiamo nelle fredde acque della Presila catanzarese e ivi conversiamo di stage, affari, collaborazioni, progetti.
Siamo dei Germani a mollo.
A bordo piscina ci sono i quotidiani regionali che il capo e la sua redazione consultano ogni giorno e dalla cui lettura sono scaturite parecchie discussioni cui, anche in questo giorno di relax, abbiamo assistito.
Ma tra l’acqua e gli ombrelloni si trovano anche persone divertenti: con Alessandra Morelli (che cura la rubrica “Questioni di stile” con notevole charme) e Francesca abbiamo riso un sacco insieme; quando una persona è intelligente lo si nota anche dal sense of humour che possiede.
Anche Andrea Vulpitta, stagista grafico (e non solo) di Bottega, è simpatico e guascone, e poi i creativi si sa che sono così: sorridenti e un poco matti.
Poco più in là, su un davanzale, ci sono diversi libri, dalle copertine più o meno accattivanti, che trattano vari argomenti (anche se pare che i saggi di storia e politica siano in prevalenza), e aspettano recensori come un cucciolo aspetta un padrone.
Ovunque vi siano libri, io sono felice, serena e ottimista: li sbircio, li rigiro, li annuso (Sissignore, li annuso: anche lo scrittore Andrea Camilleri pare sia un feticista dell’approccio olfattivo al libro) e, naturalmente, li leggo.
Una sola cosa ci smuove da questo luogo di sollievo e frescura, da questo perfetto stato di otium litteratum: il pranzo.
Il pranzo
Ecco, nel pranzo mi rendo conto che siamo simili ai Germani: il banchetto, infatti, sta durando molto, con differenti pause-sigaretta-ma-porto-anche-il-bicchiere-di-vino.
Essendo parecchi i commensali, ci hanno divisi in più gruppi.
Noi giovani e imberbi corsisti siamo al “tavolo dei bimbi”, dove, infatti, scarseggia il vino e abbondano acqua e coca-cola.
Meglio così, al tavolo dei redattori si sta alzando un brusio fitto e pesante sul lavoro, i contratti, le recensioni, le case editrici, i libri, e poi giornali e giornalisti – ecco diciamo che stiamo origliando giusto un tantino.
Invece tra di noi, abbronzati e vacanzieri, il cinguettio è decisamente più solare e leggero: tra una battuta e l’altra, tra sfottò e risate, ci aggiorniamo sui viaggi, i fidanzati, le prospettive e le aspettative di lavoro, le nostre speranze e i progetti per il futuro, con scaramanzia e cautela, dati anche i tempi che corrono.
Ogni tanto si unisce a cinguettare con noi anche Maria Assunta De Fazio, colorata e solare collaboratrice di Bottega editoriale, una ragazza garbata nell’aspetto e nel lavoro: anche lei si occupa, tra le altre cose, di grafica.
Un altro tavolo ancora emana, invece, un suono ritmato e cadenzato, come una marcetta mormorata tra i denti, e solo dopo un ascolto attento (e va bene continuiamo ad origliare) abbiamo capito che si tratta di “Fischia il vento urla la bufera”: il Paese non va, l’economia è in pieno collasso, questi governanti meriterebbero il “Terrore giacobino” e del ponte sullo Stretto di Messina meglio non parlarne.
Accidenti, i problemi sono davvero tanti di questi tempi ma, così, mi vanno di traverso le polpette, i funghi, le costolette di maiale, l’insalata e… il gelato.
Dopo questo pranzo luculliano ci sentiamo tutti rallentati, un poco rincretiniti e abbiamo solo desiderio di sole e riposo.
Invece no.
Il capo convoca la riunione, per tutti (e con la “panza” ancora piena), costretti a rimaner seduti a quegli stessi tavoli dove, per due ore, le nostre mandibole avevano ruminato incessantemente. Durante la riunione ho l’opportunità di osservare e conoscere altri membri di Bottega editoriale: Luigi Grisolia, direttore di direfarescrivere, rivista mensile on line di Bottega editoriale (fino a quel momento, per me, solo una firma), il quale rivela, ai miei occhi ignari,
una tendenza alla reprimenda e si è, infatti, prodotto in qualche rimbrotto a destra e a manca.
Probabilmente era solo un po’ nervoso, forse perché – ho saputo poi – aspettava notizie dall’Ordine dei giornalisti; notizie di recente arrivate e positive.
Più pacata Clementina Gatto, anzi, la dott.ssa Gatto, che, oltre a impartire lezioni di italiano per stranieri (mica pizza e fichi!), è anche un’acuta articolista di Bottega editoriale (avete letto di recente la sua recensione del libro di Luciano Petullà e Davide Borrelli, Il videofonino. Genesi e orizzonti del telefono con le immagini? A me è piaciuta molto e vi consiglio di visitare il numero di settembre 2007 di www.bottegascriptamanent.it).
Chi paga il conto?
È sempre così: il momento del conto coincide con quello dei saluti (spesso infatti c’è chi se la svigna), dei “ci sentiamo”, dei “venite a trovarmi”.
Finalmente riesco a scambiare due chiacchiere con Annalisa Pontieri, vera e propria alter ego del “Mazza” che, come se non bastasse, coordina pure i progetti di Bottega editoriale e, dulcis in fundo, ha organizzato il pranzo di cui ho, fino ad ora, parlato.
Mi dite, per favore, di cosa si nutre questa donna?
Saluto tutti, adesso che il sole è più basso e clemente, e spero in uno stage finale piacevole ed interessante, senza tavole da surf che volano, senza troppi rimbrotti, magari con la presenza di vecchie conoscenze con cui condividere, col fresco di ottobre, il lavoro e l’astio per il capo… Speriamo.
Alessia Truzzolillo
(direfarescrivere, anno III, n. 23, novembre, 2007) |