Quando un romanzo, un saggio o un testo di qualsiasi genere approda in redazione spesso può essere pieno di errori o imprecisioni di diverso tipo che lo possono rendere di difficile e sgradevole lettura. Ed è proprio a questo punto che, all’interno di una casa editrice e più in generale in un’impresa editoriale, entra in gioco il redattore di editing. Questa è una figura professionale tanto fondamentale in una redazione quanto “discreta”. Infatti è abbastanza difficile che il suo nome appaia tra le pagine cui ha lavorato; eppure, allo stesso tempo, è proprio la sua azione a rendere il libro di più facile lettura e potenzialmente pubblicabile perché da lui ripulito da imprecisioni.
L’incarico di redattore di editing viene di solito affidato ad una persona che goda di una preparazione culturale piuttosto ampia, quasi enciclopedica, di un’ottima padronanza della lingua italiana, di attenzione e precisione estrema, di una eccellente percezione visiva e velocità nella lettura. Ovviamente, sarà una persona che leggerà tantissimo così da avvicinarsi anche a quelle letture lontane dal suo modo di essere: così potrà conoscere molteplici stili che lo aiuteranno nel suo lavoro. Capacità, tutte queste, non solo molto specifiche, ma che sembrano quasi immolare tale figura sull’altare della perfezione…
Scrittori famosi quali Calvino e Pavese si sono dedicati a questa nobile e delicata attività, Pound fece l’editing a Terra desolata di T.S. Eliot mentre Scott Fitzgerald sottopose a editing la prima stesura di Il sole sorge ancora di Hemingway.
Col passare del tempo la tecnologia e l’informatica sono penetrate in quasi tutti i settori della vita lavorativa e quello che oggi chiamiamo redattore di editing non è altro che l’evoluzione del vecchio correttore di bozze, con la differenza che quest’ultimo si limita a intervenire su errori tecnici (e da questo punto di vista può ormai essere considerato alla stregua dei grafici), mentre il primo può lavorare anche sui contenuti; perciò il redattore di editing, su una scala gerarchica, si posiziona su un gradino più in alto. Egli può essere interno alla casa editrice oppure un freelance , ovvero un collaboratore esterno.
Il suo compito è sempre quello di “andare a caccia” dell’errore, di qualsiasi tipo esso sia: di battitura, di grammatica, di impaginazione, di ortografia, di punteggiatura, di sintassi, contenutistico. La sua attività prevede due azioni contrapposte: difatti da una parte il redattore deve leggere senza interpretare e quindi senza integrare, dall’altra deve farlo cercando di interpretare il messaggio dell’autore e, quando non chiaro o sbagliato a livello grafico o tipografico o ancora concettuale, correggerlo e quindi integrare.
Il lavoro con Word
Il lavoro si svolge prevalentemente in Word, uno tra i più diffusi programmi di scrittura. Questo permette di ammortizzare dei costi (in questa fase si può evitare di stampare le bozze), di risparmiare tempo e migliorare la correzione grazie all’uso di alcuni strumenti del programma stesso: ad esempio la funzione Trova può facilitare l’individuazione degli errori velocizzando quindi il lavoro. Esiste anche una funzione di correzione/revisione il cui utilizzo non è prediletto dai redattori perché la maggior parte degli scrittori non è dotato di grandi competenze informatiche.
Gli interventi sul file Word si effettuano utilizzando due tipi di colori: uno per le correzioni necessarie, come quelle degli errori tecnici (di grammatica, di battitura, di punteggiatura, ecc.) e uno per quelle opinabili consigliati all’autore e su cui questi è chiamato a decidere (interventi che, se approvati, potrebbero migliorare il testo ma che non riguardano difetti “massicci”).
Il testo in esame passerà più volte dalle mani del redattore a quelle dell’autore e, infatti, tra i due si creerà un rapporto di stretta vicinanza lavorativa che vedrà il primo dispensare consigli, proporre cambiamenti e modifiche sia da un punto di vista stilistico che – solo quando strettamente necessario – contenutistico, rispettando sempre lo stile personale dell’autore e cercando di non essere mai troppo invasivi. Le correzioni di tipo contenutistico vanno apportate solo nei casi in cui l’errore appaia macroscopico: se l’autore dice, ad esempio, che Napoleone invase la Russia con venti soldati, l’intervento del redattore sarà certamente necessario, ma se l’eventuale errore è verosimile (se, in altri termini, l’esercito di Napoleone appare proporzionato all’impresa tentata) il redattore può evitare di intervenire. Gli autori sono, legittimamente, sempre molto gelosi delle loro “creature” quindi è normale che il più delle volte siano restii ad accettare dei ritocchi sulla trama, ecc. Ma è pur vero che un bravo redattore saprà quando ci sarà inevitabilmente bisogno di apportare delle modifiche e interverrà.
Dopo il giro di correzioni in Word (un dialogo serrato tra autore e redattore), approvate infine le correzioni da parte dell’autore, il redattore manderà il testo in tipografia. Si aprirà dunque una nuova fase di lettura, quella sulle bozze cartacee, che sarà oggetto del nostro prossimo articolo.
Fulvio Mazza e Germana Luisi
Pur in uno stretto ambito di collaborazione, la stesura del primo paragrafo è da attribuirsi direttamente a Fulvio Mazza, quella del secondo direttamente a Germana Luisi
(direfarescrivere, anno III, n. 17, 1 luglio 2007) |