Anno XX, n. 225
novembre 2024
 
Questioni di editoria
Prepararsi a scrivere:
preliminari e cautele
Ecco la prima puntata del nostro
codice su come redigere un testo
a cura di Sandra Migliaccio
Già nell’Introduzione a questa rubrica abbiamo avuto modo di sottolineare che porremo la nostra attenzione principalmente sul lavoro redazionale che si svolge all’interno di una casa editrice. Tuttavia, allo scopo di evitare errori, discrasie, illogicità e contraddizioni, sarebbe buona prassi, per chiunque si appresti a scrivere un testo (articolo, saggio, tesi di laurea, ecc.), adottare delle norme di scrittura, fissando così a priori, in maniera precisa, quelle che sono le “regole del gioco”. Ecco perché riteniamo che queste disposizioni preliminari che ci accingiamo ad illustrare, con cui entriamo nel vivo del nostro lavoro, possano rivolgersi indistintamente a tutti coloro (redattori e autori) che operano su un testo.

1. Disposizioni preliminari

1.1. Correzione automatica

Regola
«Se attiva, disattivare la correzione automatica».

Commento
Facendo riferimento all’utilizzo del più diffuso programma di videoscrittura (Word della Microsoft) disattiveremo la correzione automatica dalla barra degli strumenti: StrumentiOpzioni di correzione automaticaCorrezione automaticaSostituisci il testo durante la digitazione.
Questa funzione, se inserita, fa sì che un termine non incluso nel suo dizionario di Word, quale può essere un nome proprio o un vocabolo tecnico, venga immediatamente trasformato in quello a esso più simile, con la possibilità di ingenerare così degli errori. La disattivazione di questa funzione impone innanzitutto una maggiore attenzione da parte di chi scrive, il quale deve essere cosciente di non avere più quella che potremmo definire una “rete di protezione”.
Se la funzione di correzione automatica è inserita e scriviamo correttamente un nome, per esempio quello del monte calabrese Reventino, lo stesso si trasformerà in “Repentino”, oppure se stiamo scrivendo qualcosa che ha a che fare con l’editing (termine straniero che il dizionario di Word, se impostato sulla lingua italiana, non riconosce), vedremo trasformato questo termine inglese in “editino”.
Attivando, invece, la funzione StrumentiOpzioniControlla ortografia durante la digitazione l’eventuale errore di digitazione viene immediatamente evidenziato dallo stesso programma di videoscrittura attraverso una sottolineatura in rosso del termine errato, il che fungerà da campanello d’allarme obbligando chi scrive a verificare prontamente il vocabolo sottolineato. Se il termine segnalato come errato è invece da noi considerato corretto (come nel caso, prima indicato del termine inglese editing), avremo comunque la possibilità di aggiungere il termine al vocabolario interno di Word.
Facciamo degli esempi. Se digitiamo erroneamente un nome, per esempio Piemmonte, allora Word ci segnalerà l’errore, e in questo caso sarebbe certamente un vantaggio, perché avremmo la possibilità di riparare l’errore dovuto a distrazione.

1.2 Disposizione del testo

Regola
«Impostare il testo “a bandiera” ».

Commento
Facendo riferimento a Word, tale effetto si può ottenere seguendo questi passaggi: FormatoParagrafoRientri e Spaziatura, selezionando quindi la voce Allineamento a sinistra, o, in alternativa, utilizzando il comando che consente di allineare il testo a sinistra (è presente in genere sulla barra degli strumenti di Word, rappresentato da un’icona raffigurante sei righe, di lunghezza alternata, allineate al margine sinistro). Ciò consente di cogliere, anche a un primissimo sguardo durante la fase di redazione di un testo, la presenza o meno di spazi di troppo tra una parola e l’altra, laddove invece l’impostazione della funzione “giustificato” tende ad allargare graficamente gli spazi per allineare le righe sia a destra che a sinistra.

1.3 Gli strumenti di controllo preliminare sul testo

«Chi ben comincia è alla metà dell’opera» recita un antico proverbio, e chi si appresta a scrivere un testo dovrebbe tenerlo ben a mente. Intervenire tempestivamente “in corso d’opera” consente di realizzare un lavoro più “pulito”, più facile da rileggere e da rivedere. Indicheremo allora (con riferimento ancora a Word) tre utili strumenti di lavoro, attraverso i quali è possibile “tenere sotto controllo il testo” già durante le prime fasi della sua stesura.

1.3.1 Attivare la funzione Mostra/Nascondi

Regola
«Attivare la funzione che consente di rilevare le operazioni effettuate durante la composizione del testo ».

Commento
Tale funzione su Word è chiamata Mostra/Nascondi e si attiva attraverso il comando contrassegnato dal simbolo “¶”, presente sulla barra degli strumenti.
Consente di rilevare immediatamente gli spazi tra le parole (rappresentati da uno o più puntini) e tra le righe (rappresentati, invece, dallo stesso segno “¶”) e di eliminare, quindi, quelli di troppo.

1.3.2 Utilizzare la funzione di ricerca nel testo

Regola
«Ricercare gli errori più frequenti e le ripetizioni dei termini».

Commento
Tale funzione in Word può essere attivata attraverso la funzione Trova, dalla voce Modifica oppure dalla barra degli strumenti attraverso un’icona raffigurante un binocolo, o ancora tramite la pressione congiunta dei tasti Ctrl+Shift+T.
In tal modo si potrà, ad esempio, verificare la presenza di doppi spazi, cliccando, all’interno della finestra Trova, per due volte la barra dello spazio: gli eventuali doppi spazi saranno evidenziati dalla presenza di due puntini.
Avremo, inoltre, la possibilità di ricercare nel testo eventuali errori frequenti: digitando, per esempio, perchè con l’accento grave (errato), potremo correggerlo (nella forma corretta: perché). Si consiglia, a tal fine, di digitare nella finestra Trova semplicemente chè: vedremo che Word ci segnalerà tutte volte che è presente l’errore, ossia anzichè, cosicchè, giacchè, perchè, poichè (forme sbagliate di anziché, cosicché, giacché, perché, poiché).
Altri errori ricorrenti, evitabili con un sapiente, e paziente, uso della funzione Trova, sono, per quanto riguarda gli accenti: , , sè stesso (nei primi due casi dovrebbe esserci un accento diverso: , ; nel terzo l’accento non dovrebbe esserci, anche se in talune grammatiche risulta accettata la formula sé stesso/sé stessa).
Si consiglia di verificare anche la presenza corretta dei tre puntini. Si digiti nella finestra Trova due punti (..). Il programma troverà tutti i punti consecutivi nel testo dandoci la possibilità di rilevare quando il numero è maggiore o minore di tre.
Un caso particolare è poi quello delle virgolette doppie alte. La funzione Trova permetterà di verificare nel testo se l’autore le ha utilizzate sia per i dialoghi che, ad esempio, per evidenziare un termine. In tal caso si potrà intervenire modificando le virgolette dei dialoghi in basse, o ancora sostituendo le virgolette doppie alte (“ ”) che evidenziano i termini in virgolette alte semplici (‘ ’), operazione che si potrà fare utilizzando, sempre nella finestra Trova, la funzione Sostituisci.
Potremo, poi, individuare rapidamente una qualsiasi parola presente nel testo digitandola come chiave di ricerca, e verificarne così l’eventuale, eccessiva presenza.

1.3.3 La funzione di ricerca dei sinonimi

Regola
«Utilizzare dei sinonimi per eliminare la ripetizione di alcuni termini nel testo».

Commento
Il comando Sinonimi presente in Word si attiva posizionando il cursore su una parola e cliccando col tasto destro del mouse. Si ottiene in questo modo un elenco dei possibili sinonimi del termine considerato, e si avrà la possibilità così di scegliere un vocabolo alternativo a quello ripetuto nel testo (per esempio, a breve distanza o più volte) e che si vuole opportunamente sostituire.
Rivolgendoci ora solo ai redattori, ribadiamo la necessità di usare la massima attenzione a non esagerare nell’eliminazione di vocaboli ricorrenti. Infatti, a volte ciò è una precisa volontà dell’autore, che intende porre l’accento e rimarcare determinati concetti ricorrendo, appunto, alla ripetizione di uno o più termini. È ovvio, che, però, questa volontà deve emergere chiaramente dal testo stesso.

1.4 Attendibilità delle fonti

Regola
«Verificare sempre che le fonti, sia cartacee sia reperite sul web, che si consultano per la stesura di un testo o per controllarne i contenuti, siano attendibili».

Commento
Parafrasando il vecchio adagio «Non è tutto oro quel che luccica» potremmo dire: «Non è tutto giusto quel che è scritto», nel senso che non tutto quello che si ritrova riportato su libri, giornali o siti web è attendibile per il solo fatto che qualcuno abbia deciso di pubblicarlo. Il problema è sicuramente più accentuato per i contenuti esistenti in rete (chiunque, infatti può scrivere e immettere qualsiasi cosa su Internet) che non per quelli presenti su riviste o testi la cui validità è, in linea di principio, garantita dalla figura dall’editore. E, sempre a proposito di fonti, chi scrive deve prestare la massima attenzione nel riportare quelle da cui ha attinto per la realizzazione del proprio lavoro.
Il redattore chiamato alla revisione di un testo non potrà prescindere dall’utilizzo di una buona enciclopedia e di un buon dizionario, cui può essere ben affiancato l’impiego dei motori di ricerca presenti in rete, che consentono di reperire informazioni e dati in tempi strettissimi. In questa fase, egli non deve dare mai nulla per scontato, ma deve compiere una serie di controlli incrociati e non fermarsi in nessun caso a una prima verifica.
Ciò vale, in particolare, per le date; per i nomi di eventi, di luoghi, di personaggi; per i termini stranieri; per i titoli delle opere citate: il fatto che un motore di ricerca, per esempio, abbia restituito una sicura informazione, non libera il redattore dall’obbligo di effettuare un ulteriore controllo, anche attraverso gli altri mezzi di cui abbiamo detto, per verificare l’esattezza del primo risultato ottenuto.

1.5 Citazioni

Regola
«Le citazioni, sia in versi che in prosa, vanno tra virgolette doppie basse: «», dette anche virgolette caporali (o “a caporale”) o, ancora, virgolette francesi».

Commento
Quando in un testo si inserisce una citazione, cioè un brano estratto da un altro testo, è opportuno dargli risalto includendola tra virgolette.
Se una citazione viene momentaneamente interrotta, tale interruzione va inserita tra due trattini lunghi, senza chiudere né riaprire le virgolette. Esempio:
«Rileggendo le quasi duecento pagine di queste memorie – scrive l’autore – ho considerato che in esse non c’è solo la mia vita, ma la vita di tante altre persone».
Le omissioni di una parte della citazione vanno segnalate tramite l’uso dei tre puntini, preceduti e seguiti da una parentesi quadra: […]. (la parentesi d’apertura deve essere preceduta da uno spazio, quella di chiusura deve essere seguita da uno spazio). Scriveremo allora Il presidente disse: «Parlerò coi capigruppo […] poi deciderò».
Non è necessario usare i tre puntini all’inizio e alla fine della citazione, salvo che la frase sia palesemente incompleta.
Quando una citazione, inoltre, contiene un errore di stampa o uno svarione dell’autore, l’errore va riportato letteralmente, seguito dall’indicazione [sic] (“sic” in corsivo tra parentesi quadre). Se si vuole porre particolare enfasi, si può scrivere [sic! ].
Per le citazioni interne ad altre citazioni o per termini particolari che sempre nella citazione si trovano già tra virgolette basse, sarà necessario far ricorso alle virgolette alte (“ ”) e, per l’eventuale grado successivo, agli apici (‘ ’). Esempio: L’autore scrive: «Mario disse ai genitori: “il professore mi ha detto ‘bravo!’ e mi ha dato un bel voto”». Nell’eventuale testo originale, che riportiamo tra parentesi, le espressioni tra virgolette alte doppie sarebbero state tra virgolette basse e quelle semplici sarebbero state doppie (ossia: Mario disse ai genitori: «il professore mi ha detto “bravo!” e mi ha dato un bel voto»).
Se la citazione è particolarmente lunga, è opportuno separarla dal testo e trattarla a mo’ “di blocchetto”, andando a capo: così facendo, si facilita la lettura e si evita anche un fastidioso effetto grafico di compattezza del medesimo testo. Inoltre, in sede cartacea o anche sulle riviste on line, se c’è una funzione che lo permette sarebbe preferibile usare un corpo più piccolo e i margini rientrati rispetto al testo principale, con l’intervallo di una riga sopra e sotto.
Se la citazione è in lingua diversa dall’italiano – termini stranieri o antichi –, va, oltre che tra virgolette, anche in corsivo, riportandone in nota, se possibile, la traduzione.
Nella stesura di saggi e tesi di laurea è d’obbligo indicare con precisione in nota gli estremi della fonte della citazione.

1.6 Nomi e cognomi dei personaggi citati

Regola
«Bisogna sempre scrivere nome e cognome di un personaggio citato per la prima volta».

Commento
Lo scopo è quello di dare la possibilità al lettore di individuare immediatamente la persona di cui si sta parlando; quando però il personaggio è particolarmente celebre, la scelta di indicarne o meno il nome è da considerarsi connotazione stilistica dell’autore. Quindi va bene scrivere Umberto Eco ha elaborato un importante trattato di semiotica così come va bene Eco ha elaborato un importante trattato di semiotica.
Citato nuovamente, si indichi il cognome soltanto: in alcuni casi (come quando si riparla nuovamente di un personaggio dopo tante pagine) se ne può indicare nuovamente anche il nome.
È assolutamente fondamentale evitare discrasie nel testo. Se l’autore riporta, per esempio, il nome di Ciampi o di Eco, dovrà indicarlo anche per Berlusconi o per Freud. Comunque, se uno stesso personaggio viene citato più volte in un testo, dalla seconda in poi se ne scriverà solo il cognome (preferibilmente nella forma lo stesso Freud oppure il medesimo Eco) oppure un riferimento chiaro (il grande psicanalista, il noto semiologo) per evitare le ripetizioni o un tono di eccessiva pomposità al testo.

1.7 Articolo determinativo davanti a cognomi e nomi

Regola
«Davanti ai cognomi di persona – salvo che non si tratti di personaggi particolarmente autorevoli – è preferibile non anteporre l’articolo determinativo.
Per quanto ovvio, in questa sede occorre ribadire che l’articolo determinativo non si antepone mai davanti ai nomi propri di persona».


Commento
L’articolo determinativo davanti ai cognomi di persona, generalmente, non si antepone. Alle volte però, secondo usi stilistici dell’autore, può anche venire impiegato (purché con coerenza) soprattutto quando si tratta di personaggi particolarmente autorevoli. Quindi è possibile scrivere il Leopardi, il D’Annunzio, la Fallaci, in quanto appunto personaggi autorevoli, ma nel caso di cognomi di persona comuni (e quindi non autorevoli) si preferisce non anteporre gli articoli determinativi. Pertanto non scriveremo il Rossi, il Carli, la Fendi
Se l’autore però ritiene necessario quest’ultimo uso, come sua specifica connotazione stilistica, può avvalersene purché lo impieghi in modo costante nei suoi scritti.
Per quel che riguarda invece l’uso degli articoli determinativi davanti ai nomi propri di persona, la regola sopra citata ne sconsiglia l’utilizzo, sebbene in alcuni idiomi locali del Nord Italia molti se ne avvalgono nel linguaggio parlato.

1.8 Ordine dei nomi nelle elencazioni

Regola
«Per qualsiasi tipo di elencazione (avvenimenti, nomi di luoghi, personaggi, numerazioni, ecc.) deve essere immediatamente chiaro qual è l’ordine utilizzato (cronologico, di manifesta logicità, di musicalità dei termini, di posizione geografica, ecc.). Per le elencazioni di avvenimenti, nomi di luoghi, personaggi, ecc., qualora non emerga il criterio adottato si farà ricorso a quello alfabetico.
Il criterio utilizzato deve apparire chiaro anche nel caso di numerazioni».


Commento
L’autore deve sempre seguire una logica nel riportare una qualsiasi elencazione; come abbiamo visto i criteri possono essere i più diversi, l’importante è che per il lettore sia prontamente percepibile la ratio che c’è dietro. Compito del redattore sarà quello di verificare ciò e, laddove l’ordine di elencazione dovesse essere privo di una logica evidente, dovrà impostarne uno di tipo alfabetico.In mancanza di un ordine di importanza evidente sarà dunque errato scrivere Cossiga, Aznar, Prodi, Bush, mentre sarà corretto Aznar, Bush, Cossiga, Prodi.
Nel caso di elenchi di termini numerali sceglieremo un ordine crescente o decrescente. Sarà errato dunque scrivere l’Italia ha vinto i mondiali del 1982, 1938, 2006 e del 1934, mentre sarà corretto dire l’Italia ha vinto i mondiali del 1934, 1938, 1982 e del 2006.

1.9 Segni di interpunzione nelle elencazioni

Regola
«Per brevi elencazioni, usare la virgola come segno d’interpunzione; per elencazioni particolarmente lunghe, e che nel loro interno possono anche comprendere delle virgole, bisogna usare il punto e virgola».

Commento
Come segno di interpunzione tra una voce e l’altra adotteremo la virgola, ma se gli elementi che costituiscono l’elenco sono complessi e contengono altre virgole al loro interno, utilizzeremo il punto e virgola. La motivazione è che così si rende immediatamente chiaro al lettore quali sono effettivamente le voci che fanno parte dell’elenco.
Prima di eccetera o dell’abbreviazione ecc., deve essere usato il segno di interpunzione (generalmente la virgola).

S. M.

(Si ringrazia per la collaborazione Maria Gulino)

(direfarescrivere, anno II, n. 4, maggio 2006)
 
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