Proseguendo il discorso avviato nel numero precedente di direfarescrivere con Il redattore al lavoro: l’editing e non solo, di Rossella Bufano, sui compiti del redattore, vogliamo qui porre l’accento su uno degli aspetti più particolari e più difficili del lavoro di redazione: l’intervento sul testo nel rispetto dello stile dell’autore. Così, ad esempio, vocaboli che si riferiscono a movimenti filosofici, politici o religiosi, quali marxismo, comunismo, fascismo, cattolicesimo, islamismo, vanno scritti in maiuscolo o in minuscolo? Ed il redattore deve intervenire su questi termini, applicando automaticamente le regole redazionali della casa editrice per cui lavora?
In realtà, egli deve cogliere il contesto nel quale chi scrive usa parole che possono avere un particolare significato; termini come Chiesa, Parola, Rivelazione, Sharia, scritti, ad esempio, con l’iniziale maiuscola (come abbiamo fatto in questo caso), potrebbero esprimere la volontà dell’autore di dar loro una peculiare connotazione semantica, che va assolutamente mantenuta, anche andando in senso contrario rispetto alle regole redazionali, che suggeriscono, in genere, di non eccedere con l’uso delle maiuscole. Compito del redattore, in tal caso, sarà quello di verificare la coerenza di tale scelta all’interno del testo e ripristinarla dove carente.
Punteggiatura: tra virgole e lineette
Anche l’uso della punteggiatura è da considerarsi espressione dello stile dell’autore.
Per esempio, se in uno scritto non vengono mai usate le lineette incidentali (–), e se è necessario inserire degli incisi, è opportuno intervenire usando altri segni di interpunzione (ossia le virgole e le parentesi). Analogamente: se un autore non usa mai le parentesi, per gli incisi bisognerà utilizzare solo le virgole e, se presenti altrove nel testo stesso, le lineette incidentali. Questo perché, presumibilmente, egli ha scelto di non adottare quello specifico segno grafico.
Così come gli interventi su frasi particolarmente lunghe, o su termini che si ripetono spesso nel testo, devono essere ben calibrati giacché potrebbero intaccare delle precise scelte stilistiche.
Infatti, se è pur vero che le regole redazionali servono a delimitare, in modo ben preciso, “il terreno di gioco”, è anche vero che non bisogna incorrere nell’errore di uniformare, di appiattire, di standardizzare, sulla base di un unico modello, i contenuti che provengono da autori diversi.
La mediazione tra autore e lettore
Tuttavia, se un’opzione stilistica non convince assolutamente il redattore, egli dovrà rilevarlo all’interno di parentesi quadre e accompagnare la sua segnalazione con una o più proposte di intervento, sulle quali si pronuncerà la redazione e, se necessario, lo stesso autore, che potrebbe essere chiamato a chiarire determinate scelte e a concordare possibili soluzioni.
Questo perché il rispetto del suo stile incontra due limiti fondamentali: la chiarezza e la scorrevolezza del testo.
La ratio è abbastanza evidente: il lettore – destinatario finale del lavoro di chi scrive – non deve stancarsi di leggere un qualcosa del quale non è chiaro il contenuto (o parte di esso) o in cui la punteggiatura appesantisce il discorso perché usata in maniera inopportuna.
S. M.
(direfarescrivere, anno II, n. 3, febbraio 2006)
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