Nell’ultimo periodo, si sente sempre più parlare di Intelligenza artificiale (Ia) e del cambiamento che potrebbe apportare alla quotidianità di ognuno di noi. A causa della diffusione di questo fenomeno, le persone hanno iniziato a chiedersi, sempre con più impellenza, quali opportunità e rischi si possano celare dietro il fenomeno delle Ia. Il contributo che questa tecnologia fornirebbe alle varie professioni è notevole, soprattutto nel settore dell’editoria e nella creazione di scritti di qualsiasi tipologia.
L’intelligenza artificiale, avendo a disposizione milioni di dati, può produrre una quantità enorme di contenuti, impiegando pochi secondi. Gli uomini dovranno essere attenti e precisi nell’inserire un input corretto e si otterrà un output accurato, ricevendo il materiale richiesto.
Tutte le possibili conseguenze andranno esplorate e con il passare del tempo avremo modo di dissuadere ogni dubbio. Per il momento, con il continuo sviluppo dell’Ia, è comprensibile che alcune figure professionali abbiano iniziato a provare una profonda preoccupazione per la propria posizione lavorativa.
Le paure sull’utilizzo di questa tecnologia sono giustificate?
L’utilizzo di tale tecnologia porta ad alcune profonde riflessioni, sia di carattere professionale che etico. Da quando si è iniziato a parlare di questo fenomeno sono sorti molti dubbi sul corretto utilizzo di quest’invenzione e sui problemi che potrebbe causare. La paura di essere sostituiti, che tutta la propria professionalità possa diventare superflua e delegata a una macchina è un timore attuale, che ha sollevato domande e aperto numerose riflessioni sul contributo che l’Ia debba ricoprire nella nostra società.
Un chatbot ha la capacità di elaborare numerosi testi in pochi minuti e può ricoprire mansioni che al momento sono una prerogativa umana. Basti pensare che avendo accesso a una quantità pressoché infinita di informazioni, potrebbe effettuare un’analisi di marketing, svolgere un’analisi Seo o correggere i refusi, ottimizzando i contenuti e impiegando meno tempo.
Una paura che è sorta nell’affidare la creazione di testi all’Ia è l’affidabilità dei contenuti generati: infatti, essi risultano essere corretti se esaminati grammaticalmente, e anche nell’ambito contestuale ci sono miglioramenti continui, ma il pericolo più grande rimane sempre la sicura veridicità delle informazioni. Viviamo in un’epoca in cui il fenomeno delle fake news è molto presente e in rete può capitare di imbattersi in informazioni non veritiere. L’essere umano non sempre riesce a verificare tutte le fonti, ma il pericolo di trovare informazioni poco attendibili aumenta esponenzialmente quando deleghiamo il compito di ricerca a una macchina.
Inoltre, un altro problema, che già dall’avvento di Internet è stato di difficile risoluzione, è la tutela del diritto d’autore. Infatti, al giorno d’oggi abbiamo accesso, grazie ai motori di ricerca, a ingenti quantità di informazioni: l’Ia ha la possibilità di processare ed elaborare dati, ma i proprietari di tali opere avranno il serio pericolo di non veder riconosciuto il proprio lavoro. Alcuni autori, già da molti anni, trovano difficoltà nel vedere rispettato il proprio diritto d’autore e in questo modo vedranno accrescere la loro problematica.
Un dilemma etico
Infine, oltre a dubbi di natura tecnica, si pone un dilemma etico alquanto importante. Qualora si lasciasse gran parte del lavoro all’Ia troveremmo difficoltà nell’affermare di aver svolto le proprie mansioni in maniera autonoma e sarebbe difficoltoso attribuirsene l’intero merito.
La questione etica non è di semplice risoluzione ed è una delle principali critiche che viene posta. Almeno per il momento, la componente umana resta fondamentale, infatti senza fornire delle informazioni precise come input, la macchina non potrebbe funzionare in maniera corretta. D’altra parte, il lavoratore, non occupandosi più della stesura vera e propria del testo, ma limitandosi a fornire informazioni, si troverà ridotta una gran parte del suo lavoro.
In ambito editoriale, la questione risulta essere ancora più complessa, poiché si deve tenere conto del rispetto e la trasparenza che si deve ai propri lettori.
Pubblicare un libro scritto da un’Ia e definire “autore” una persona che ha solo fornito un input risulterebbe alquanto ambiguo sotto il punto di vista etico. In questo caso, la problematica si potrebbe risolvere evidenziando che il libro sia stato scritto da un’intelligenza artificiale, anche se così facendo, sorgerebbe una seria incognita sotto il punto di vista della vendibilità del prodotto.
Va ricordato che la scrittura non è solo una questione tecnica, ma un libro è soprattutto una parte di sé che l’autore vuole trasmettere, tramite la parola scritta. Leggere le emozioni trasmesse da una macchina non avrebbe lo stesso effetto e un lettore potrebbe non essere interessato, escludendo una curiosità iniziale.
I vantaggi che si presentano nel mondo editoriale
Dopo aver illustrato i rischi che comporta l’utilizzo dell’Ia nell’editoria, bisogna analizzare le molteplici possibilità che offre questa tecnologia. Innanzitutto, permettendo la scrittura di un articolo a una macchina si avrebbe una riduzione certa delle tempistiche: avendo modo di delegare parte del proprio lavoro, si potrebbe utilizzare la creatività umana per compiti in cui è strettamente necessaria.
In ambito editoriale, i vantaggi risultano chiari e immediati: correggere ogni refuso, impiegando diverse ore alla ricerca di eventuali errori è un lavoro dispendioso e l’Ia potrebbe fornire un validissimo aiuto, permettendo all’essere umano di effettuare una semplice supervisione e di concentrarsi sull’editing.
Infatti, nonostante gli scetticismi e le paure iniziali, si stanno sviluppando sempre più applicativi che hanno il compito di semplificare i processi editoriali. Prima di arrivare al famoso “visto si stampi” il percorso è complesso e passa per numerose figure professionali. Infatti, dal momento che il manoscritto (o meglio, il dattiloscritto) arriva alla casa editrice fino all’eventuale pubblicazione, il testo dovrà ricevere molte correzioni per poter essere pronto alla stampa.
Per semplificare questo percorso sono nati vari applicativi: servizi di correzione automatica che hanno la capacità di esaminare un testo e individuare i refusi presenti, invitando il correttore a effettuare un controllo aggiuntivo. Questi software utilizzano sofisticati sistemi di apprendimento, di conseguenza sono proiettati a miglioramenti continui e a un’efficienza sempre più avanzata. Sarebbe impossibile avere la certezza di trovare tutti gli errori, ma i compiti del correttore di bozze, seppur comunque necessari, potrebbero essere semplificati e non sarebbero più necessari numerosi controlli, ma basterebbe un buon lavoro di supervisione.
Inoltre, nella creazione di un testo, una delle componenti che necessità più tempo è la ricerca del materiale. Come detto in precedenza, se da una parte il rischio di un’inadeguata verifica delle fonti aumenta esponenzialmente, il vantaggio è notevole. Infatti, potremmo attingere a una quantità di materiale maggiore e più variegato, rispetto a cercare in maniera manuale su un motore di ricerca o nelle enciclopedie. L’Ia ha la possibilità di prendere molti dati, processarli e all’occorrenza tradurli nella lingua richiesta, al solo costo di un corretto input.
Più domande che risposte
Dopo aver esaminato l’Ia in alcune sue peculiarità e cercato di analizzare le sfide che si pongono nel futuro, si può affermare che il suo diffondersi sarà un cambiamento di grande importanza nella vita delle persone e influirà in varie professioni, tra cui quella editoriale.
Le grandi ripercussioni che potrebbe sono evidenti già da ora e una sua diffusione, soprattutto quando i costi diventeranno più accessibili per tutti, sembra del tutto inevitabile. Solo il tempo potrà fornire ulteriori risposte e avremo modo di comprendere se le paure iniziali siano state frutto di un’ansia ingiustificata oppure se sarà necessario porre dei limiti per garantirne un corretto utilizzo.
Al momento abbiamo più domande che risposte, anche se una sostituzione vera e propria dell’essere umano risulta essere alquanto distopica, ma un uso consapevole potrebbe portare un notevole miglioramento. Una sana cooperazione tra la creatività umana e l’efficienza dell’intelligenza artificiale è la strada più percorribile e che potrebbe portare il maggior numero di benefici, ricevendo una maggior semplificazione del proprio lavoro, ma allo stesso tempo, non sottovalutando l’importanza che ricopre il cervello umano.
Emanuele Natale
(direfarescrivere, anno XIX, n. 209, giugno 2023) |