Anno XX, n. 225
novembre 2024
 
Questioni di editoria
La storia affascinante
del ben noto alfabeto
La scrittura è apparsa dal nulla?
No, Bondi ce lo spiega per bene
Mario Saccomanno
La scrittura è un manufatto. Da qui, il celebre filosofo ateniese Platone, basandosi sugli insegnamenti socratici, ne ha derivato quella feroce condanna del suo uso. A suo dire, un uomo, nel ricreare un qualcosa di definito e tangibile al di fuori della propria mente, si oppone in modo inesorabile all’intendere la conoscenza come una ricerca sempre aperta.
Dunque, riporre piena fiducia in quei simboli di cui si costituisce la scrittura corrisponde a dare alle anime un ricordo delle cose percepito soltanto tramite caratteri esterni. Il che, per il grado di distanza maggiore che intercorre rispetto alla verità, equivale ad afferrare tutt’al più soltanto un’opinione di sapienza. Pertanto, affidarsi ai segni grafici significa incedere verso un impoverimento della memoria e verso una conoscenza fallace.
Eppure, com’è noto, Platone ha scritto molto, quasi esclusivamente sotto forma dialogica. Oltretutto quanto affermato si incontra soprattutto nel Fedro, una delle sue opere più note. Su questo apparente paradosso, che investe anche, tra gli altri, il tema della creazione artistica, si potrebbe discutere a lungo. Di sicuro, non mancando di fare leva pure sul mito, in diverse occasioni Platone ha insistito nel dire che le strade per giungere a cogliere una visione compiuta delle cose sono diverse, alcune delle quali non disdegnano totalmente la scrittura o il godere delle molteplici e multiformi ombre terrene.
Senza alcun dubbio, la nascita dell’alfabeto ha permesso agli uomini di avvalersi di simboli per descrivere realtà complesse. In questo modo si può affermare che il graduale perfezionamento dell’alfabeto abbia inciso enormemente anche sulle trasformazioni del pensiero umano. Proprio l’evoluzione dell’alfabeto, corrispondente a una costante e accurata semplificazione, è uno dei tanti aspetti passati in rassegna nel testo Alfabestoria. Nascita della scrittura e dell’alfabeto italiano (Bertoni editore, pp. 184, € 16,00) di Costanza Bondi.
A ben vedere si tratta di un libro ricolmo di numerose considerazioni scaturite da un’articolata ricerca che, come sottolinea la stessa autrice, vuole rappresentare soprattutto un «tentativo di far comprendere la storia, raramente raccontata, dell’alfabeto: dalla sua nascita fino ad oggi».

Un’origine antica quanto l’uomo, un ruolo ancora oggi decisivo
Sin dall’Introduzione al testo, in cui viene passata in rassegna anche la contrapposizione tra oralità e scrittura nella concezione platonica a cui si è appena fatto cenno, Bondi fa comprendere come la ricostruzione della scrittura e dell’alfabeto mostri una «storia tanto affascinante quanto ai più sconosciuta».
Così, in primo luogo, illustrare le cause che hanno portato a codificare l’avvalersi di specifici segni grafici non deve sfociare in una dannosa sovrapposizione del concetto di lingua con quello di scrittura. Del resto, proprio quest’ultima poggia su un assunto, da cui muovono le molteplici considerazioni dell’autrice: la scrittura non è un’invenzione comparsa sulla Terra dal nulla. Tutt’altro: si tratta di un processo articolato che ha gradualmente ridotto la scrittura a linee essenziali, rendendola sempre più fruibile e schematica.
Di sicuro numerose risorse cognitive scaturite dall’evoluzione della comunicazione su un supporto hanno favorito un pensiero più razionale. Non sorprende allora che nel testo, come si avrà modo di mostrare in dettaglio, viene passato in rassegna anche il percorso evolutivo dell’uomo. Al momento risulta proficuo far notare come il resoconto sfoci anche nell’attualità. In merito, sopra ogni altro aspetto, nel libro viene affrontato il tema stringente della digitalizzazione. A tal proposito, l’interesse principale è verso l’inizio di un nuovo modo di intendere l’istruzione che, facendo leva proprio sui traguardi della tecnica, sostituisce i libri tradizionali con sussidiari e testi scolastici fruibili via Web.
Nel soffermarsi su queste tematiche, restando sempre ben focalizzata sul tema principale, Bondi chiarisce come le lettere che formano l’alfabeto della scrittura occidentale non siano affatto cambiate. Seppure non si tratti più di usare inchiostro e calamaio per comunicare, quei segni grafici continuano a dominare, per esempio, le tastiere, le chat o le e-mail. Il tutto porta a smentire chi afferma che oggi non si scrive più come lo si faceva in passato.
Dunque, uno degli obiettivi del libro è mostrare come la scrittura «possa essere considerata un fenomeno in aumento poiché direttamente proporzionale all’evoluzione delle tecnologie». Ancora, è opportuno evidenziare che il sistema di scrittura occidentale è a tutti gli effetti il più diffuso. Infatti non viene utilizzato soltanto in Europa ma, a causa soprattutto dele colonizzazioni e delle evangelizzazioni avute nel corso dei secoli, anche in altre numerose aree del mondo. Non solo: è persino diventato l’alfabeto proprio dell’informatica.
Così quanto affermato significa mettere in risalto come, dietro i traguardi contemporanei e dietro le innovazioni tecnologiche che marcano il quotidiano, si pongano pur sempre quei segni grafici, la cui rilevanza è oggigiorno indubitabile. Bondi sottolinea quanto proprio questo insidiarsi in ogni ambito del quotidiano abbia portato la scrittura alfabetica a essere percepita sempre più come un meccanismo scontato. Da qui sovente non si tiene conto dell’origine di ogni lettera e di quella storia, vecchia quanto l’uomo, il cui inizio «si perde nella nebbia della memoria».

Le tappe evolutive della scrittura
Soltanto l’approccio storico può rischiarare l’origine e tenere in forte considerazione tutte le varie trasformazioni che le lettere hanno subito nel corso del tempo. Di sicuro, il tutto considerando quanto l’alfabeto sia fatto di «simboli vivi e in buona salute, capaci quindi di raccogliere in sé anche significati nuovi e attuali».
La scrittura ha reso permanente quel bisogno di comunicazione sociale che ha da sempre contraddistinto l’uomo. Nel sottolineare questo aspetto specifico, Bondi evidenza come si sia trattato della soddisfazione di un’urgenza che, sin dall’antichità, si è manifestata travalicando ogni specifica forma politica e sociale che gli esseri umani hanno adottato di volta in volta per la loro organizzazione comune. È un tassello decisivo che spinge a non poter attribuire a un singolo individuo l’invenzione della scrittura. Così l’origine è data dal naturale manifestarsi del comunicare in ogni parte dove si è formato un agglomerato umano sebbene, riportando le parole dell’autrice, «con metodologie diverse da luogo a luogo».
A ben vedere, le tappe evolutive sono state pressoché identiche, perfezionandosi sempre più e raggiungendo, gradualmente, una maggiore accuratezza. Quanto detto fa sì che la scrittura, così come ogni altra forma di comunicazione, è da immergersi pienamente nell’antropogenesi.
Nell’evoluzione della specie «si verificano infatti altrettante evoluzioni dalle quali non si sarebbe potuto prescindere ai fini del progresso umano, sia intellettivo che fisico».
Così, gradualmente, l’uomo, passando da Sapiens a Sapiens Sapiens, ha cominciato a lasciare le sue tracce tramite l’arte rupestre, che, afferma Bondi, «è la prima forma di scrittura mai esistita al mondo».
Le società agricole che si erano consolidate nel tempo, nel momento in cui cominciò a verificarsi «un’espansione degli agglomerati urbani e il conseguente aumento delle attività sociali e commerciali», hanno cominciato a nutrire la forte esigenza di annotare e numerare i prodotti, le tasse e le persone.

La lingua e la scrittura: un’evoluzione senza sosta
Dal bisogno di produrre questo genere di documenti contabili ne è scaturita l’urgenza di rendere sempre più comprensibile quanto occorreva appuntare. Da qui la vera e propria concretizzazione della scrittura.
Rispetto ai Fenici, che hanno consegnato l’usanza agli arabi e agli ebrei, sono stati i Greci a cominciare a scrivere da sinistra verso destra. Inoltre, sempre gli ellenici hanno introdotto i primi segni vocalici nell’alfabeto per perfezionare la leggibilità.
Sono tutti elementi che fanno comprendere come la lingua sia sempre in continuo movimento. Per esempio, è giusto sottolineare come la scrittura nasca maiuscola, poiché «derivazione dei segni che simboleggiavano le parole». Soltanto nel Medioevo si è cominciato a utilizzare le lettere minuscole con sempre più insistenza fino a riservare al maiuscolo la funzione di rimarcare quanto affermato.
Sempre in merito all’evoluzione costante e inarrestabile della lingua e della scrittura, il capitolo L’alfabestoria in particolare si sofferma sull’italiano, idioma neolatino che, nel corso del tempo, ha subito molteplici influenze. Il tutto porta Bondi a offrire una definizione: «L’alfabeto è un sistema di scrittura volto a rappresentare ciascun fonema di una lingua tramite un segno distinto e ben definito, ma soprattutto differente da ogni altro segno».
A questo punto è facilmente comprensibile il motivo che ha portato l’autrice a riservare la parte più corposa del testo all’analisi dell’evoluzione dell’alfabeto lettera per lettera. Infatti, le storie, fatte di aneddoti, continue modellazioni e innumerevoli incontri che si celano dietro ogni lettera dell’alfabeto contengono i frutti della presenza umana sulla Terra.
Nel libro sono presenti anche diverse considerazioni che si nutrono di un ragionamento fatto per archetipi. Così facendo il racconto può arricchirsi di altri numerosi dettagli.
Una corposa Bibliografia e Sitografia chiudono il testo che risulta essere uno strumento prezioso per comprendere l’alfabeto che, per dirla con le parole utilizzate da Francesco Boer e riportate da Bondi nel corpo del libro, è composto da quei mattoni attraverso cui si costruisce «l’universo di significati che appartiene al discorso».

Mario Saccomanno
(direfarescrivere, anno XIX, n. 206, marzo 2023)
 
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