Avete presente quelle strisce di carta colorata con messaggi accattivanti che talvolta avvolgono i libri? Parliamo delle fascette editoriali e, in questo articolo, si cercherà di delinearne l’efficacia, le funzioni, il ruolo che assolvono e quanto siano ancora utili nel mercato editoriale.
Lo spunto ci è stato offerto da un testo divertente ma non per questo esente dal suscitare importanti riflessioni circa il tema delle fascette editoriali. Infatti, Fascette oneste. Se gli editori potessero dire la verità (Italo Svevo Edizioni, pp. 90, € 10,00) è un agile volume curato da Marco Cassini, uno dei fondatori di Minimum fax e attualmente editore di Sur, che raccoglie un gran numero di fantasiose e ironiche fascette con l’intento di smascherare le “promesse” che l’ipotetico lettore trova stampate sulle fascette editoriali.
Di seguito, quindi, andiamo nel dettaglio e approfondiamo le questioni che orbitano attorno a questo elemento pubblicitario per incrementare la vendita dei libri.
Breve storia delle fascette editoriali
Tra i primi elementi del paratesto in cui il potenziale lettore si può imbattere, la fascetta editoriale si presenta immediatamente a quest’ultimo suggerendogli l’acquisto del libro su cui è applicata. Se inizialmente la fascetta aveva il compito di segnalare l’uscita di un libro, ovvero la novità editoriale, con il tempo si può assistere a una svolta sempre più decisa verso l’intento pubblicitario, di puro marketing.
Cosa si può trovare su una fascetta? Possiamo trovare i blurb, vale a dire estratti di articoli firmati da personalità rilevanti, la segnalazione che si tratti di un libro vincitore o candidato a un premio (su tutti, l’esempio italiano è quello del Premio Strega), che dal libro si sia realizzata una trasposizione cinematografica o seriale; possiamo trovare, infine, un numero con la dicitura successiva di copie vendute, di edizioni, o addirittura di lettori. Particolarmente interessante è il comportamento sociologico che, nel caso dei numeri citati sulla fascetta, le case editrici vogliono scaturire. Ce ne offre un assaggio Cassini nella sua Introduzione. Nello specifico, infatti, si tratterebbe di generare un fenomeno imitativo: se tanti lettori hanno acquistato il libro perché non dovrei farlo anche io? Dunque, vi è una strategia di marketing dietro le fascette editoriali neanche così nascosta che rischia però, una volta compreso il “trucco”, di diventare controproducente…
Finalmente un libro “sincero”!
Come suggerisce prima il titolo e, in particolar modo, il sottotitolo, il contenuto dell’agile testo curato da Cassini è indirizzato alla creazione di fantasiose fascette editoriali in cui, senza mezzi termini, viene detta la verità circa il libro che la casa editrice intende sponsorizzare e la sua realizzazione.
Fascette oneste, infatti, è il risultato di un gioco che Cassini, insieme ad altri editor, scrittori e organizzatori di eventi letterari, ha inventato una sera durante il Festival della letteratura di Mantova. Da innocente gioco a invasione di “fascette oneste” su Twitter è bastato poco: basti vedere la quantità di autori, di cui vengono riportati nickname a conclusione del volume, e dei loro sinceri slogan che appaiono nel libro.
Tutte le fascette sono ironiche e molte di queste portano all’esasperazione, estremizzandolo in senso contrario, il concetto del gonfiare a livello spropositato un libro e il suo autore. In questo caso, come detto, viene fatto il contrario proprio per mettere in luce il meccanismo delle fascette: il lettore si troverà davanti fascette di un’onestà, a tratti brutale nella sua schiettezza, come «Un libro di cui stanno parlando tutti quelli a cui abbiamo chiesto di farlo» oppure «L’autore più letto da sé stesso», o ancora «Un libro sconvolgente! La moglie dell’autore dopo averlo letto in bozze ha sparato al marito ferendolo gravemente».
Sull’utilità o meno delle fascette
Dunque, non resta altro che chiedersi quanto siano utili, ad oggi, le fascette editoriali. Se da un lato si può facilmente riconoscere la funzione pubblicitaria dall’altro, e il testo qui recensito ne è una conferma, le fascette editoriali rischiano di essere sopravvalutate e, di conseguenza, potrebbero essere ignorate dal lettore che ne ha compreso pienamente lo scopo principale, ovvero quello di vendere il libro “a tutti i costi”.
Inoltre, come ci dimostrano Cassini e tutti gli autori della raccolta qui recensita, c’è una diffidenza crescente nei confronti di queste piccole strisce colorate. La sensazione, però, è che la fascetta editoriale mantiene il suo fascino e la sua efficacia. Un esempio particolarmente calzante è quello di un’iniziativa della celebre casa editrice Sellerio che, attraverso i social, chiede ai suoi lettori di scrivere loro stessi la fascetta del libro Una vita come tante: questo è senza dubbio un modo alternativo di coinvolgere e rendere partecipe il lettore che diviene così autore della fascetta.
La questione, quindi, rimane aperta: Fascette oneste, però, ci invita a riflettere e a prendere le distanze, nella maggior parte dei casi, dalle ipnotiche strategie editoriali.
Emiliano Peguiron
(direfarescrivere, anno XVIII, n. 200, settembre 2022) |