Anno XX, n. 225
novembre 2024
 
Questioni di editoria
I book influencer,
buoni ma ambigui
loro controversa funzione
fra impegno culturale e profitto
di Mario Saccomanno
Che ci piaccia o meno, gli influencer sono persone che cercano di determinare l’opinione pubblica poiché rappresentano (o dicono di rappresentare) un tramite importante affinché prodotti e servizi possano essere accettati più rapidamente da un vasto numero di persone.
Avviene in tutti gli ambiti economici. E quello dei libri non poteva fare eccezione.

Punti fermi, opinabilità, trasparenza e polemiche
Dalla sommaria analisi che illustreremo emerge, innanzi tutto, una querelle sui guadagni degli influencer.
Come tutti gli operatori di qualsiasi settore, i book influencer hanno il sacrosanto diritto di percepire una giusta prebenda per la loro attività. Questo vale per gli operatori ecologici quanto per i tecnici aerospaziali; per i tassisti quanto, appunto, per gli influencer e, fra questi, quelli che trattano di libri. Esiste però un’assai forte quanto balzana tesi che sostiene che nell’ambito culturale in generale, e in quello dei libri in particolare, bisogna lavorare gratis.
Dunque salutiamo con favore questa nuova professione finalizzata alla divulgazione di libri e di scrittori e, ovviamente, all’acquisto dei libri stessi che volta per volta sono oggetto dell’attenzione dei book influencer.
Quello che non va è che, alla faccia della trasparenza, questi raramente mettono in chiaro che la loro attività è finanziata – direttamente o indirettamente – dalle case editrici (o talvolta dagli autori stessi) e che, nella sostanza, la propria azione è più prossima a quella di un ufficio stampa anziché a quella di un recensore indipendente. Nulla di scandaloso, sia ben chiaro: si tratta di due professionalità importanti. Quello che è scandaloso è che raramente i book influencer (ma anche gli influencer degli altri settori) dichiarano questo connubio e dunque il lettore si trova a leggere recensioni e opinioni che ritiene “terze” e che sono invece “di parte”.
Altro aspetto, tanto importante quanto dibattuto, che emergerà è l’estremo utilizzo dei mezzi informatici anche e soprattutto tramite i social network ove, l’aspetto positivo è rappresentato dall’efficienza comunicativa, mentre l’aspetto negativo è costituito dal fatto che questo tipo di comunicazione è efficace sulle fasce giovanili dei lettori ma assai meno – talvolta addirittura nulla – verso quelle fasce di età media o di età avanzata che non passano le giornate sui social medesimi. Il che è un problema non da poco visto che i giovani “iper socializzati” sono, in termini di acquisto libri, con una propensione molto ma molto inferiore a quella che si riscontra, per esempio, fra gli ultrasessantenni.
Prova ne sia che se domandiamo ad un gruppo di giovani “iper socializzati” se conoscono i maggiori book influencer ne troveremo qualcuno che risponderà affermativamente; cosa che avverrà con molta meno probabilità se la domanda la porremo, magari a partecipanti della Fiera del libro “Più libri più liberi”.

Entrando nel merito: le principali caratteristiche dei book influencer
Fatta la premessa, entrando nel merito, notiamo come nuovi divi destano un interesse variabile e, nella loro strategia atta ad accrescere loro seguito, offrono anche e soprattutto sui social network stralci della loro vita quotidiana ai followers, i seguaci che popolano assiduamente i loro profili.
Gli influencer operano in diversi campi, tra cui quello culturale e, nel farlo, ovviamente, si inseriscono anche nel fitto e variegato mondo dei libri. È il caso dei book blogger, dei booktuber, dei bookstagrammer o, più in generale, dei book influencer, cioè tutte quelle persone che, con costanza e strategie ben delineate, consigliano la lettura e, direttamente o indirettamente, l’acquisto di alcuni testi.
Quasi sempre hanno legami più o meno stretti con determinati autori o determinate case editrici che però raramente vengono dichiarati tanto da sembrare talvolta degli esempi di pubblicità occulta.
Il loro modo d’agire si lega indissolubilmente alle scelte quotidiane manifestate dalla maggior parte degli individui del nostro presente e poggia sull’uso sempre più massiccio di Internet e dei social network. Infatti, per discutere di un libro o di un qualsiasi altro prodotto, gli influencer hanno la necessità di costruire un loro spazio virtuale avente determinate peculiarità. Così, nel farlo, affinano sempre più un loro linguaggio che fa leva sulle caratteristiche della piattaforma a cui decidono di affidarsi.
Il luogo prediletto da questi veri e propri leader d’opinione è Instagram, seguito a ruota da Facebook, YouTube e altre piattaforme similari.
Ciò rappresenta certamente un vantaggio in termini di velocità di trasmissione delle informazioni ma anche un forte handicap strutturale perché taglia di netto coloro che non sono particolarmente affezionati alla comunicazione social. L’efficacia degli influencer, in quegli ambiti che, come quello dei libri, è fatto sì da giovani dinamici, ma soprattutto da intellettuali di varia caratura, si riduce così di molto.
La loro identità digitale, in particolare nell’ultimo lasso di tempo, si è intersecata sempre più con la realtà. Per esempio, al di là delle crescite di alcuni profili prettamente a stampo culturale, rimanendo ben ancorati all’ambito editoriale, si nota come nell’ultimo periodo molti influencer abbiano popolato con insistenza anche i primi posti delle classifiche dei libri più venduti con testi scritti di loro pugno. Ricordiamo ad esempio i casi di Per tutto il resto dei miei sbagli (Mondadori) di Camilla Boniardi, Non mi sono mai piaciuta (Piemme) scritto da Valentina Dallari, Le corna stanno bene su tutto. Ma io stavo meglio senza (Mondadori) di Giulia De Lellis e @nastilove. Diario di una fashion blogger (Mondadori) di Chiara Nasti e Silvia Gianatti.
Che sia per caso che l’efficacia maggiore degli influencer risieda nel far diventare di successo i propri libri?
Comunque, osservando le trame del presente, si può affermare che quello degli influencer è un fenomeno che sembra destinato a crescere ancora nei prossimi anni. Indubbiamente, merita di essere approfondito perché presenta diverse sfumature che hanno suscitato numerosi dibattiti.

Chi è un book influencer e quali piattaforme utilizza
Dunque, analizzando in generale il fenomeno si nota che gli influencer sono figure che, per la propria strategia di marketing, decidono di rendere pubblici anche alcuni aspetti delle loro vite. Nel farlo si avvalgono sempre più dei social network e delle possibilità sterminate offerte dalla rete. Le loro narrazioni devono necessariamente sottostare alle logiche delle varie piattaforme su cui decidono di caricare i loro contributi. Si passa dai tweet di poche battute, alle lunghe e accurate descrizioni che possono contraddistinguere un singolo post, oppure alla capacità persuasiva di un video e alla freschezza e all’immediatezza di un’immagine.
Così come accade negli altri settori, anche per quanto concerne i book influencer la tendenza mostra elementi che spingono a concludere che chi decide di percorrere la strada delle condivisioni sui social network dei testi letti utilizza in modo sempre più massiccio Instagram. Eppure, non bisogna pensare che sia un fenomeno riconducibile soltanto a un determinato social. Infatti, un esempio che può far comprendere la portata di quanto si sta cercando di mettere in risalto è il consolidarsi dei booktubers, termine con cui si tende a indicare «un ramo ben specifico di vlogger (o video-blogger) attivi proprio nel campo dell’editoria» [1].
Talvolta si tratta di una persona molto preparata sui contenuti del testo di cui sta discutendo che ha deciso di condividere le sue conoscenze magari caricando un video su piattaforme quali YouTube. Il video in questione può avere un formato caratteristico e una durata variabile, che va dai pochi minuti a lunghe e articolate disamine dei temi più interessanti che contraddistinguono l’interno del volume presentato.
Talaltra si tratta di video abbastanza superficiali in cui gli elementi e le tesi che vengono discusse nel contenuto caricato sulla piattaforma non presentano affatto elementi degni d’attenzione.
Sicuramente, l’invito alla lettura e all’acquisto può avvenire anche in forme più immediate. Si pensi anche soltanto alle numerose possibilità che un book influencer ha di agire su una piattaforma quale Facebook, dove può costruire una sua pagina professionale e discutere sul libro in questione avvalendosi non soltanto di video e immagini. Infatti, la creazione dei suoi post può essere segnata da considerazioni scritte che non presentano particolari limitazioni in merito alla lunghezza. A loro volta, le riflessioni possono contenere anche links di rimando alle pagine d’acquisto dei libri discussi. Così facendo, i lettori possono essere indirizzati facilmente ai numerosi store online o al sito Internet della casa editrice che ha pubblicato il testo in questione. In questi casi più che influencer sembrano rappresentanti di libri.
Inoltre, ci sono modi forse più semplici e più efficaci per diffondere le proprie riflessioni in merito ai testi letti. Sono strategie e usi che fanno leva ancora più marcatamente sulle caratteristiche dell’epoca attuale. Infatti, un book influencer può avvalersi di piattaforme quali Instagram e TikTok, quest’ultima sotto molti aspetti ancora in divenire, dove la pubblicazione di una foto o di un video di qualche secondo – si pensi anche solo ai reel o alle stories – con una descrizione di poche battute e con la funzione strategica degli hashtag, diventano un palcoscenico straordinario di diffusione.

La predominanza di Instagram e l’importanza della componente visuale
Ogni piattaforma presenta differenti caratteristiche e modi d’interazione. Per esempio, su Facebook è molto più semplice che ci sia un’ampia audience, anche se le abitudini delle persone che ne fanno uso, come del resto sovente accade sui social, portano a fruizioni rapide e spesso superficiali. Dunque, sebbene il numero di seguaci sia consistente, «le chances di fidelizzare la platea e di convincerla a compiere un’azione sono ridotte» [2]. In altri termini, i libri che concretamente vengono letti e acquistati non raggiungono cifre da capogiro.
Così, in base a quanto detto, Facebook non risulta molto adatto a un influencer marketing. È chiaro che bisogna considerare altre numerose sfaccettature che portano a ribadire che le eccezioni non mancano. Senz’altro, è il pubblico a cui si decide di rivolgersi a poter fare la differenza e a rendere anche Facebook, giusto per restare sullo stesso esempio, una piattaforma appropriata alle esigenze comunicative di un determinato book influencer. Per esempio, se ci si rivolge a un pubblico predisposto a compiere lunghe letture, magari presentate su un unico post, Facebook risulta essere un luogo più che adatto per discutere dei libri ritenuti degni di approfondimento.
Non a caso, molte case editrici incaricano social media manager che si occupano di curare le loro pagine social e che si affidano spesso proprio a questa piattaforma in modo continuativo per raggiungere risultati soddisfacenti. Nel farlo, condividono diversi post in cui lasciano in descrizione stralci di un testo pubblicato o magari le recensioni dei libri presenti nel catalogo della realtà editoriale a cui fanno riferimento.
Per soffermarsi ancora sui book influencer si nota come questi scelgano come loro dimora Facebook. Nel farlo, mostrano principalmente l’obiettivo di attrarre l’attenzione dei loro utenti e di conservarla il più a lungo possibile tramite post accattivanti che si compongono di numerosi aspetti. Il primo e più immediato incontro col libro proposto avviene sicuramente con l’aggiunta di un’immagine alle descrizioni che, proprio per questo motivo, risulta essere un aspetto fondamentale.
Di sicuro, la peculiarità già evidenziata di poter aggiungere un link diretto per l’acquisto o per approfondire quanto scritto nel post, pone un argine ben marcato rispetto alle azioni usuali che vengono compiute dagli influencer nelle altre piattaforme. Infatti, giusto come esempio, si nota che su Instagram il rimando ai propri prodotti non può essere inserito direttamente in descrizione del post in questione, ma può comparire soltanto nel link in bio, unico e quindi sempre soggetto a cambiamenti. Così, questo spazio contiene spesso la possibilità di accedere ai siti Internet o ai blog personali in cui si possono leggere gli interventi sui vari testi in forma più dettagliata. Forse anche per questo motivo, su questa piattaforma la componente visuale, di cui già si è sottolineata l’importanza, predomina incontrastata su ogni altro aspetto.
Instagram è il protagonista indiscusso, il terreno più fertile per gli influencer, compresi quelli che si concentrano esclusivamente sui libri. Per questo motivo è lecito concludere che l’impatto visivo è un aspetto molto importante, da tenere sempre in forte considerazione quando si approfondiscono aspetti legati agli influencer.
È chiaro che è un tema che si lega indissolubilmente alle caratteristiche dell’epoca attuale. Di sicuro, si nota facilmente che ogni influencer mostra una cura diligente della propria immagine virtuale attraverso proprio la meticolosità con cui si caratterizza l’impatto visivo dei suoi spazi social. Così, anche nei profili Instagram dei bookstagrammers – cioè le persone che condividono letture e pareri sui testi letti su Instagram – si nota l’importanza che assume la forma e il legame che le varie immagini assumono tra loro.
Data la componente visuale che predomina, anche YouTube e Tik Tok sono ricolme di attività comunicative iniziate da diversi brand poiché i contenuti fanno leva sui video. Così, anche su TikTok non mancano le persone che hanno già deciso di sfruttare le potenzialità offerte dalla piattaforma per discutere dei libri che risultano a loro più interessanti.

La condivisione delle proprie esperienze
A ogni modo, il tassello decisivo per l’attività di un influencer – qualunque siano gli interessi mostrati, dunque è un tema che riguarda anche il ramo specifico dei book influencer – rimanda sempre alla costruzione di quell’intimità di cui si è accennato in apertura. Infatti, gli influencer nella loro politica di marketing cercano di fare «esattamente quello che farebbe un amico con noi, cioè condividere ogni tipo di esperienza» [3]. Questo senso di comunanza e di intimità che colora i profili degli influencer porta gli utenti a fidarsi maggiormente e a considerare degni d’attenzione i contenuti proposti. Il che è certamente positivo perché ogni libro che circola in più è un granello di cultura in più che si diffonde. Se non fosse che quasi tutti gli influencer sminuiscono o dimenticano del tutto di dichiarare i rapporti economici che hanno con le case editrici.
Ovviamente, questo meccanismo ha alla base una grande fetta di difficoltà e un bisogno di affinare col tempo la pratica di convincimento e di creazione della propria identità digitale. Data tale difficoltà che sottende ogni singola pubblicazione, sono tante le persone che si celano dietro la gestione di profili social di figure così rilevanti.
Dunque, gli influencer sono imprenditori che puntano sugli investimenti pubblicitari che le aziende sono disposte a compiere. Vale lo stesso per i book influencer. Infatti, non sono rari i casi di legami intessuti dai book influencer che hanno un forte seguito con diverse realtà editoriali o, magari, coi diversi store online. In fin dei conti, sono loro stessi a proporsi costantemente nelle dinamiche del mercato poiché «la loro capacità più significativa, è quella di riuscire a veicolare le opinioni di chi li segue sulle varie piattaforme» [4].

L’autorevolezza e i compensi di un book influencer
In merito alla comprensione delle caratteristiche dei profili social degli influencer dei libri si può far cenno sia a criteri che risultano essere puramente oggettivi – in questo caso il più semplice e diretto è il numero dei followers –, sia ad altri aspetti che, al contrario, riguardano la qualità di quanto viene proposto, di volta in volta, sul profilo in questione.
DeRev, un’azienda italiana di servizi e strategie digitali, ha redatto il primo listino dei compensi di un influencer. Gli influencer sono stati classificati in modo analitico, prendendo come punto di riferimento tre fattori: il numero di follower, l’Engagement Rate, cioè la capacità di coinvolgimento, e, infine, il tasso di conversione. Questi dati sono stati analizzati tenendo ben in considerazione anche la piattaforma utilizzata e le caratteristiche della collaborazione.
Per gli aspetti sottolineati fino a questo momento risulta importante notare che nelle prime posizioni non risultano affatto book influencer. Questo è un altro aspetto che dimostra la difficoltà degli influencer ad avere effettiva pregnanza negli ambiti gravitanti attorno ai libri.
Indubbiamente, torna utile riferirsi ai risultati del listino per mettere in risalto alcuni aspetti fondamentali che riguardano i book influencer. In primo luogo, si nota facilmente che a far la differenza nella percezione degli utenti è l’autorevolezza di un influencer sancita dal pubblico raggiunto e dal livello di partecipazione dei followers che seguono il profilo. Infatti, «tanto più è autorevole, tanto il messaggio che sceglierà di amplificare sarà massimizzato e, quindi, avrà maggior peso anche in termini di valorizzazione» [5].
Così, è inevitabile riscontrare che il compenso di un book influencer varia in base a diversi fattori. Di sicuro, il numero di follower è un aspetto rilevante anche per chi decide di fondare la propria immagine virtuale sui consigli inerenti i libri da leggere. Così, nelle particolarizzazioni di ogni piattaforma di riferimento, va da sé che, laddove sia necessario un lavoro più accurato per far sì che il proprio numero di follower diventi rilevante, si nota che, una volta raggiunto un numero consistente di seguaci, l’interazione con essi diventa sempre più approfondita e performante, nonché più semplice da mantenere.
I compensi risultano essere davvero alti nei rari casi in cui un book influencer riesca a raggiungere diverse migliaia di utenti tramite le pubblicazioni che contrassegnano il suo profilo. Anche in questo caso però non è semplice offrire numeri senza considerare la variante data dalle innumerevoli possibilità di utilizzo della piattaforma e dei prodotti e servizi a cui si fa riferimento. Inoltre, al di là dei meri numeri, è importante anche l’aspetto partecipativo, segnato in primo luogo dalla qualità data dalla strategia che viene messa in campo. Di sicuro, è facile riscontrare che ogni influencer con un forte seguito cerca di mettere a frutto le sue potenzialità e di trovare, man mano, la propria strada e la propria strategia da perseguire scrupolosamente.
Sono numerosi i nuovi profili che sorgono giornalmente che presentano una veste grafica che man mano si è consolidata e che può rimandare a contenuti culturali, comprese disamine di libri letti. Di sicuro, non sono molte le persone che riescono ad abbracciare un numero consistente di follower al punto da fare di questa loro attività – che spesso, nelle forme meno professionali (che pullulano sulle piattaforme) assume i contorni di una passione o di un mero sfoggio di copertine di testi – un vero e proprio lavoro.
In merito, risulta opportuno aggiungere un altro fattore. Infatti, molto spesso, il lavoro del content creator non è considerato come tale, soprattutto quando si interseca con interessi che appaiono nell’immaginario collettivo come hobby o passioni anziché come professioni tout court. Questa svalutazione porta quindi a un deprezzamento e a conseguenti attività parallele, spesso principali, che possano garantire un introito fisso e regolare.
Eppure, è vero anche che in questo settore specifico ci sono diversi profili che presentano ormai un format consolidato e un seguito smisurato. Visitando questi spazi social, si possono trovare facilmente varie recensioni di libri o magari numerosi rimandi letterari o ancora pareri su autori che hanno suscitato l’interesse di numerosi lettori. Tra le figure più seguite è opportuno annotare, giusto per riportare qualche nome, Camilla Boniardi, Valentina Dallari, Giulia De Lellis, Julie Demar, Matteo Fumagalli, Silvia Gianatti, Chiara Nasti, Giuseppe Quattrocchi, Emanuela Sorrentino e Ilenia Zodiaco.
La maggior parte dei book influencer risultano essere affiliati a un sito e-commerce. È opportuno segnalare che questo legame avviene spesso con piattaforme quali Amazon, Ibs, Feltrinelli o Mondadori. Dunque, ogniqualvolta un utente acquista un prodotto tramite i links di affiliazione presenti nel video o nel post di riferimento, al book influencer viene garantita una certa percentuale.
Per quanto detto, si nota come ci si trovi a fare i conti con vere e proprie forme collaborative che consentono di sponsorizzare in tutti i modi possibili un determinato prodotto che si sta per immettere sul mercato.
In merito, riportandone un esempio, si può fare riferimento a Ibs che ha sfruttato la celebrità raggiunta da diversi book influencer, tra cui proprio Ilenia Zodiaco (il cui profilo Instagram non manca di numerosi riferimenti al brand) ospitandola nel suo stand durante il Salone internazionale del libro di Torino [6].
Ormai risulta evidente che un numero consistente di follower che seguono un profilo di un book influencer può far gola anche a diverse realtà che tendenzialmente non si occupano di libri. Per questo, non di rado, nelle foto o nei video presenti sui social network compaiono nomi di locali, diversi oggetti, svariati gioielli che risultano essere frutto di sponsorizzazioni e di continue collaborazioni con brand di natura differente. Così, l’affiliazione può avvenire anche con svariate realtà di natura differente. Quanto è opportuno riportare è che, come sottolineato in precedenza nel considerare altri aspetti, anche in questo caso la modalità riguarda il modo di procedere del singolo book influencer e non ha elementi predefiniti. Indubbiamente, questi aspetti appena sottolineati mostrano che non di rado l’anima commerciale dei book influencer emerge fortemente rispetto a quella culturale.

La cultura nel contesto pandemico. L’esempio dei musei
Ovviamente, il legame tra cultura, libri e social network è accresciuto a dismisura nei mesi di blocco dovuto al contesto pandemico. Come esempio di quest’ultima affermazione, possono essere riportati alcuni numeri riguardanti i musei italiani. In questo settore la crescita di registrazioni social ha visto un aumento smisurato sia su Instagram (+72%), sia su Facebook (+51%). Così, «l’online si è rilevato uno strumento prezioso di erogazione del contenuto per diffondere la cultura e la conoscenza» [7]. Mostre, visite guidate e tour online sono stati e continuano a essere all’ordine del giorno.
Non sono rari i casi di influencer marketing. Con quest’azione si tende sempre più ad accrescere il quantitativo di fruitori appartenenti alle nuove generazioni avvalendosi di un linguaggio narrativo che differisce rispetto a quello a cui solitamente si è abituati. Così, proprio nel contesto pandemico, molti influencer sono stati invitati a fare una visita a porte chiuse in luoghi pregni di cultura e a raccontare le loro esperienze sulle loro piattaforme di riferimento. In questo modo, attraverso il loro carisma mediatico, si è giunto ad aumentare a dismisura il numero di persone interessate a visitare quei posti.
Dunque, non deve sorprendere più di tanto l’effetto “Chiara Ferragni”, evidentemente decisivo nella crescita costante delle visite alle Gallerie degli Uffizi di Firenze riscontrato, in particolare nella fascia d’età che va dai 19 ai 25 anni, nei mesi successivi alla visita della nota influencer, avvenuta il 16 luglio 2020 [8]. Non si tratta affatto di un evento isolato. Infatti, a ben vedere, è una dinamica iniziata ben prima del sorgere della pandemia. Infatti, un altro esempio è la strategia adottata anni fa dal Museo archeologico nazionale di Napoli. In questo caso ci si è affidati ai The Jackal, un noto gruppo di videomaker che, pubblicando contenuti aventi spesso un tono ironico, ha superato i due milioni di visualizzazioni su Facebook e Youtube.
In questo settore affidarsi agli influencer si è dimostrata una strategia apparentemente davvero efficace. Infatti, per dirlo con certezza avremmo bisogno di conoscere l’importo degli incassi degli editori e i costi per loro dell’attività dei book influencer. Non avendoli, prendiamo questo esito della strategia con le dovute “pinze”.
È chiaro che ci si trova a fare i conti con una dinamica che lascia aperti molti dubbi, che risultano essere similari a quelli sollevati in merito ai libri pubblicati dagli influencer. Infatti, più volte si è sottolineato criticamente che le persone coinvolte entrano in un museo solo di rimando, magari per moda, facendo diventare il luogo una sorta di meta di influencer. Ci si è domandato se così facendo non venga in un certo senso smarrita l’identità stessa di un museo e se a uscirne favoriti da questo modo d’agire non siano soltanto proprio gli influencer di turno che si trovano a compiere il tour museale per accrescere anche (e soprattutto) il numero dei loro followers.
D’altro canto, è giusto evidenziare che qualora la visita dovesse suscitare il concreto interesse di qualcuno dei seguaci degli influencer si sarebbe sicuramente raggiunta una vittoria. Comunque, al di là del ruolo degli influencer e di queste numerose sfaccettature, da quanto detto emerge a chiare lettere l’esigenza che nutre una fetta consistente del mondo culturale, comprese numerose case editrici, di pianificare una strategia comunicativa anche sulle piattaforme social.

La trasformazione culturale che sta a monte dei vari tasselli indicati e le insidie del mondo social: che fare?
Risulta ormai evidente come dietro tutti i tasselli passati in rassegna finora ci sia una trasformazione culturale non irrilevante. È la connessione sociale a ricoprire un ruolo decisivo per quanto si è avuto modo di chiarire fino a questo momento. Infatti, «Il prodotto, il servizio, l’azione culturale non esistono se non entrano in relazione con uno o più aggregati sociali unitamente alle loro peculiari forme di vita» [9].
L’azione culturale esercitata dai book influencer è tanto rilevante perché si incunea in un modo d’agire che caratterizza addirittura un terzo della popolazione mondiale. Infatti, è questa la percentuale di persone che decide di condividere momenti della loro giornata su Facebook, Twitter o Instagram.
Sicuramente, ci sono lati negativi nell’utilizzo dei social network e di Internet in genere. Per esempio, si è riscontrato che non troppo sporadicamente molti utenti utilizzano i social in modo così continuativo per affrontare le loro solitudini. Dunque, essere connessi è diventato una sorta di bisogno fisiologico che cerca di colmare anche alcune lacune, come può essere anche il vuoto di affetto.
Da qui, il tessere amicizie virtuali e riconoscersi in quanto si osserva nelle vite degli altri. Si aggiunga, tra la miriade di esempi che potrebbero essere riportati in merito, un dato estremamente interessante e allarmante emerso da un sondaggio condotto in alcune classi liceali per presentare i pericoli della rete. Il 62% delle persone intervistate ha riferito di fare un utilizzo regolare di Internet e ha dichiarato che sarebbero andati in preda all’ansia qualora non fossero riusciti ad accedere a un social network. Inoltre, un altro dato sottolinea come «molti giovanissimi riescono ad essere sé stessi e sinceri solo attraverso lo schermo di un pc, mentre nella vita reale fanno più fatica ad aprirsi al prossimo» [10].
Va da sé che il tempo speso online e tutte le interazioni social che vengono continuamente esercitate hanno un peso sul nostro modo di pensare e d’agire [11]. Il mondo social è legato indissolubilmente all’apparenza, all’esteriorità, ha in sé la forma di un «vero e proprio palcoscenico sul quale ci si può “esibire” dando il meglio di sé» [12]. Dunque, è un universo in cui in molti sentono con sempre più energia la possibilità di lasciare qualche traccia. In più, spesso il proprio pensiero può essere espresso con più semplicità perché ci si sente protetti, come è emerso anche dalle statistiche riportate poc’anzi, in qualche modo da uno schermo.
È chiaro che in queste ultime analisi potrebbe essere riservato ampio risalto ai temi riguardanti il cyberbullismo o altre forme distorte dell’utilizzo degli strumenti di cui si sta discutendo. In questo contesto risulta opportuno semplicemente sottolineare che è indispensabile, anche per far sì che il legame tra il mondo social e la cultura possa risultare sempre più proficuo, fare in modo che si evitino le dannose sfumature di utilizzo di questi strumenti facendo sempre più molta attenzione a differenziare un fan da un haters e ad appiattire così, fino a eliminarle del tutto, le numerose zone d’ombra sicuramente ancora presenti.

Cosa aspettarsi?
L’aumento esponenziale di diverse pratiche legate al mondo dei social network, l’intersecarsi sempre più massiccio col mondo della cultura, l’affacciarsi continuativo degli influencer nella sfera editoriale, la capacità di giungere facilmente a un numero sterminato di lettori, la pubblicazione di libri da parte degli stessi influencer che, come accennavamo, si collocano nei primi posti delle classifiche, sono tutti tasselli che lasciano presagire che il fenomeno di cui si è discusso possa particolarizzarsi ancor di più e che questo possa avvenire anche in tempi rapidi. In particolare, si può tendere verso questo giudizio anche e soprattutto se si tiene conto delle innovazioni continue e smisurate che riguardano tutto il mondo inerente alla tecnologia.
Dunque, il terreno su cui prendono vita i social e, di conseguenza, su cui agiscono anche i book influencer è in continua espansione. Certo, non è il caso di fare inutili proclami e di prendere subito posizioni nette, che siano positive o negative. Non ci si trova dinanzi a un’apocalisse ormai imminente e non si ha a che fare con l’unico modo ormai rimasto di diffondere la cultura e, in particolari, i contenuti di un libro. Come si è avuto modo di chiarire, si tratta di un fenomeno che è in prima battuta una logica conseguenza della conformazione dell’attualità e che principalmente come tale deve essere indagato.
Dunque, nel prossimo periodo può essere lecito aspettarsi continue migliorie che potranno in un certo senso spazzare, del tutto o almeno in parte, gli aspetti scricchiolanti che coinvolgono Internet e i social network. Così, si potrà cercare in modo sempre più insistente di rispondere ai bisogni mostrati dalle persone che fanno uso dei social facendo riferimento anche alla cultura, rendendo i social network e Internet uno dei modi attraverso cui diffondere in maniera anche professionale contenuti di libri appena pubblicati, magari avvalendosi anche di figure che siano esperte di questa forma comunicativa, senza avere per questo motivo il timore di un eccessivo svilimento dei temi di volta in volta proposti.

Mario Saccomanno

[1] https://www.ilsole24ore.com/art/libri-tempo-booktuber-ecco-influencer-che-spostano-lettori-AEG5EngF?refresh_ce=1.

[2] https://www.derevworld.com/2021/07/quanto-guadagna-un-influencer-in-italia/.

[3] https://www.marketingbeyondlimits.com/sono-nati-dei-nuovi-divi-gli-influencer/.

[4] Ibidem.

[5] https://www.derevworld.com/2021/07/quanto-guadagna-un-influencer-in-italia/.

[6] https://www.ilsole24ore.com/art/libri-tempo-booktuber-ecco-influencer-che-spostano-lettori-AEG5EngF.

[7] https://www.ilsole24ore.com/art/libri-tempo-booktuber-ecco-influencer-che-spostano-lettori-AEG5EngF.

[8] https://www.orientamenti.regione.liguria.it/la-cultura-e-sempre-piu-amica-dei-social-network/.

[9] https://firenze.repubblica.it/cronaca/2021/04/02/news/firenze_ferragni_uffizi_influencer_boom_di_visite-294813857/.

[10] https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/internet-3-0-che-cosa-e-la-rivoluzione-culturale-social/.

[11] https://www.lacittadisalerno.it/cronaca/giovani-e-social-senza-lo-smartphone-incapaci-di-esprimersi-1.17856.

[12] https://www.focus.it/comportamento/psicologia/come-i-social-media-ti-cambiano-il-cervello. Nel caso specifico si parla di dipendenza vera e propria per una fascia di utenti online pari al 5-10%. In casi come questi non si riesce a controllare il tempo che si trascorre giornalmente su Internet e, in particolare, sui social. Ancora, un altro elemento comportamentale è il multitasking, in cui l’apparente gestione contemporanea di diversi compiti rende faticoso immagazzinare le informazioni. Inoltre, un altro degli elementi che si riscontra nel comportamento riguarda Sindrome da vibrazione fantasma, cioè la sensazione che si prova di aver sentito vibrare il proprio cellulare. Su alcune delle dinamiche relative alle conseguenze che possono derivare dall’utilizzo dei social network Cfr.: https://www.themarketingfreaks.com/2020/01/perche-i-social-media-sono-il-piu-grande-pericolo-per-lumanita/.

[13] https://www.culturedigitali.org/la-percezione-dellio-attraverso-lo-sguardo-dei-social/.

(direfarescrivere, anno XVII, n. 189, ottobre 2021)
 
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