«Quando il primo bambino rise per la prima volta, la sua risata si sbriciolò in migliaia di frammenti che si sparpagliarono qua e là. Fu così che nacquero le fate». Le parole di James Matthew Barrie, il creatore di Peter Pan, sono senz’altro le più indicate per aprire un articolo che ha di base la magia scaturita dai libri.
La narrativa è un mondo che, inevitabilmente, affascina tantissimi tipi di lettori con le più svariate caratteristiche. Non bisogna sorprendersi, dunque, se esiste una forma di letteratura dedicata esclusivamente ai giovani lettori, siano essi bambini o adolescenti.
La letteratura per l’infanzia, però, troppo spesso viene considerata inferiore a quella destinata a un pubblico più adulto o, nel peggiore dei casi, subisce vere e proprie discriminazioni. Sappiamo, però, che essa non ha nulla da invidiare ad altri generi del settore e che, anzi, abbia delle enormi potenzialità da esprimere.
In un mondo così frenetico e iperattivo, vi è bisogno di esperti del settore che si dedichino con anima e corpo alla letteratura destinata ai più giovani per avvicinare quest’ultimi a un mondo che parla di loro e con loro. Infatti, troppo spesso si commette l’errore di credere che i bambini e gli adolescenti siano semplicemente degli adulti in miniatura e tale errata credenza ci giunge sin dall’epoca vittoriana. I più giovani, però, sono degli esseri umani con delle loro specifiche esigenze e caratteristiche che devono essere rispettate in ogni loro parte. Ecco perché è un bene conoscere la letteratura a loro dedicata, che ne rispecchia alla perfezione gli elementi peculiari che gli sono propri. Per farlo, abbiamo deciso di intervistare Emanuela Catania, un’esperta del settore (anche ex corsista ed ex stagista di Bottega editoriale) in grado di illuminare con la propria esperienza chiunque decida di conoscere tale genere letterario. In tal modo riusciremo a conoscere meglio un universo letterario vastissimo, ma che viene da troppi tralasciato perché incapaci di averne la giusta chiave di lettura.
Lei è la fondatrice di Unicorni di carta, una libreria indipendente che si occupa di letteratura per bambini e ragazzi. Qual è la fascia di età che comprende e a cui è rivolta tale tipo di letteratura?
La mia libreria è rivolta a lettori da 0 a 16 anni, ma questa indicazione è sicuramente riduttiva in un panorama di editoria illustrata nel quale, sempre più, gli illustrati si rivolgono a un pubblico eterogeneo e interessano spesso anche la fascia adulta. Quindi direi da 0 a 99 anni.
Nel complesso mondo della letteratura giovanile c’è un determinato genere che attira maggiormente i giovani lettori? Per quale motivo?
Sicuramente, tra i lettori dai 7 anni in su, i generi che maggiormente funzionano sono quelli che divertono (vedi Diario di una schiappa) o che tengono alta la tensione, quindi thriller, gialli, fantasy.
Un altro genere che va per la maggiore è quello dei testi storici romanzati, che raccontano vicende storiche famose o storie mitologiche.
Nel mondo dell’editoria per ragazzi quanto è importante il libro illustrato? A chi è rivolto maggiormente?
Il re dell’editoria per l’infanzia è certamente l’albo illustrato. Molto più di un libro. Un vero e proprio ecosistema che deve procedere alla perfezione perché il prodotto funzioni. Come accennavo all’inizio, il pubblico dell’albo illustrato si fa sempre più variegato. Nato come genere destinato ai bambini, oggi è diventato un prodotto artistico, che si rivolge a tutti gli amanti del bello.
Negli albi illustrati d’autore si trovano numerosi richiami all’arte, al cinema, alla letteratura. Nei libri di Anthony Brown, ad esempio, le illustrazioni nascondono spesso richiami artistici, che solo i più esperti riescono a cogliere.
Sempre riferendoci all’universo dell’illustrazione per l’infanzia e i ragazzi, quali sono i mezzi che le permettono di riconoscere un buon testo illustrato? Quali sono le caratteristiche che distinguono un ottimo lavoro da uno mediocre?
In un buon albo illustrato, innanzitutto, testo e immagini devono lavorare all’unisono, insieme, senza che l’uno prevalga sulle altre. Devono essere complementari e rivestire la medesima importanza.
In secondo luogo, a mio avviso, un buon libro illustrato è quello che racchiude più livelli di lettura e che può così avere qualcosa da dire a un pubblico variegato.
Com’è cambiato il mondo della letteratura per ragazzi negli ultimi anni?
È cambiato moltissimo. Innanzitutto in termini di quantità della produzione.
Negli anni ’80 un libraio poteva sperare di avere nella sua libreria l’intera produzione editoriale per ragazzi.
Oggi questo sarebbe impossibile e il primo compito di un libraio diventa la selezione.
Quindi l’attenzione rivolta a questo genere è esponenzialmente cresciuta fino a farlo diventare il settore trainante dell’intero panorama editoriale. Ma è cambiato anche in termini di qualità. Oggi si va ben oltre i classici e le fiabe e ai bambini vengono proposti davvero prodotti di qualità, con una scelta molto più ampia. La dignità del giovane lettore è, insomma, tenuta in grande conto e il libro per bambini non è più un prodotto di serie B.
Negli ultimi anni ha spopolato un genere letterario rivolto agli adolescenti con protagonisti questi ultimi: lo young adult. Quali sono le caratteristiche primarie di tale produzione letteraria? Quanto è importante per i più giovani avere dei libri a loro completamente dedicati, capaci di rappresentarli in tutte le loro complesse sfaccettature?
Lo young adult è un genere ricco di potenzialità. Si tratta di un tipo di romanzo di formazione molto curato, che tratta temi vicini ai ragazzi. Romanzi come Tre metri sopra il cielo o Twilight sono young adult tra i più famosi. Purtroppo negli ultimi anni non ci sono stati bestseller di questa portata e spesso i ragazzi passano direttamente ai romanzi per adulti. Tutto questo rende il genere un po’ difficile. Invece mi capita spesso di vendere degli young adult a un pubblico adulto, che apprezza sempre moltissimo.
Come già detto, lei è la fondatrice di Unicorni di carta. Cosa l’ha portata ad approdare nel regno della letteratura dedicata ai più giovani?
Ho seguito un corso, a Roma, sui libri per l’infanzia ed è stato amore a prima vista. Da lì non ho più smesso di studiare, volevo saperne di più. Adoro questo lavoro perché ci si confronta, come dicevo, con un universo artistico a 360 gradi, imparando a riconoscere e apprezzare il bello in tutte le sue forme.
Qual è la sua formazione culturale? Quanto essa ha influito all’interno delle sue decisioni lavorative?
Sono laureata in Filosofia e sono sempre stata un’accanita lettrice. Ho sempre desiderato lavorare nel mondo dell’editoria e quella per ragazzi si è rivelata la mia porta d’ingresso.
Cosa consiglia ai genitori che vorrebbero avvicinare i propri figli al mondo della letteratura? A che età dovrebbero essere introdotti i bambini a tale mondo?
L’età giusta è prima possibile. Ormai ci sono evidenze che dimostrano l’importanza di avvicinare i bambini ai libri già dai primi mesi di vita. Ovviamente ciò può accadere solo con i libri giusti. Per i neonati sono, ad esempio, adatti i libri in bianco e nero o quelli con poche immagini su fondo bianco, in modo che possano riuscire a metterle bene a fuoco. Il consiglio è quello di introdurre i libri nella vita del bambino con naturalezza e fin da subito, come si fa con un sonaglino o qualsiasi oggetto di puericultura. Sarà poi il bimbo stesso a indicare la strada.
In base alla sua esperienza, da cosa sono attratti maggiormente i giovani lettori?
Dalle storie che fanno ridere. La risata è un potente lasciapassare, che annulla tutte le barriere e dà l’importante messaggio che con un libro si può giocare e divertirsi.
Qual è l’errore che un adulto non dovrebbe mai commettere quando si relaziona con la letteratura per ragazzi?
Questa è una risposta che mi sta molto a cuore. Gli adulti dovrebbero smettere di cercare libri/pillola per insegnare qualcosa ai bambini.
Troppo spesso i genitori cercano storie funzionali a far fare o non far fare qualcosa ai figli. Un libro per fargli mangiare le verdure. Un libro per fargli capire che deve riordinare la camera. Un libro per farlo smettere di litigare col fratello. Una volta mi hanno chiesto persino un libro per convincerlo a studiare il violino. Detesto questo tipo di richieste e detesto i libri dalla facile morale. Ecco, quelli non sono buoni libri. I buoni libri sono quelli che hanno tantissimo da dire e da insegnare, ma lasciano ampio spazio all’interpretazione e possono avere messaggi diversi in base alla sensibilità e al carattere di ogni singolo bimbo.
Potrebbe dare un consiglio finale a tutti i giovani lettori per avventurarsi al meglio nel mondo della lettura?
Sperimentare. Non aver paura di provare nuovi generi, nuove storie. Solo così si potrà alla fine sviluppare un personale gusto letterario che saprà aiutare a distinguere ciò che piace.
Ci sono generi dai quali i ragazzi fanno molta fatica a staccarsi. Ad esempio, chi legge i libri di Geronimo Stilton passa con grande difficoltà a qualcosa di diverso. Il mio consiglio è quello di osare di più, senza preconcetti. Si potrebbero trovare grandi tesori lungo la strada.
Rosita Mazzei
(direfarescrivere, anno XVII, n. 183, maggio 2021)
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