Anno XX, n. 225
novembre 2024
 
Questioni di editoria
Concorsi letterari:
i vari retroscena
Un’indagine accurata condotta
da un corso di un master pavese
di Rosita Mazzei
I premi letterari sono molto importanti per la storia letteraria del nostro paese: servono a determinare i gusti del pubblico ma anche a fare nuove scoperte e a dare gloria agli autori che vedono riconosciuto il valore della propria opera.
Per parlare di questo fenomeno utilizzeremo come base della nostra ricerca un’opera quasi scientifica, un’indagine compiuta dagli allievi del Master di primo livello Professioni e prodotti dell’editoria, dell’anno accademico 2018-2019: Visto si premi. I retroscena dei premi letterari (Edizioni Santa Caterina, pp. 224, € 15,00). Questo volume è il risultato di un anno di ricerca e scrittura da parte degli autori-alunni, così come si definiscono loro stessi, del Collegio Universitario Santa Caterina da Siena, dell’Università di Pavia. L’intento dichiarato del libro è quello di «scandagliare i retroscena che si celano tra rivalità e consacrazioni» e bisogna dire che ci sono riusciti.

La storia dei concorsi letterari
Sembra quasi doveroso che la partenza all’interno di tale opera avvenga con il concorso letterario italiano più importante e rinomato: il Premio “Strega”. Nato grazie a personaggi illustri quali Maria Bellonci e Guido Alberti nel 1947, esso è stato sin da subito un faro per la cultura italiana. Il saggio che trattiamo in questo articolo inizia la propria analisi da esso, in particolare dall’edizione del 1950, che vide come vincitore lo scrittore Cesare Pavese con La bella estate.
Neppure questo importante riconoscimento, però, riuscì a salvarlo dalla propria tragedia personale: il 27 agosto di quello stesso anno, infatti, venne trovato disteso sul letto dopo essersi tolto la vita grazie a del sonnifero. «Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi» lasciò scritto all’interno dei Dialoghi con Leucò che aveva abbandonato sul proprio tavolino.
A introdurci il lavoro di questi ragazzi è la Presentazione di Annarita Briganti che sin da subito smaschera quelli che potrebbero essere i grandi mali dei concorsi letterari: nel tempo si è sempre parlato di vincitori annunciati, di grandi sconfitti e di trucchi non proprio onestissimi per poter eliminare un avversario temibile dalle gare.
Quello che gli autori di questo libro hanno realizzato è davvero un lavoro minuzioso. Al suo interno, infatti, possiamo trovare foto di certo sconosciute ai più come, per esempio, quella di Cesare Pavese con la scrittrice Maria Bellonci durante la cerimonia del Premio “Strega”, ma anche di Pier Paolo Pasolini o di Alberto Moravia. Proprio di quest’ultimo scrittore gli autori decidono di utilizzare le parole per far comprendere quanto gli intellettuali nel Secondo dopoguerra in realtà non vedessero di buon occhio i concorsi letterari di cui spesso erano i vincitori: «Personalmente, avrei fatto molto volentieri a meno dell’Indice e della sua pubblicità. Non amo il successo determinato dallo scandalo, preferisco quello dovuto al merito». Si ricorderà il tentativo di Moravia di ritirarsi dal Premio “Strega” a favore di Italo Calvino e l’inasprimento dei rapporti con Carlo Emilio Gadda.

I vincitori scelti dal pubblico
In questo libro-documento, però, si è allargata la lente di ingrandimento anche sulle edizioni più recenti, per comprendere cosa sia cambiato e cosa, invece, sia rimasto irrimediabilmente uguale.
Ecco, infatti, che viene riportata un’intervista con l’autrice Simona Vinci che nel 2016 era entrata nella cinquina del premio letterario “Campiello” per poi vincere il “Super Campiello”. Quello che contraddistingue questo premio rispetto a tutti gli altri è, come spiegano gli autori, una sorta di «compromesso» che si esplicita in una valutazione dell’opera in gara sia da parte della critica sia da parte dei lettori popolari. La giuria critica sceglie cinque libri che verranno poi posti al vaglio di trecento giurati popolari che decreteranno il vincitore finale. Questo espediente, naturalmente, garantirebbe un maggior successo di vendite per il libro vincitore proprio perché scelto direttamente dal pubblico che dovrebbe alla fine usufruirne.
Questa sua caratteristica accompagna il premio sin dalla sua nascita datata nel 1962. Esso nasce dalla volontà esplicita di voler dare spazio, all’interno della cultura italiana, alla visione imprenditoriale veneta. Il suo nome ha una doppia valenza: da una parte vuole indicare il luogo di scambi commerciali e culturali tipici della tradizione veneziana; dall’altra esso vuole essere un omaggio al teatro di Goldoni, fatto di personaggi della più svariata specie.

Una ricerca critica e costante
Quello che ci convince, dunque, di questo libro è la capacità di analizzare criticamente i vari concorsi letterari del nostro paese con un occhio attento ai retroscena, alle intenzioni, ai successi, agli sbagli e, perché no, anche ai numerosi pettegolezzi che ne sono scaturiti nel corso degli anni.
Interessante anche l’attenzione ai dettagli di questo testo: come non accorgersi, infatti, dell’Appendice finale in cui vengono elencati i maggiori premi nostrani; molte, inoltre, sono le foto che riportano momenti importanti della letteratura italiana o i testi più in vista dei vari concorsi e non solo.

Rosita Mazzei

(direfarescrivere, anno XVI, n. 178, novembre 2020)
 
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