Quante volte nella letteratura ci siamo ritrovati di fronte ad opere che, seppur a distanza di tempo, riuscivano a descrivere perfettamente la società in cui venivano lette, quasi al pari di una profezia? Ne sono un esempio lampante 1984 e Il racconto dell’ancella che hanno rappresentato ed esasperato, nelle loro visioni utopistiche, degli aspetti della società che si sono poi mostrati o acuiti nell’epoca attuale.
In alcuni casi, non si tratta di mera fantasia ma di scienza grazie alla quale, mediante l’osservazione dell’uomo e la formulazione di ipotesi, si riesce a delineare un quadro comportamentale preciso e ripetibile. È quello che si può verificare leggendo La comunicazione (Armando editore, pp. 96, € 8,00) opera in cui viene espresso il pensiero di Charles Horton Cooley, che può essere definito come uno dei padri fondatori del pensiero sociologico in America.
Società e un tipo di tecnologia
La raccolta consiste in una scelta selezionata di alcuni brani tratti dalla celebre opera Social organization. A study of the Larger Mind pubblicata in America nel 1909 e arrivata in Italia negli anni Sessanta. L’edizione è curata da Giovanni Ciofalo, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi alla Sapienza. Nella doverosa Premessa, Ciofalo afferma l’obiettivo che si poneva Cooley nella sua ricerca, iniziata in un periodo in cui il mondo stava andando incontro ai suoi cambiamenti tecnologici, soprattutto nell’ambito della comunicazione; un’esigenza, come egli scrive, «condivisa anche da molti altri studiosi del suo tempo: non lasciarsi travolgere dal cambiamento incessante e totale che segna il percorso inarrestabile della modernità. Scoprire, al di là delle evidenze e dei ritmi del mutamento, ciò che può essere considerato stabile, ripetibile, comune agli individui riuniti in società».
Parte così un excursus che va dalla prima forma di comunicazione, l’uso della parola – «tratto distintivo dell’uomo» ¬– fino ad arrivare alla scrittura, senza la quale, secondo Cooley, «non può esistere alcuna forma di governo stabile ed estesa, poiché essa richiede una costituzione di qualche tipo […] che racchiuda la saggezza del passato mirando al mantenimento dell’ordine sociale». Per tale motivo gioca un importante ruolo la stampa che, mediante la diffusione, apre le porte al mondo moderno, permettendo quindi il progresso della società giacché «significa democrazia, in quanto pone la conoscenza alla portata della gente comune».
Ingenuità e consapevolezza
Tuttavia il progresso non porta sempre a un percorso netto e lineare ma può presentare degli intoppi e delle evoluzioni inaspettate. Per tornare sempre sull’esempio della stampa vi è a un certo punto una via parallela che, dalle notizie verificate e attendibili, porta a quello che qui viene definito «pettegolezzo» ma può essere qualsiasi forma di comunicazione detta popolare – una barzelletta o una partita di calcio – che, se da un lato rafforza il senso di comunità, dall’altro si rende motore di superficialità.
Se, come nota anche lo stesso Ciofalo, Cooley dimostra una leggera ingenuità nell’affermare la forza della società sopra all’individuo, di cui il linguaggio e la comunicazione si fanno appunto strumenti imprenscindibili, dobbiamo tuttavia riconoscergli il merito di essere riuscito ad identificare, con un secondo di anticipo, quello che il curatore definisce come «overload informativo» cioè il sovraccarico di informazioni a cui l’individuo può essere messo a contatto e che può portare verso tensioni e scontri: un fenomeno che, mediante i social network e la quantità di fake news che ci ritroviamo a leggere ogni giorno, trova riscontro anche nella contemporaneità, in modo sempre più prepotente.
Lo stile
Nonostante i concetti abbastanza complessi – di cui qui abbiamo potuto solo far cenno – la scrittura e lo stile sono molto chiari e lineari, permettendo quindi a tutti di poterne seguire il ragionamento.
Ci ritroviamo di fronte a un testo fondante per la comprensione della società e che, a discapito della sua “età” non smette mai di essere attuale.
Maria Chiara Paone
(direfarescrivere, anno XV, n. 160, maggio 2019)
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