Non trasferiti pure a nomi noti
i diritti per le fotocopie effettuate
di Bottega editoriale
Scrittori, giornalisti e autori in generale famosi, famosissimi. Eppure la Siae, che ne gestisce i diritti, vive un paradosso: dice di non riuscire a contattarli quando si tratta di trasferire loro ciò che gli spetta dal ricavato delle fotocopie dei libri. Già alcuni anni fa ci eravamo occupati della questione (www.bottegaeditoriale.it/primopiano.asp?id=56): vi proponiamo ora le dichiarazioni del nostro direttore Fulvio Mazza in merito, pubblicate dall’AdnKronos, cui segue una lettera di replica da parte di Siae e Aie e una sua successiva controreplica.
La redazione
Lancio del 4 ottobre dell’AdnKronos
La Siae incassa i soldi dei diritti delle fotocopie dei libri, com'è suo dovere, ma in molti casi sembra che non trasferisca il dovuto agli autori. Il motivo? A quanto risulta all'AdnKronos non riesce a reperirli, anche quando si tratta di persone 'illustri' come il fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari, lo scrittore Roberto Saviano, il giornalista Gian Antonio Stella, il filosofo Gianni Vattimo e l'attore e scrittore Fabio Volo. O persone ben conosciute come l'ex premier Enrico Letta, Eugenio Gaudio, rettore dell'Università La Sapienza di Roma o il giornalista Gad Lerner.
Il ‘problema’ è tanto concreto che ha indotto la Siae a pubblicare sul suo sito un elenco degli autori i cui recapiti, reperiti dagli enti cui si è avvalsa per contattarli, non risultano corretti, o danno luogo a dubbi. E proprio in questa lista figurano nomi di primo piano, fra i quali quelli citati e altri.
Che i diritti sulle fotocopie vadano incassati, e incassati da lei, è indubbio: come riporta la stessa Siae sul suo sito, «la legge n. 633 del 1941, così come modificata dalla legge 248 del 2000, consente la fotocopiatura dei volumi e fascicoli di periodici senza la preventiva autorizzazione degli aventi diritto, purché effettuata per uso personale ed entro il limite massimo del 15%, prevedendo che da parte di biblioteche e centri copia sia corrisposto un compenso. Siae, per legge, ha il compito di incassare e ripartire agli autori ed editori i compensi».
La Siae, spiega ancora la società, «corrisponde agli autori ed editori i diritti incassati per la fotocopiatura dei volumi o fascicoli di periodici effettuata presso copisterie, biblioteche pubbliche ed universitarie ecc.». Una volta ottenute le liste dei nominativi «dalle associazioni rappresentative degli autori ed editori» la Siae, si legge sempre nel sito, «provvede a contattare gli aventi diritto individuati per liquidare loro quanto di propria spettanza».
"In molti casi - afferma all'AdnKronos il direttore dell’agenzia letteraria Bottega Editoriale, Fulvio Mazza - la Siae non prova neanche trovarli. Per cercarli si rivolge a varie strutture, una volta si è rivolta anche a noi. Ma l'impressione che ho avuto è che speri che le aziende cui si affida non trovino tante persone".
«Se ne trovassero tante - sottolinea Mazza - la Siae sarebbe costretta a pagare». Al contrario,« se non le trova trattiene i soldi. Non è che quei soldi vengono incamerati dalla Siae per tutta la vita – precisa Fulvio Mazza – però li gestisce. E dopo 25 anni, con l'usucapione, li incassa. E anche se non li incassano, dal punto di vista del diritto, i soldi restano nelle loro casse».
Mazza racconta inoltre: «Circa 3 o 4 anni fa la Siae mi chiese di contattare le persone 'non reperite'. Mi mandarono un file Excel con un migliaio di indirizzi e mi dissero di cercarli. Noi ne trovammo una percentuale abbastanza alta, pari a circa il 70% Non so perché mi tolsero l'incarico ma il mio sospetto e che io avessi trovato troppe persone. In generale, la cosa grave - sottolinea Mazza - è che fingono di non conoscere personaggi come Scalfari, Saviano, Letta o Lerner».
La Siae, interpellata dall'Adnkronos, ribadisce di avere «il compito di incassare il diritto di reprografia e liquidarlo agli autori ed editori delle opere letterarie fotocopiate, anche per coloro che non sono iscritti a Siae»; in quest'ultimo caso, specifica, «agisce su disposizione di legge, e non su mandato». La Società degli Autori ed Editori sottolinea che «per la maggior parte degli autori il contatto ricevuto risulta essere esatto, consentendo a Siae di anagrafarli e liquidarli, per altri il contatto non risulta valido».
«Se i contatti errati forniti appartengono a iscritti Siae in questo caso gli aventi diritto vengono automaticamente individuati e contattati; alcuni, seppur rintracciati - fa sapere la Siae - non intendono fornire i dati per ricevere le quote di loro spettanza. Per raggiungere comunque tutti gli aventi diritto, Siae ha messo a disposizione sul proprio sito istituzionale un apposito motore di ricerca, grazie al quale ogni interessato può riconoscere come proprie le opere che sono state fotocopiate». I diritti non liquidati e non "rivendicati" una volta caduti in prescrizione dopo 5 anni «sono utilizzati per finanziare progetti sociali e culturali e per promuovere la lettura», conclude la Siae.
Lettera del direttore Fulvio Mazza al direttore di AdnKronos sui diritti di reprografia
Caro Direttore,
spiace dover notare che la lettera dei presidenti Siae e Aie si arrampichi sugli specchi, getti fumo qua e là e non dica nulla di concreto.
Per onestà intellettuale, riportiamo qui di seguito la lettera integralmente:
LETTERA CONGIUNTA SIAE-AIE SUI DIRITTI DI REPROGRAFIA
Il Presidente di Siae, Filippo Sugar, e il Presidente di Aie, Ricardo Franco Levi, hanno scritto al Direttore di AdnKronos in replica alle dichiarazioni del signor Fulvio Mazza pubblicate il 4 ottobre scorso. Di seguito il testo della lettera:
Gentile Direttore,
abbiamo letto le dichiarazioni del signor Fulvio Mazza rilasciate ad AdnKronos che francamente lasciano sconcertati.
Le procedure seguite da Siae in materia di reprografia, diritti che Siae incassa non solo per i propri associati ma per la generalità degli autori e degli editori, rispondono al dettato della legge e prevedono il coinvolgimento delle associazioni maggiormente rappresentative degli aventi diritto autori ed editori con i quali è stipulata un’apposita convenzione.
Tutta la procedura inoltre ha la preventiva approvazione della Direzione generale dei beni librari del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali.
Peraltro, proprio per migliorare l’identificazione degli aventi diritto non associati è stata recentemente e profondamente rivista la convenzione con le associazioni di autori ed editori che svolgono questo tipo di attività, in parte utilizzando la società Ediser (srl a socio unico dell’Associazione Italiana Editori - Aie).
Fu Ediser, alcuni anni or sono, ad avvalersi (fino al 2011) della collaborazione dell’Agenzia Bottega Editoriale del signor Fulvio Mazza.
La prassi seguita da Siae, nel rispetto della legge, prevede di contattare direttamente i titolari dei diritti, di riscontrare la loro identità e la correttezza dei loro dati a disposizione, nonché di avere da loro, banalmente, un iban presso il quale effettuare il bonifico.
Tutto ciò premesso, come spesso capita, gli aventi diritto a volte non rispondono alle sollecitazioni e quindi non risulta possibile provvedere al pagamento. La pubblicazione sul sito ha anche questo scopo: consentire agli aventi diritto di verificare le informazioni.
In definitiva, i nominativi dell’elenco non sono molto spesso di soggetti non reperiti, ma di persone per cui non si è riusciti a completare la procedura.
Incomprensibile sia il termine temporale, 25 anni, indicati dal signor Mazza sia l’istituto dell’usucapione che non si applicano a questa tipologia di diritti. Questi diritti e i relativi denari se non rivendicati vanno in prescrizione dopo 5 anni, ma Siae non li incassa. Presso la Sezione Olaf è stato infatti istituito un fondo che viene utilizzato per promuovere il libro e la lettura. Tra le iniziative promosse, proprio pochi giorni fa il Consiglio di Gestione di Siae ha deliberato un contributo di circa 300mila euro con i quali sosterrà l’apertura di una biblioteca presso la struttura dell’Officina della Cultura ‘Gelsomina Verde’ a Napoli nel quartiere Scampia.
Filippo Sugar, Presidente Siae
Ricardo Franco Levi, Presidente Aie
Acquisita la replica di Siae e Aie, formuliamo la nostra controreplica fondandola su alcuni punti brevi, concisi e compendiosi.
- Con la loro lettera, Siae e Aie indirettamente confermano di fare assai poco per trovare i recapiti degli autori, limitandosi di fatto a pagare solo quelli che risultano iscritti Siae. Per gli altri – pur incassandone analogamente i proventi delle fotocopie – la Siae pubblica, in una pagina quasi impossibile a trovarsi per i comuni mortali, un elenco che denomina «Autori non reperiti».
Ma con quale faccia tosta dichiara di non essere riuscita a reperire – tanto per non rifare i nomi vecchi e per farne uno nuovo – un certo autore che si chiama Matteo Renzi? Davvero vuole farci intendere che non sappia chi sia?
- Pensavamo che la Siae attendesse 25 anni per intascarsi i soldi in questione, i due presidenti ci informano, invece, che ciò accade dopo soli 5 anni: chiedendo scusa per l’errore, gridiamo che questa procedura è semplicemente scandalosa. Il fatto che la Siae utilizzi tali soldi altrui per iniziative culturali da lei (arbitrariamente) scelte non ridimensiona certo lo scandalo. Ottima idea è stata, senza dubbio, quella di finanziare la Biblioteca di Scampia. Sarebbe però interessante sapere se, almeno, sono stati acquistati i libri di quegli autori “sconosciuti” a cui non hanno dunque pagato i proventi: almeno, in tal caso, questi sventurati avrebbero guadagnato qualcosa attraverso il Diritto d’autore!
Sfidiamo dunque la Siae a pubblicare la lista degli autori definitivamente cassati fra gli aventi diritto ai proventi delle fotocopie, come anche l’elenco dei libri acquistati per la citata Biblioteca (chissà quali sono gli editori beneficati... i soldi delle fotocopie riguardano sia gli editori Aie che gli editori non Aie: sarà così anche negli acquisti?).
In ogni caso: non sarebbe stato meglio se la Siae avesse dato vita a questa lodevole iniziativa finanziandola con i propri soldi anziché con quelli degli autori? E, in somma a tutto: perché i soldi degli autori non reperiti devono essere impiegati in iniziative da loro non scelte?
Sarebbe anche molto interessante sapere quali sono le – dalla Siae asserite – «associazioni maggiormente rappresentative degli aventi diritto autori ed editori» con i quali «è stipulata un’apposita convenzione» e, ovviamente, sarebbe ancora più interessante sapere sulla base di quali criteri queste sarebbero state scelte e secondo quali termini sarebbe stata stipulata la citata convenzione.
- Risulta molto difficile credere alla Siae quando afferma che contatta direttamente «i titolari dei diritti» e che «spesso capita» che gli autori non rispondano alle sollecitazioni e quindi non sia possibile provvedere al pagamento.
Sono davvero così ricchi gli autori italiani da snobbare questi soldi non comunicando l’Iban?
E come mai gli autori che abbiamo consultato dicono di non essere stati mai contattati dalla Siae?
- Risibili sono anche Siae e Aie quando dichiarano che «la pubblicazione sul sito ha anche questo scopo: consentire agli aventi diritto di verificare le informazioni» e che, «in definitiva, i nominativi dell’elenco non sono molto spesso di soggetti non reperiti, ma di persone per cui non si è riusciti a completare la procedura». A parte il fatto che, come accennavamo poc’anzi, dubitiamo assai che gli autori non mandino, se sollecitati, l’Iban e che ci pare molto strano che quelli da noi contattatati non sappiano nulla di questa opportunità, evidenziamo che sul sito c’è scritto ben altro. Si dice papale-papale che l’elenco in questione contiene i nomi degli «autori che non stati reperiti, quelli su cui esistono dubbi di omonimia e quelli i cui eredi non sono stati individuati».
Dunque Matteo Renzi, Gad Lerner, Eugenio Scalfari, Roberto Saviano, Gian Antonio Stella, e tutti gli altri che abbiamo menzionato, sarebbero difficili da reperire? O ci sarebbero omonimie in agguato? Oppure sono morti? Non ci sembra.
- Ma, se davvero Siae e Aie non riuscissero a trovare gli autori, non potrebbero adoperarsi a mandare una comunicazione all’editore, il cui nominativo è chiaro e incontrovertibile?
La realtà che emerge è, in verità, ben lontana da questa ipotesi. Illuminante a tal proposito è una sorta di lapsus freudiano: utilizzando la definizione di «diritti non rivendicati», fanno intendere chiaramente che l’atteggiamento della Siae è quello di lavarsi la coscienza pubblicando il già citato l’elenco – ben sapendo che non ci sarà quasi alcuno che lo leggerà – per il mero scopo di rispondere a chi si attiva, per l’appunto, a “rivendicare” legittimamente i propri soldi.
Che la Siae abbia tutto l’interesse a che gli autori non vengano trovati appare dunque evidente; che faccia il minimo sindacale – se non di meno ancora – per trovarli, è purtroppo ben più che un fondato sospetto.