Scrivere di se stessi è difficile. Ancor di più se si scrive sui propri capi. Peggio ancora se l’articolo è destinato a essere pubblicato proprio presso la loro rivista. Ma io (perdonate la prima persona singolare che, nel giornalismo, so bene che non dovrebbe essere mai utilizzata) sono brava (oltreché, lo avrete già notato, assai modesta…) e ci riuscirò! Parlerò dunque della mia esperienza come stagista nel settore editoriale raccontandovi le difficoltà incontrate e, soprattutto, gli aspetti positivi che l’hanno caratterizzata.
Tra le Questioni di editoria di cui trattare, riferendomi al titolo della rubrica stessa, un posto fondamentale lo trovano i corsi e gli stage nel settore. Le motivazioni per scegliere un percorso simile possono essere molteplici: un interesse specifico, semplice curiosità, approfondimento di alcune tematiche, casualità. Per quanto mi riguarda si è trattato probabilmente di un insieme di alcuni di questi fattori. Infatti ho sempre amato leggere e scrivere e sono spesso rimasta affascinata dallo stile di alcuni autori, non solo classici; probabilmente per questo mi sono sempre domandata cosa ci fosse dietro un lavoro di redazione che consentisse poi al lettore di poter sfogliare un libro di qualità. Sì, perché non è solo la trama a fare di un dattiloscritto un buon testo, ma anche tutto il lavoro “certosino” di editing.
In tempi più recenti, attraverso alcune esperienze come blogger, ho inoltre avuto modo di entrare in contatto diretto con alcuni autori e con il settore editoriale. Quando perciò ne ho avuto la possibilità, ho deciso di approfondire il tema “editoria” cercando un corso che potesse essere accessibile, finanziariamente parlando, e soprattutto ben strutturato. Cercando informazioni online ho trovato la Scuola di Redattore di casa editrice tenuta dall’agenzia letteraria Bottega editoriale del direttore Fulvio Mazza. Il percorso prevedeva un periodo di formazione teorica a cui era possibile far seguire un periodo di stage. Una volta ammessa, dunque, è iniziata la mia avventura.
La Scuola di Redattore
Le lezioni teoriche potevano essere seguite frontalmente nelle sedi dell’agenzia letteraria, oppure online tramite connessione Skype o, ancora, con modalità mista. Questo aspetto è stato da me particolarmente apprezzato perché, a causa della distanza, avrei altrimenti avuto non poche difficoltà. Le spiegazioni durante le lezioni sono state chiare e i materiali forniti completi, tutti elementi che hanno facilitato lo studio. Molto apprezzabile inoltre la disponibilità dello staff di Bottega editoriale a fornire supporto e chiarimenti ulteriori ove necessario, secondo richiesta esplicita dello stesso direttore: «Chiedete, chiedete, chiedete!». Al termine del percorso teorico ho deciso di impegnarmi nello stage per avere una formazione più completa, che la sola teoria – si sa – non può dare.
Lo stage con Bottega editoriale: i primi passi
Il mio tirocinio con l’agenzia letteraria ha avuto un punto importante nella Fiera del libro di Roma. Si è trattato della mia “prima volta” a una fiera editoriale ed è stata estremamente interessante (in seguito vi racconterò meglio quanto!). Tornata a Milano ho proseguito il mio percorso: inizialmente ho incontrato qualche difficoltà, soprattutto nell’applicare i concetti teorici, appresi sui “banchi” di scuola, a veri dattiloscritti per i quali di volta in volta bisognava effettuare delle preletture – con commenti critici ai contenuti – o editing, nei quali era necessario dare anche suggerimenti migliorativi per la qualità del testo stesso. Mettere in pratica quanto imparato è complesso perché ci sono moltissime regole da ricordare e questo inizialmente rende il lavoro più difficoltoso, pur potendo consultare un dettagliato Nuovo Manuale pratico di Scrittura (Rubbettino, pp. 280) redatto dalla stessa agenzia letteraria in collaborazione con il giornalista e scrittore Rino Tripodi.
Col tempo però l’esercizio sui dattiloscritti è diventato più semplice: applicando le regole di volta in volta si finisce con l’interiorizzarle e, dunque, si passa senza quasi accorgersene da un’analisi di un testo in modo un po’ meccanico, partendo dalle diverse regole editoriali, a una situazione ideale in cui si sa già cosa cercare senza dover per forza consultare il Manuale riuscendo quindi a godersi ciò che si sta leggendo. Il lavoro di editing è invece più complesso, che si tratti di romanzi, saggi o poesie, perché diventa necessario non soltanto correggere gli eventuali errori presenti nel testo, ma dare suggerimenti all’autore sullo stile, la sintassi e quanto possa essere utile a migliorare la qualità del dattiloscritto che verrà successivamente presentato alle case editrici per una possibile pubblicazione. Ciò presuppone una buona padronanza della lingua italiana e delle regole editoriali ma, soprattutto, le capacità di adattamento necessarie per comprendere lo stile dell’autore al fine di dare suggerimenti migliorativi che non siano lontani da esso ma che vadano invece a fondersi col resto del testo. Un altro aspetto particolarmente complesso riscontrato nell’editing riguarda le incoerenze, elemento piuttosto importante e per cui è richiesta una certa memoria dal momento che possono riguardare sia le modalità di scrittura messe in atto dall’autore (legate anche al Paratesto) sia i contenuti; cosa che accade talvolta, soprattutto per i dattiloscritti più lunghi.
Insomma una delle prime cose imparate durante lo stage con cui mi sono scontrata di più è stata imparare un metodo che fosse logico e allo stesso tempo creativo; è stato un duro lavoro all’inizio ma posso garantire che i risultati poi non tardano ad arrivare.
Lo stage con Bottega editoriale: le altre esperienze
Una volta fatti propri due strumenti importanti come il Manuale e le preletture, lo stage prosegue con molte altre esperienze che permettono di conoscere ulteriori aspetti dell’attività editoriale. Personalmente mi sono trovata a revisionare gli articoli scritti da altri collaboratori per le riviste dell’agenzia, ad aggiornare il database dei contatti delle case editrici e ora sto imparando a coordinare il lavoro degli altri stagisti per le preletture, aspetto che richiede il contatto diretto con chi invia il proprio dattiloscritto e quindi permette di sviluppare le proprie capacità relazionali secondo due direttrici: il rapporto con gli stagisti e quello con gli autori. Questo comporta non solo la capacità di rivolgersi a persone differenti con registri differenti, senza dimenticare mai educazione e rispetto, ma anche di sviluppare buone doti organizzative.
Lo stage con Bottega editoriale: l’esperienza unica delle fiere del libro
Per quanto mi riguarda, la partecipazione alla Fiera del libro di Roma rimane un’esperienza faticosa ma assolutamente entusiasmante e formativa. Ho aderito a tutte le giornate, dall’apertura alla chiusura, e ogni singolo momento è stato costruttivo. Ho avuto il compito di coordinare gli ingressi e alcune attività degli altri stagisti, di scrivere articoli a più mani e revisionarli insieme al direttore e agli altri dello staff di Bottega editoriale, assistere a presentazioni di libri di vario genere, avere contatti diretti con le case editrici provenienti da tutta Italia e, non da ultimo, prendere visione di numerosi testi di qualità offerti dalla piccola e media editoria. Un’esperienza sul campo che mi ha dato moltissimo in ambito formativo, ma anche sul piano umano.
Lo stage con Bottega editoriale: i rapporti umani
Un elemento assolutamente da non sottovalutare durante lo stage sono i rapporti interpersonali. In base alla mia esperienza, nell’ambito lavorativo, le relazioni con gli altri hanno sempre rivestito un’importanza cruciale. Svolgendo un tirocinio a distanza certamente risulta più difficile creare connessioni; tuttavia in occasione delle fiere ho avuto modo di conoscere collaboratori e stagisti di Bottega editoriale con cui ho instaurato bei rapporti che perdurano nel tempo. Inoltre un aspetto da non trascurare anche nella collaborazione a distanza riguarda la possibilità di interfacciarsi, volta per volta, con referenti diversi. Un elemento questo che, oltre a permettere di fare nuove conoscenze, consente di sviluppare una buona capacità nel relazionarsi con una molteplicità di persone: quindi occorre imparare a confrontarsi e comprendersi per riuscire a trarre il meglio uno dall’altro a livello formativo e, allo stesso tempo, per far funzionare il lavoro in team nel raggiungere il proprio obiettivo; sia esso un buon commento critico a un dattiloscritto, il completamento di un editing fatto in modo puntuale o il coordinamento degli stagisti durante le fiere del libro. Insomma il tirocinio, se fatto con serietà e impegno, è certamente tosto ma può dare molte soddisfazioni sotto svariati aspetti, consentendo di acquisire buone competenze da poter spendere in futuro.
E adesso? Al lavoro!
Elisa Barchetta
(direfarescrivere, anno XIII, n.136, maggio 2017)
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