La persecuzione da manoscritto e l’ossessione da refuso, l’esordiente esuberante e lo scrittore saccente, l’errore dell’ultimo minuto e la fissa per le “vedove”, le telefonate infinite e le integrazioni via sms, l’arte del copia e incolla e la gioia dei ringraziamenti, queste le incombenze del lavoro dell’editor esposte dettagliatamente nel libro E così vuoi lavorare nell’editoria (Editrice Bibliografica, pp. 128, € 8,42), di Alessandra Selmi.
Croce e delizia di essere un editor
Dall’amore per la lettura al trauma della scoperta della “lettura di precisione” è un attimo: ci si rende conto che le gambe di uno sgabello da quattro diventano tre nel giro di poche pagine e allora il piacere di leggere si trasforma in una sorta di “compulsione nervosa”; anche il romanzo più bello, dopo cinque revisioni volte a scovare l’errore, non piacerà più.
Un libro curioso, carico di accattivante e spiritosa ironia, che penetra con adesione nel meccanismo della correzione di un testo, offrendoci incredibili testimonianze riguardo al “mondo” che quotidianamente vive l’editor, con tutti gli imprevisti del mestiere. Tuttavia, il messaggio dell’autrice consiste nel rivelarci che non c’è uno standard preciso da seguire per affrontare al meglio la professione, così come non esiste un testo perfetto e autori uguali e disponibili al confronto.
Con una spigliata freschezza nell’esposizione dei contenuti, con grande attenzione alla forma, al lessico, alla punteggiatura, al pubblico di riferimento, tipico di chi da anni lavora a contatto con i testi, Alessandra Selmi mette nero su bianco le principali mansioni, perplessità e gratificazioni di questa figura tanto importante nella filiera del libro.
È l’editor che deve selezionare i lavori inediti più adatti al catalogo della propria casa editrice, ma spesso non tutte le storie sono così originali e quindi ci si deve sedere e, d’accordo con l’autore, bisogna riscrivere e migliorare il testo, tagliare e aggiustare un po’ qui e un po’ là, o rispedire il dattiloscritto al mittente, attirandosi tutte le maledizioni possibili.
Per chi è in bilico e non sa se approcciarsi o meno a questo mestiere, il libro è un incentivo a continuare, perché non c’è soddisfazione più grande, «quasi come un genitore con il proprio figlio», che partecipare alla presentazione dell’opera curata, «da quando questa non era altro che un mucchietto di fogli», e constatare il grande risultato ottenuto.
Veramente divertente tutta la parte sugli amici scrittori che presentano direttamente il proprio manoscritto sperando di godere di un trattamento di fiducia, o quella relativa agli scrittori 2.0 che, ignorando la normale procedura, inviano il dattiloscritto tramite un social senza la minima presentazione e, se c’è, è essa stessa piena di refusi, oltre che di velate minacce, insulti, lodi a se stessi, bugie, misteri, raccomandazioni o eccessi di tecnicismi, di termini stranieri, avverbi; fino ad arrivare alle email che, in tutto ciò, non contengono alcun romanzo. Simpatico anche l’episodio del libro che all’editor proprio non piace e che però deve prendere in considerazione perché il “capo” lo ha accettato.
Gli autori: fra chi ama gli editor e chi li detesta
Le accuse più comunemente rivolte sono che l’editor non serve a niente, che i grandi scrittori non hanno bisogno di un editor, che l’editor appiattisce lo stile degli scrittori, che l’editor segue esclusivamente i gusti del mercato o che semplicemente non è altro che un correttore di bozze.
Ecco un valido motivo per leggere questo testo indirizzato, prima che alla categoria in questione, soprattutto a chi ne ignora il vero significato, a chi scopre per la prima volta che non una, ma molte persone, collaborano alla realizzazione e alla pubblicazione di un libro: «È una rivelazione e una delusione allo stesso tempo, che alcuni rigettano anche davanti all’evidenza», sostiene l’autrice.
E così vuoi lavorare nell’editoria, restituisce valore e dignità a una professione da sempre sottovalutata e schernita, mettendone alla luce tutte le difficoltà: leggere sullo schermo retroilluminato di un pc anche per otto ore e oltre; sostenere le riunioni con l’autore che difende a spada tratta “ogni virgola” del suo ingegno, senza intendere che il compito dell’editor è quello di «eliminare le nefandezze su cui ci imbattiamo, di fare di quel libro il migliore libro possibile»; lavorare contemporaneamente a più testi, il più delle volte di vario genere, con temi e argomenti diversi fra loro. A tutto ciò si uniscono le lunghissime telefonate che bisogna sostenere con l’autore, telefonate di due o tre ore in cui si rivede un intero saggio, «al punto da dedurre che le cose di cui un editor non dovrebbe mai fare uso sono: un telefono cordless con vivavoce e batteria infinita, un abbonamento telefonico illimitato e senza scatto alla risposta».
Un concetto ripetuto molte volte risulta pesante e l’editor va avanti a colpi di cancellature. Stesso discorso per quanto riguarda l’epurazione da troppi dettagli. Il punto è come far accettare a un autore un drastico taglio nel suo libro? Molto fantasioso è l’elenco delle varie scuse di cui un editor si può avvalere.
Da un mucchietto di fogli alle prime bozze e copertine
Il lavoro grosso l’ha fatto l’autore, la creatura è sua, ma l’editor sente che comunque un po’ gli appartiene. Sono poche le persone che capiscono veramente il lavoro dell'editor, il paziente e pesante lavoro di revisione, la correzione dei refusi, le ricerche alla base del tema del libro, le integrazioni alla trame, l’aggiustamento dei nessi logici, la presentazione della “quarta di copertina”.
Un libro dannatamente sfizioso e piacevole questo della Selmi. Una lettura leggera che tuttavia offre importanti spunti di riflessione sul mercato del libro oggi, oltre che sulla figura dell’editor, che fra l’altro, corre i suoi rischi, come: essere investito perché legge camminando o guidando, a volte dagli autori che sono stati rifiutati; avere più ernie che dischi vertebrali; soffrire di cecità precoce per le ore passate a leggere al pc; beccarsi il tunnel carpale.
In conclusione, cari editor: «Quando acquisterete un libro farete uno sforzo immane a non usare la vostra matita alla ricerca di qualsivoglia errore. Se per caso su facebook vi scapperà un refuso anche per colpa della tastiera sarete perseguitati da chi ve lo farà notare. Il refuso sarà il vostro incubo e lo troverete ovunque dalle istruzioni di montaggio di un mobile, ai siti web, ai messaggi dei vostri amici o sul volantino della spesa, diventerete una calamita per gli errori», parola di un’autrice, parola di un editor.
Gilda Pucci
(direfarescrivere, anno XIII, n. 135, aprile 2017)
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