Anno XX, n. 225
novembre 2024
 
Questioni di editoria
Pubblicare un libro:
nuove sfide editoriali
Da Edizioni Simple, un manuale
per gli scrittori esordienti
di Selene Miriam Corapi
«Il mondo dell’editoria è cambiato. Sono in molti quelli che ancora pensano che basti mandare un buon manoscritto all’editore: l’editore lo sistema un po’, lo pubblica e lo vende spingendolo al massimo; quindi l’autore incassa le royalties e cambia vita! […] Adesso l’editoria tradizionale ha perso potere. Questo è il tempo delle autopubblicazioni: ci si autopromuove e ci si autovende, bypassando così il sistema tradizionale».
È davvero molto difficile scrivere e pubblicare un testo, poiché, come afferma Elsa Morante, «tutti possono scrivere un libro, ma non tutti sono scrittori».
Molto spesso gli autori non hanno conoscenza del mondo dell’editoria e della sua «spietatezza; e molti non conoscono neanche la differenza (notevole) che c’è tra stampare e pubblicare».
Per venire incontro ai molti disagi dell’autore esordiente e per metterlo in guardia, Margherita Flagiello, dottore in Editoria multimediale, copywriter, editor e social media specialist per diverse aziende e organizzazioni, in collaborazione con Simone Pasquali, titolare di Stampalibri.it, Edizioni Simple e Biblohaus, tra i primi in Italia a credere nel print on demand e in un’editoria non tradizionale, hanno raccolto considerazioni molto interessanti in Sicuro di voler pubblicare un libro? Le giuste domande che devi farti e che (forse) ti faranno cambiare idea (Edizioni Simple, pp. 48, € 5,00).
«Questo libretto è stato creato proprio con questi intenti: metterti in guardia, avvertirti sui pro (pochi) e sui contro (molti) e dotarti di strumenti utili per capire che l’esperienza della pubblicazione, della promozione, della distribuzione e della vendita non sarà cosa facile».

Scrivere un libro
Gli scrittori sono numerosi, quelli improvvisati ancor di più, ed è molto difficile farne una selezione; per tale motivo sarebbe opportuno che l’autore si ponesse delle domande indispensabili, come: «Ma sai (davvero) scrivere? Perché ti piace scrivere? Perché possiedi un eccesso di inventiva che ti porta ad immaginare storie, personaggi e situazioni che potrebbero interessare qualcuno con la tua stessa sensibilità o percezione del mondo? O perché vedere il tuo nome scritto sulla copertina di un libro ti eccita ed entusiasma?». Domande che non ammettono risposte scontate.
«Di sicuro l’idea romantica dello scrittore che scrive per passione, chiuso nel suo mondo e che vive con i proventi della sua arte, lasciando all’editore il “lavoro sporco”, è definitivamente morta»; complici di questo lento declino sono l’avvento delle nuove tecnologie, che offrono la possibilità di diffondere i libri in rete, i social network, ecc.; «gli scrittori moderni sono quelli che scrivono, curano, stampano e promuovono i propri libri in autonomia, senza passare attraverso agenti, editori, promotori, distributori e librerie!».
Per essere dei veri scrittori bisogna leggere moltissimo, avere alle spalle un bagaglio culturale solido, avere salde competenze linguistiche ed essere critici oggettivi dei propri lavori e di quelli degli altri; «il confronto è sempre importante per capire dove si sta andando e dove si vuole arrivare».
Per scrivere un buon libro è importante attenersi a questo “semplice” principio di base: «Qualità, qualità, qualità e, prima di scrivere, leggere, leggere, leggere».

Correzione bozze, editing e scheda di valutazione
«Hemingway diceva che “The first draft of anything is the shit” (parafrasando, “La prima copia di tutto fa schifo”) […] Refusi, errori da correggere, imprecisioni, sbavature. Nessuno di noi si salva quando si tratta di una prima stesura. E, soprattutto se ci si autopubblica, è importantissimo rivolgersi a dei professionisti per distinguersi ed alzare la qualità dell’opera considerando l’enorme quantità di persone che scrivono».
È opportuno rivolgersi a dei professionisti, direttamente alle case editrici o alle agenzie letterarie che, attraverso l’editing e la correzione bozze, verifichino e, quando è possibile, migliorino il testo in modo da renderlo idoneo alla pubblicazione.
L’editing è un passaggio fondamentale, mediante il quale gli editor individuano i punti di forza e di debolezza dell’opera; la correzione di bozze avviene in un secondo momento, serve a “pulire” il testo da eventuali errori di battitura, formattazione, refusi o sbavature (spazi tra parole e punteggiatura, il controllo delle maiuscole e minuscole sbagliate, ecc.).
Esistono due tipi di editing: quello “leggero”, che prevede piccoli interventi sulla punteggiatura, sul lessico, sui tempi verbali, sulla grammatica, ecc.; e quello completo e/o affiancato alla riscrittura, che include tutto ciò che riguarda il primo tipo e prevede anche interventi e consigli sulla trama e l’intreccio, arrivando anche a comportare uno stravolgimento dell’opera o addirittura una sua riscrittura totale.
L’editing è importante per due motivi: in primo luogo perché permette di individuare la presenza di errori e di punti deboli nella storia, che non rendono praticabili neanche eventuali correzioni. In tal caso l’autore, di fronte alla necessità di riscrittura totale o parziale, può valutare se continuare il suo progetto o sospenderlo, qualora non convenga alle sue tasche.
In secondo luogo l’editing è un utile «spunto per migliorare e migliorarsi, prendendo coscienza, grazie all’ausilio di un professionista esperto, di limiti e debolezze della “propria penna”».
Diversa è la valutazione di un inedito, compito spesso assegnato alle agenzie letterarie o a dei veri e propri consulenti editoriali, che «devono analizzare con attenzione e lungimiranza il testo che hanno per le mani, assumendosene l’onere di capire potenziale di interesse, future vendite e incassi».
Per un giudizio e un’analisi ottimale si procede, dopo la lettura del manoscritto, alla stesura di una scheda di valutazione, che deve cercare di essere il più possibile chiara «nella definizione delle prospettive». La scheda contiene informazioni tecniche come la specificazione di autore, titolo, numero di cartelle o battute; la definizione del genere letterario di appartenenza; iltarget ideale dell’opera; una breve ed esauriente sinossi; l’analisi dello stile, della sintassi, del linguaggio; in ultimo, il giudizio finale complessivo.
Sarà proprio il giudizio generale quest’ultimo a decretare quali sono «i punti forti e i punti deboli, le parti da migliorare o da rendere più appetibili per il mercato. Le strade che poi si diramano sono le più diverse».

Quante case editrici ci sono in Italia
«In Italia, ma non solo, esistono case editrici piccole, medie e grandi. Ognuna ha una sua nicchia di mercato e specifici generi di riferimento ma, come per tutte le aziende, ovviamente, l’obiettivo resta il medesimo: avere un riscontro economico. E mentre le grandi case editrici affermate possono investire svariate risorse nella pubblicità per produrre ogni volta il best-seller che tutti vogliono comprare, il piccolo editore non ha la possibilità di effettuare grossi investimenti. Se a questo aggiungiamo che in Italia si legge poco (e questo lo sappiamo da tempo) e gli editori sono più di 7.500 (con circa 2.500 case editrici che pubblicano almeno – o superano abbondantemente – 10 libri all’anno) chi fa il mercato? Chi ci guadagna e quanto?».
Sergio Calamandrei, nella sua analisi in merito (consultabile al link: www.calamandrei.it/editoria.htm), riportando i dati Istat afferma che «solo nel 2005, sono stati pubblicati 59.743 libri in Italia. 59.743! Ovvero 164 libri ogni giorno, che sarebbero quasi 7 libri all’ora»; dunque l’autore avrebbe a disposizione un quarto d’ora di notorietà, «per essere proprio precisi, di 13 minuti e 56 secondi», prima di essere surclassato da un nuovo autore che si posiziona nel mercato editoriale.
Fare lo scrittore e vivere con i proventi delle proprie opere oggi è davvero molto raro.
«Morale della favola: troppe case editrici, troppe uscite di scarso valore. È davvero conveniente far parte di questo sistema?».

Editoria a pagamento
«Editori a pagamento: approfittatori e abili strateghi del marketing che – dietro apparente professionalità e notorietà – promettono servizi e risultati (in termini di visibilità e vendite) che non possono effettivamente garantire, dopo aver richiesto un “contributo” (molto spesso profumato e sostanzioso)? O professionisti che mettono al primo posto la diffusione della cultura e danno un sincero e genuino contributo al mondo della letteratura esordiente?».
Un problema è rappresentato dagli stessi autori, troppi, che vogliono pubblicare i loro scritti ad ogni costo, mentre «i risultati che le case editrici a pagamento promettono per cercare di accontentarli (guadagnandoci in ogni caso, mettendo il rischio imprenditoriale sulle spalle degli autori e accaparrandosi però i diritti sulle opere, in netto contrasto con l’art. 118 della legge sul Diritto d’Autore) non si riscontrano mai».
Un vero editore legge davvero il libro ricevuto, lo valuta seriamente impiegando più di qualche giorno o settimana, e, se lo ritiene opportuno, propone all’autore un contratto di edizione, offrendo una percentuale su ogni libro venduto.
È necessario fare una distinzione tra editori a pagamento e stampatori su richiesta: «Nel secondo caso infatti il rapporto è sempre chiaro e assolutamente onesto fin dall’inizio: si paga (e l’impegno economico dovrebbe essere contenuto) per stampare una quantità definita; la promozione e ciò che segue la creazione fisica dei volumi resta a totale carico dell’autore (anche noi di Stampalibri.it lo specifichiamo sempre; il print on demand non è editoria a pagamento). Perché stampare un testo non significa pubblicarlo. Pubblicare significa, così come suggerisce la parola stessa, rendere il libro pubblico e commerciabile (ad esempio tramite l’apposizione del codice Isbn […])».
Il consiglio che gli autori di questo manuale offrono è «leggere sempre attentamente i termini di un contratto, fare domande, informarsi e tutelarsi; sono questi gli elementi chiave che possono seriamente fare la differenza e aiutare a discernere proposte serie da vere e proprie truffe».

I grandi editori
Come mai le grandi case editrici raramente pubblicano gli esordienti? La risposta è molto semplice: un esordiente rappresenta un rischio, un investimento economico, e non è detto che abbia successo o, quanto meno, che abbia un rientro in termini di guadagno. Pertanto le grandi case editrici preferiscono investire su autori conosciuti, che si sono già fatti un nome.
«Il mercato editoriale italiano è dominato dalle grandi case editrici che hanno un loro circuito di visibilità e distributivo che fa parte di un impero chiuso, riservato a pochi. Le piccole e micro case editrici restano inevitabilmente tagliate fuori e, con loro, anche la miriade di scrittori esordienti che sogna di essere pubblicata. Non c’è interesse verso il mondo della letteratura esordiente da una parte, manca la visibilità e la vetrina giusta per il piccolo marchio editoriale dall’altra. E, se lo scopo di qualsiasi editore (che è anche imprenditore) è guadagnare e trarre un profitto dai propri investimenti, è facile comprendere perché un autore dilettante e sconosciuto non avrà mai la possibilità di farsi pubblicare da un grande nome».

Per fortuna c’è la Rete!
Ed è qui che viene in soccorso Internet! È possibile pubblicare il proprio sogno nel cassetto e, al contempo, evitare spese rischiose e inutili, utilizzando la grande Rete virtuale. Essa consente di pubblicare il libro sotto forma di ebook, facendolo leggere ad amici, parenti, allargando la cerchia di lettori in rete, così da avere la possibilità di farsi un nome, attraverso i social e le community, ecc.
Se poi si vuole ugualmente avere a disposizione il testo in copie fisiche, da distribuire o vendere, si può ricorrere al print on demand, «letteralmente “stampa su richiesta”, conosciuto anche come self publishing, è un sistema semplice, pratico ed economico per avere copie fisiche del tuo libro di cui potrai disporre in tutta libertà, senza spendere un patrimonio e, soprattutto, mantenendo il pieno controllo dell’opera, nella forma e nei contenuti».
Si può anche scegliere di autopubblicarsi applicando alla propria opera il codice Isbn, cioè il numero di riferimento internazionale del libro, univoco per ogni pubblicazione, il quale «ti può consentire di immettere il libro nell’elenco dei libri pubblicati e nel normale circuito di vendita […] Solo così il tuo libro esiste ed è commerciabile in tutto il mondo».

Consigli molto utili
Il manuale Sicuro di voler pubblicare un libro? offre spunti di riflessione e soluzioni davvero interessanti per chi ha un libro nel cassetto ma esita a realizzarne la pubblicazione. Leggendo ci si può fare un’idea del mercato editoriale e di come sfruttare la Rete a proprio vantaggio, ma è utile anche per appurare se il proprio scritto possiede tutti i requisiti necessari per essere pubblicato.
Gli autori del manuale, in ultimo, rivolgendosi agli scrittori e alle altre figure della filiera libraria, offrono il loro consiglio che è al tempo stesso un’esortazione: «Diciamo basta ad editori scadenti, autori scadenti e lettori scadenti. La parola d’ordine è (ancora una volta): qualità! E rimbocchiamoci tutti le maniche per dare il nostro contributo in questo senso».

Selene Miriam Corapi

(www.direfarescrivere.it, anno XII, n. 123, marzo 2016)
 
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