Anno XX, n. 225
novembre 2024
 
Questioni di editoria
La genesi del libro:
dall’autore al lettore
Storia e fasi della produzione
libraria. Un manuale da Tea
di Selene Miriam Corapi
Esistono diverse definizioni di editoria libraria: «[…] l’editore ha il compito di stampare e diffondere l’opera degli autori, trasmettendo idee e producendo cultura»; ma il libro è anche un bene, un prodotto economico, e quindi la funzione primaria di una casa editrice è quella di essere «un’azienda che ha per obiettivo la maggiore diffusione del proprio prodotto, il libro».
L’editoria è un settore produttivo soggetto a variabili qualitative e quantitative, un’industria che produce un bene economico, ma al tempo stesso è il luogo per eccellenza «di produzione e organizzazione della cultura» in senso generico, spazia dall’informazione alla scolastica, dall’intrattenimento alle opere di ricerca, di divulgazione e così via.
Una casa editrice, però, non è un’azienda come tutte le altre perché, mentre queste ultime lanciano un ristretto numero di articoli (dopo lunghi test e complesse indagini di mercato) che restano in produzione per molto tempo, nell’editoria si producono centinaia di novità all’anno e ogni libro è un prototipo su cui investire «diverso da tutti gli altri, che deve essere realizzato con estrema attenzione ai dettagli attraverso un procedimento complesso, che richiede in tutte le sue fasi notevoli competenze e dunque personale altamente specializzato».
Per conoscere questa realtà nelle sue diverse forme, comprenderne le fasi, scoprire i diversi attori che cooperano per realizzare il libro nella sua forma materiale e culturale passo dopo passo, vi consigliamo di leggere il manuale I mestieri del libro. Dall’autore al lettore, di Oliverio Ponte di Pino (Tea, pp. 238, € 10,00).

Breve introduzione storica
Il libro, come oggetto reale, ha una storia lunga circa cinquecento anni: la prima innovazione che riguardò il suo aspetto fu il formato, con il passaggio dal rotolo al codex conclusosi intorno al IV-V secolo d.C. Il codex si presentava come un oggetto più pratico, dal momento che non doveva essere “svolto”, ossia srotolato con l’ausilio di entrambe le mani, come invece accadeva con il volumen; diventava anche possibile leggerlo più di frequente senza il rischio di deteriorarlo, nonché trasportarlo con più facilità (come accadeva con le tavolette cerate).
«L’umanità è andata avanti per secoli leggendo e scrivendo prima su pietre, poi su tavolette, poi su rotoli, ma era una fatica improba. Quando ha scoperto che si potevano rilegare tra loro dei fogli, anche se ancora manoscritti, ha dato un sospiro di sollievo. E non potrà mai più rinunciare a questo strumento meraviglioso. La forma-libro è determinata dalla nostra anatomia»: così si esprimeva Umberto Eco in La bustina di Minerva (Bompiani, 2000).
La seconda innovazione avvenne tra il XIV e il XV secolo con la comparsa del libro unitario, un unico volume che raccoglieva l’opera o le diverse opere del medesimo autore, affiancandosi così ai testi miscellanei che raccoglievano più autori.
La terza innovazione, quella determinante, avvenne a partire dal 1455 con la creazione del torchio da stampa e dei caratteri mobili da parte di Johannes Gutenberg, che stampò la Bibbia in folio.
Le tecniche di stampa si sono poi evolute ancora nel tempo e così anche l’aspetto del libro.
Intorno agli anni Ottanta del Novecento si è verificata un’ulteriore rivoluzione: sono nati gli ebook, i libri digitali, che si sono diffusi tantissimo grazie a Internet. La Rete, del resto, si è rivelata ben presto alleata del mercato librario: il libro «è stato il primo bene di consumo ad avere successo nell’e-commerce» grazie all’avvento di Amazon a opera di Jeff Bezos, nel 1995, che «ha fondato la più grande libreria on-line del mondo, non ha scelto questo settore merceologico per amore della cultura o per passione di bibliofilo, ma proprio perché […] ha ritenuto che il libro fosse il prodotto più adatto ad essere commercializzato via Internet» per le sue peculiarità: il facile trasporto grazie alla sua forma e dimensione, ma anche per l’offerta enorme e variegata.

Il libro tra antichità e modernità
L’oggetto-libro fa da ponte fra passato e presente: apparentemente una cinquecentina non è diversa da un libro odierno se non per le tecniche di stampa e di correzione del testo, che nel tempo hanno subito una vera e propria rivoluzione.
Un tempo l’autore inviava la propria opera a una casa editrice o in tipografia in forma manoscritta, ossia scritta a mano, al fine di pubblicarla; in un secondo momento venne in suo aiuto la battitura a macchina; in un terzo, il personal computer; poi, con l’avvento di Internet, anche le modalità di trasmissione e di lavorazione hanno subito ingenti modifiche: il dattiloscritto può essere inviato alle case editrici attraverso una semplice email; il file può essere facilmente modificato fino al momento della stampa. Tutto ciò ha permesso una riduzione dei tempi e dei costi.

L’autore e l’editore
«Tutti possono scrivere un libro, ma non tutti sono scrittori» afferma Elsa Morante.
Il libro non è concluso nel momento in cui l’autore ha completato la fase di scrittura: è da lì, al contrario, che inizia il suo viaggio. «Quello tra l’autore e l’editore è dunque un incontro che ha un obiettivo comune – il successo del libro – ma mette in gioco sensibilità, competenze e orizzonti assai diversi». Il rapporto tra i due è intimo e intenso; l’editore svolge un doppio lavoro: «Da un lato si impegna nella scoperta di nuovi talenti, nell’allargamento degli orizzonti culturali, nella promozione di altri campi del sapere e di settori di mercato inesplorati. Dall’altro l’accorta gestione e valorizzazione degli autori già acquisiti sedimenta il catalogo attraverso il quale la casa editrice costruisce la propria identità».
Viene spontaneo chiedersi: ma di cosa si occupa l’editore? È un canale tra l’autore e il lettore «e deve fare in modo che la trasmissione […] avvenga nelle condizioni migliori e con la massima efficacia, limitando interferenze e distorsioni»; al tempo stesso egli è anche un filtro, poiché «ha il compito di decidere quali titoli inserire nel proprio catalogo, selezionando tra la miriade di proposte che gli vengono inviate e tra i mille progetti che può intraprendere».
L’editore, inoltre, per continuare la propria attività «deve vendere un numero sufficiente di copie ad un prezzo adeguato, in modo da coprire tutte le spese sostenute e garantire un certo margine di guadagno alla casa editrice».
Esistono diversi tipi di editori, secondo la classificazione delineata da Valentino Bompiani (in Il mestiere dell’editore, Longanesi, 1998): «C’è l’editore ideologico, che sceglie i libri come tessere di un mosaico a ornare la volta della sua “chiesa”. Guarda alla società come a un parente che ha avuto fortuna all’estero. C’è l’editore letterario, il quale in definitiva, non sceglie libri, ma aggettivi; la sua fortuna può essere ritardata, ma è protetta da quella polizza d’assicurazione che si chiama la qualità. […] C’è l’editore libraio, che un giorno si è lasciato tentare pubblicando le poesie del direttore della scuola oppure una guida della città. […] C’è l’editore enciclopedico, che ha del mondo un’idea da officina di prefabbricati: il mondo gli sta bene così com’è, a condizione che si lasci incasellare in ordine alfabetico. […] C’è l’editore di pronto intervento, come i vigili del fuoco. Non è ancora spento nella cronaca “l’incendio”, che esce il libro documentario. […] Infine c’è l’editore protagonista. […] Quegli eccessi di valutazione dovuti all’entusiasmo, quella fiducia che precede il libro, quell’affidarsi all’intuizione invece che al marketing sono i suoi punti di forza e di debolezza. L’editore protagonista ha minori impedimenti a nutrire in grande le ambizioni perché adopera tutto, anche le ambizioni altrui».
Ovviamente, per diversi motivi, non tutto ciò che viene scritto arriva in libreria, ma «il fatto che un titolo non sia ritenuto adatto da una casa editrice non significa che un altro editore, con caratteristiche e sensibilità diverse, non possa decidere di pubblicarlo, facendone magari un successo».

Il libraio
«Nonostante il moltiplicarsi dei canali di vendita, il successo di un libro continua a nascere prima di tutto in libreria, grazie alla competenza e allo sforzo del libraio che è in grado di orientare la domanda meglio di molti altri esercenti»; infatti chi meglio di un libraio può relazionarsi ai numerosi clienti che necessitano di consiglio e di aiuto?
Anche quello del libraio è un doppio lavoro: «Il cliente di una libreria non compra soltanto il libro che sta cercando, ma anche quello che non sta cercando e che non sa nemmeno di volere», e ciò dipende dall’esposizione dei volumi sui banchi o negli scaffali. Come l’editore, il libraio ha una propria personalità, che si afferma attraverso la scelta dei titoli, la quantità e la disposizione degli stessi. Il successo di una libreria «richiede dunque capacità di ragionamento e intuito, in un mercato che cambia continuamente. Il bravo libraio si vede dalla gestione dell’assortimento, ovvero dei titoli presenti in poche copie che però danno credibilità alla libreria. La sua bravura consiste nell’equilibrare ampiezza (il numero dei settori e dei sottosettori) e profondità (il numero di titoli per ciascun settore)».

«La bellezza dei libri»
Il backstage del libro, ossia tutte le fasi e gli attori che concorrono alla sua realizzazione materiale – di cui noi abbiamo preso in esame qualche figura, una minima parte – viene delineato in modo chiaro e scorrevole nel testo di Ponte di Pino che si può riassumere in questa bellissima citazione: «Per l’autore il libro è prima di tutto l’espressione della propria soggettività. Per l’editore è un’intuizione, un’idea da inserire in un progetto. Per il redattore è un testo da costruire, levigare e migliorare con pazienza. Per l’ufficio tecnico è materia da plasmare. Per il grafico è un’emozione da trasmettere al lettore. Per l’ufficio commerciale è merce. Per il libraio è un prodotto da vendere. Per l’ufficio stampa è un oggetto culturale da far circolare nel dibattito pubblico. Al tempo stesso, per tutti loro e per il lettore, un libro è tutte queste cose insieme, e altro ancora: perché ha naturalmente anche un valore culturale, estetico, etico, morale, politico».

Selene Miriam Corapi

(www.direfarescrivere.it, anno XI, n. 120, dicembre 2015)
 
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