Il fenomeno del crowdfunding:
un salvagente per l’editoria?
di Maristella Occhionero e Graziana Pecora
La raccolta fondi come metodo per finanziare iniziative o progetti più o meno ambiziosi non è certo una novità del XXI secolo. Si può dire che esista da sempre, almeno da quando l’essere umano ha cominciato a organizzarsi attorno a strutture sociali più o meno complesse. Eppure gli ultimi anni, in concomitanza con il rapido sviluppo delle nuove tecnologie e con la conseguente consapevolezza di vivere sempre di più in un “villaggio globale”, hanno visto l’ascesa, complici anche le congiunture economiche non esattamente favorevoli, di questo sistema di sovvenzionamento collettivo. Nell’era digitale, la crescente diffusione dei social media ha reso possibile una visibilità prima insperata, e Internet è diventato così il più potente strumento di “connessione” tra persone al mondo. La “vecchia” raccolta fondi si è trasformata dunque in quel che oggi, con un ovvio inglesismo, chiamiamo crowdfunding.
Se nell’era informatica l’ambiente virtuale costituisce una parte fondamentale di quasi ogni aspetto della vita umana, il “moderno” crowdfunding non poteva essere da meno, e infatti si nutre in prevalenza, ma non solo, di fondi che derivano dal web. Ed è così che sono nati portali on line specializzati esclusivamente in questo tipo di servizio, dimostrando di poter raggiungere svariate comunità – potenzialmente tutte, nell’intero globo terrestre – a supporto di chiunque sia alla ricerca di un finanziamento. Le persone che vi si rivolgono con un progetto possono offrire delle ricompense al gruppo di donatori/finanziatori (secondo varie modalità che non stiamo ora ad elencare) e la piattaforma trattiene, nella maggioranza dei casi, una percentuale dalla somma di denaro raccolta.
Il crowdfunding del libro
Questo sistema di raccolta fondi è applicabile a qualsiasi settore, anche a quello editoriale: in fondo, che cos’è il libro se non un “prodotto” che, per potersi realizzare pienamente, ha bisogno di risorse anche economiche?
Sull’onda della britannica Unbound e della statunitense Pubslush, note all’estero già da alcuni anni, anche in Italia sono nate realtà virtuali specializzate nel crowdfunding del libro: tra le prime ricordiamo Bookabook, che ha da poco compiuto un anno. Il modello scelto dalle piattaforme dedicate ai prodotti editoriali prevede in genere una ricompensa per chi finanzia i progetti proposti, che consiste spesso in una copia digitale o cartacea del libro finanziato, oltre a vari altri premi messi in palio dagli autori stessi.
Ma come funziona esattamente questo piano di investimento? Un autore propone il proprio dattiloscritto – o anche soltanto l’idea di un libro che ancora non ha scritto o ha scritto in parte – sul portale. La piattaforma, almeno in linea teorica, si fa semplicemente portavoce del progetto senza prima filtrarlo, ossia senza valutarlo dal punto di vista qualitativo e stimarne dunque le possibilità di riuscita, poiché alla base di un crowdfunding vi è proprio la scommessa tra finanziato e finanziatori, i quali si fanno un po’ editori, almeno dal punto di vista economico. E questo può comportare anche diversi rischi, visto che in ambito culturale le sole logiche del mercato (funziona, piace e dunque vende) quasi mai portano l’utente finale a un reale “progresso” (in questo caso intellettuale), come spesso accade invece per altre tipologie di progetto.
Se invece dietro a queste piattaforme si nasconde un gruppo di professionisti del settore editoriale, allora il discorso cambia, perché sarà in grado di valutare il prodotto, o anche solo l’idea di un prodotto non ancora finito, e scegliere che cosa proporre ai finanziatori. Un po’ come un editore, bravo ma con pochi quattrini a disposizione, che credendo fortemente in un progetto-libro cerca finanziatori per realizzarlo invece di far sborsare denaro all’autore (come tanti “Eap” fanno). Da questa angolazione, il fenomeno crowdfunding diverrebbe di certo più appetibile per molti, contrastando tra l’altro il terribile e pericoloso fenomeno del self-publishing che ormai imperversa ovunque (si rimanda, a questo proposito, all’articolo di Costanza Carzo pubblicato su questa stessa rivista e raggiungibile al seguente link: www.bottegaeditoriale.it/questionidieditoria.asp?id=108).
E una volta proposto il progetto al portale che cosa succede? In genere, l’autore (ma può trattarsi anche di un editore o di un’agenzia letteraria) comunica l’obiettivo economico che si è autonomamente prefissato, motivato da esigenze reali relative alla realizzazione dell’opera, e la piattaforma di crowdfunding, dopo aver pubblicato sul sito una breve anteprima del libro, corredata quasi sempre anche da una sinossi o comunque da una relazione sul progetto complessivo, che può essere letta gratuitamente, mette a disposizione dell’autore un certo periodo di tempo per raggiungere, grazie ai contributi dei lettori, il budget stabilito. Naturalmente, in questo lasso di tempo, egli potrà sbizzarrirsi in maniera autonoma con ogni altro mezzo, dal tradizionale passaparola ai più moderni social network e blog letterari, per pubblicizzare la sua raccolta fondi ed aumentare le probabilità di raggiungere lo scopo.
A questo punto i lettori che decideranno di sostenere il progetto non dovranno far altro che iscriversi al sito e fare una donazione, i cui importi minimo e massimo vengono stabiliti dal portale stesso.
Qualora la campagna non andasse a buon fine, i fondi non verranno prelevati. E se invece si raggiunge l’obiettivo, che cosa viene concretamente finanziato? I sostenitori sovvenzionano la produzione stessa del libro, che, caso per caso, potrebbe comprendere il compenso dell’autore, la lavorazione grafica e tecnica, la revisione dei testi e la diffusione del libro nei canali tradizionali e in quelli multimediali; include anche l’eventuale commissione Stripe e la stampa delle copie cartacee per i donatori, oltre, naturalmente, ad aiutare la piattaforma a esistere contribuendo, quindi, anche ai costi della sua presenza in rete e al pagamento di coloro che lavorano per il sito. Inoltre, i sostenitori potrebbero ricevere l’ebook del testo o la versione cartacea, oltre ad altri premi eventualmente messi in palio.
I diritti d’autore
Da addetti ai lavori, però, una domanda ci sorge spontanea: i diritti d’autore che fine fanno? Una volta che il progetto è stato scelto e messo on line, i diritti di sfruttamento ebook e pubblicazione in volume in edizioni limitate vengono ceduti alla piattaforma (oppure all’editore o all’agenzia letteraria, nel caso di raccolte fondi “tradizionali”) per tutta la durata della campagna. Se l’obiettivo prestabilito viene raggiunto, la cessione di tali diritti viene estesa in modo da permettere la produzione e la promozione del libro nel mercato tradizionale. Alla scadenza di tale periodo e in assenza di accordi editoriali con terzi stipulati non senza l’approvazione dell’autore, i diritti torneranno in suo possesso, come previsto dalla legge.
Un’opportunità per editori, autori e lettori?
Naturalmente l’utilizzo di piattaforme dedicate alla raccolta fondi è solo uno degli svariati strumenti utilizzabili da un autore, che può servirsene anche prima di rivolgersi a una casa editrice o a un’agenzia letteraria, in modo da massimizzare la visibilità della propria opera. Ed è presumibilmente impiegabile pure dagli editori e/o agenti letterari stessi, per il medesimo scopo.
Se ben gestito, dunque, il crowdfunding del libro, come ogni progetto che sa mettere gli strumenti informatici e il web al proprio servizio, ha un enorme potenziale. Potrebbe davvero risolvere l’annoso dilemma tra qualità e logica di mercato, ponendosi esattamente a metà strada tra l’una e l’altra; per di più, abbattendo drasticamente i costi di ogni singola proposta e minimizzando le perdite: cosa che, in questo periodo di crisi, specie per l’editoria, rappresenterebbe una boccata d’aria fresca per gli scrittori desiderosi di farsi leggere, ma con scarse possibilità economiche, per i professionisti del settore editoriale, il cui lavoro verrebbe valorizzato da un sicuro riscontro di pubblico, e per i lettori che valorizzano a tal punto la lettura e la cultura in generale da farsene carico in prima persona.