«A partire dal 18 agosto del 2006, primo mio giorno di vacanza dopo molti mesi di attività frenetica, ogni sera a mezzanotte spaccata comparivano puntualissime su tutto il mio corpo centinaia se non migliaia di piccole bollicine rosse e pruriginose come fossero altrettante punture di zanzara». Dopo una serie di controlli medici, e dopo aver ascoltato molti pareri, l’autore scopre che le sue “amate” bollicine, soprannominate «sindrome di Cenerentola», erano la manifestazione fisica del troppo stress accumulato; il medico, non ancora soddisfatto della sua diagnosi, curioso dell’origine di quello stress, gli pone la fatidica domanda: “Che lavoro fa?”. L’autore risponde: «Faccio l’editore; e, sì, si può dire che ho un ruolo di responsabilità perché sono uno dei due proprietari della casa editrice; sì, abbiamo una quindicina fra dipendenti e collaboratori continuativi; quanto agli affari, be’, per il nostro settore, e il nostro tipo di azienda, succede che ogni anno se non ogni mese dobbiamo star lì a valutare la nostra sopravvivenza; e infine, effettivamente, sì effettivamente lavoro molte ore al giorno, anzi in pratica è quasi come se non smettessi mai».
È così che Marco Cassini in Refusi. Diario di un editore incorreggibile (Laterza, pp. 114, € 9,50) delinea con forte umorismo la storia della sua vita e la nascita della sua casa editrice: «Decisi di voler fare l’editore una sera di dicembre del 1994, anche se, senza saperlo, forse già lo ero».
Il sogno di ogni editore
In realtà l’autore, quando decise di iniziare questo percorso, aveva in mente un altro progetto: «Con il lavoro che ho scelto di fare, mi aspettavo che la mia vita sarebbe stata diversa. […] Mi immaginavo una vita fatta solo di lunghe giornate su un divano a leggere libri e manoscritti alla scoperta del talento che avrebbe cambiato la storia della letteratura; di conversazioni rivoluzionarie in fumose bettole del centro storico di qualunque capitale mondiale con scrittori leggendari o ancora sconosciuti ma alla cui leggenda avrei contribuito con il mio apporto decisivo; di illuminanti riunioni di redazione con collaboratori, consulenti, amici, traduttori, che sarebbero proseguite con memorabili serate in trattoria. […] Avevo dimenticato che l’editore non è solo un appassionato di libri, un animatore culturale, ma è fondamentalmente un imprenditore, con tanto di partita iva, obblighi fiscali e bilanci depositati».
Casa editrice… Impresa commerciale
«Il dilemma dell’editore si può riassumere tutto nella dualità fra il progetto culturale (che quasi tutti gli editori tendono a considerare una sorta di missione, in nome della quale si possono quindi compiere atti di insensato masochismo finanziario) e le molteplici implicazioni commerciali che un imprenditore sano di mente e attento alla propria attività dovrebbe anteporre agli aspetti romantici del mestiere. Un dilemma che può essere riassunto nella continua partita a scacchi fra direttore editoriale e direttore commerciale. E sintetizzato nella domanda […]: “Sì, ma questo libro quanto vende?”».
Il libro non è solo un veicolo culturale: è soprattutto un prodotto commerciale che deve essere venduto, poiché è attraverso i suoi proventi che una casa editrice può sopravvivere.
L’autore rivela che all’interno di una casa editrice ci sono tre fasi di vita fondamentali: l’età dell’innocenza, l’età della ragione e il ritorno all’età dell’innocenza.
L’ultima fase, avverte l’autore, non rappresenta una perdita della ragione, così come la seconda non comporta una perdita dell’innocenza: «È piuttosto come tornare, da adulto, a visitare la casa dove sei stato da adolescente».
La terza fase, spiega l’autore, è quella in cui la casa editrice, «avendo a disposizione gli strumenti forniti dalla ragione, rinnova costantemente se stessa grazie alla forza insopprimibile della propria “innocenza”».
La carta d’identità della casa editrice
Il catalogo è un elemento importantissimo perché racconta un po’ la storia della casa editrice, come una sorta di album fotografico; una carta d’identità con cui essa si presenta al pubblico: ogni titolo concorre a ribadire il progetto editoriale a cui l’editore si ispira e in cui crede.
Riportiamo il pensiero dell’autore in merito al catalogo della sua casa editrice: «Se sfoglio il catalogo, oggi, ecco cosa ci trovo. Una serie di tasselli, ognuno con una sua forma e un suo colore, e quella forma e quel colore hanno già un significato e un senso. Ma poi messi uno accanto all’altro formano una figura, una figura intera, grande. Ognuno è un pezzo intero, ma insieme è una porzione del tutto. […] hanno avuto uguale importanza, perché ognuno di quei libri ha contribuito a fare di me l’editore che sono, e la persona che sono».
Il mestiere dell’editore
L’autore, e ora possiamo finalmente rivelarlo, direttore editoriale della casa editrice minimum fax, in questo libretto di modesta estensione riesce a condensare il suo lavoro nel campo dell’editoria, portando sulla scena la propria esperienza di vita; con forte umorismo e con aneddoti che suscitano il riso, rivela come questo lavoro, non ancora ben compreso da tutti, richieda un impegno e una dedizione unici. Un lavoro faticoso, anche rischioso, perché ogni libro ha un suo corso imprevedibile, e in misura diversa tutti i libri concorrono a costruire il progetto editoriale. Ogni libro è una creatura che l’editore segue con costanza e pazienza, dalla sua formazione fino alla sua nascita, e che guarda da lontano mentre cammina sulle proprie gambe. Rappresenta per la casa editrice un frutto di grande soddisfazione e, come afferma Cassini: «Ogni libro ha un suo significato».
Concludiamo con una celebre citazione di Valentino Bompiani: «I libri li scrive qualcuno che non è lui. Li stampa un altro che non è lui. Li vende un terzo, che non è lui. Di suo l’editore ci mette l’amore».
Selene Miriam Corapi
(direfarescrivere, anno XI, n. 112, aprile 2015) |