Anno XX, n. 225
novembre 2024
 
Questioni di editoria
Il testo, intermediario
tra l’uomo e il mondo
Un importante studio filosofico
e linguistico, edito da Ets
di Letizia Rossi
Un testo è un sistema di parole e simboli che veicola un determinato messaggio. Per questo lo si può ritenere uno strumento comunicativo tra i più efficaci, diffusi e utilizzati dall’uomo. Data la sua importanza cruciale nella comunicazione, le principali discipline che si occupano di linguaggio e filosofia ne hanno fatto oggetto di studio, analizzandolo secondo gli strumenti peculiari di ciascuna scienza. Semiotica ed Ermeneutica sono state quelle a essersi occupate maggiormente del concetto di “testo” nel corso del Novecento. Da questo studio hanno avuto origine diverse teorie e posizioni, generando in alcuni casi dei veri e propri scontri tra filosofi e linguisti. In un panorama così frammentario il rischio è quello di lasciarsi trascinare nel vortice delle diverse posizioni, perdendo di vista il fulcro principale, ossia il testo.
A chiarire i punti d’incontro e le interpretazioni che Semiotica ed Ermeneutica hanno generato su tale concetto ci viene in aiuto l’affascinante saggio della ricercatrice Rossana De Angelis, Il testo conteso. Semiotiche ed ermeneutiche nella seconda metà del Novecento (Edizioni Ets, pp. 298, € 25,00), che passa in rassegna le principali teorie contemporanee sull’argomento.
Il saggio, vincitore dell’edizione 2013 del Premio di studi “Vittorio Sainati”, nasce dalla tesi di dottorato che l’autrice ha svolto in cotutela tra l’Università della Calabria e l’Université Sorbonne Nouvelle Paris 3, ed esplora il modo in cui la Semiotica e l’Ermeneutica si sono approcciate al medesimo campo di studio: il testo inteso come sistema portatore di senso.
Si parte con l’esposizione delle teorie nate dalla Semiotica contemporanea, sul testo e sul senso, analizzando in particolare i contributi di Eco, Greimas, Hjelmslev e Rastier, per poi passare all’Ermeneutica con Dilthey, Gadamer, Heidegger, Ricoeur e Szondi. A fare da collante fra queste due sezioni è il capitolo terzo, che affronta i punti di incontro e confronto tra l’approccio ermeneutico e quello semiotico nell’affrontare l’oggettivazione del senso e del testo. La scelta di ripartire il saggio esponendo nei primi capitoli le teorie semiotiche e negli ultimi quelle ermeneutiche permette al lettore di comprendere come le due discipline abbiano attinto l’una dall’altra, soprattutto dal punto di vista della scientificità: «Queste due prospettive di ricerca hanno in comune lo scopo di formulare una “teoria generale della significazione”, ma divergono quanto ai presupposti epistemologici. La semiotica si basa sull’analisi delle forme […] in cui si manifesta il senso secondo un certo principio di articolazione. Poiché l’identificazione delle forme è il risultato di un’analisi che procede per astrazione ed è volta alla generalizzazione, la semiotica si presenta, allora, come una disciplina scientifica. […] rispetto all’interpretazione semiotica il cui scopo è cogliere la generalità, l’interpretazione ermeneutica è, invece, ogni volta singolare. […] Ne consegue, allora, che l’ermeneutica, a differenza della semiotica, non si presenta come una disciplina scientifica». L’Ermeneutica quindi va ad attingere dalla Semiotica interpretativa per scrollarsi di dosso l’eccessiva componente filosofica, mettendo in primo piano l’importanza del processo interpretativo e di mediazione nella comprensione del testo.

Dal segno al discorso
L’approccio ermeneutico al testo presuppone lo spostamento della centralità verso l’interpretazione e la comprensione. «La relazione fra comprensione e interpretazione si articola su due dimensioni: un’ermeneutica fondamentale in cui si interroga la relazione fra l’uomo e il mondo; un’ermeneutica generale in cui si interroga la relazione fra l’uomo e il testo, luogo in cui la relazione fra l’uomo e il mondo si dispiega». Ed è tramite il linguaggio che questa relazione prende corpo. La centralità della parola nella riflessione di Gadamer sulla «dimensione vivente del linguaggio» permette all’Ermeneutica di incontrare la Semiotica e la Linguistica. Ma è solo grazie alla teoria del discorso di Benveniste, in cui la lingua diventa un «intermediario nella relazione fra l’uomo e il mondo, e fra gli uomini tra loro», che le riflessioni sul senso si spostano dal segno al discorso, e quindi al testo.

L’importanza dei testi narrativi
Andando ad analizzare i diversi tipi di testo nei quali quotidianamente ci imbattiamo, gli ermeneuti hanno potuto osservare che i testi narrativi sono gli unici a poter essere definiti «dicenti», perché rivelano un utilizzo delle parole fine a se stesso e non strumentale ad altro, ossia autentico. «Nei testi letterari viene a manifestazione la lingua in quanto tale, e in quanto tale la lingua si rivela nella sua ontologica presa sul mondo. Ciò si realizza pienamente, però, soltanto nella scrittura in cui l’unione fra il dire e il detto si cristallizza, diventa contemporaneamente evidente e indissolubile. La parola dicente, la parola autentica è, allora, già da sempre “in cammino verso la scrittura” che rappresenta il compimento della parola dicente».
Ecco quindi il profilarsi dell’importanza della scrittura che, all’interno di una teoria interpretativa del testo, riconosce la necessità di introdurre anche una teoria della lettura, perché è solo tramite la lettura che il testo viene restituito al mondo.

Letizia Rossi

(direfarescrivere, anno XI, n. 111, marzo 2015)
 
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