La democrazia digitale: analisi
dei problemi, da minimum fax
di M. Vitalba Giudice
L’affermarsi della tecnologia, l’avvento del digitale e l’imporsi dei nuovi media hanno cambiato le nostre abitudini, il nostro modo di leggere, scrivere e pensare e stanno inaugurando, rispetto al passato, un inedito approccio al mondo del libro e all’intera filiera di produzione e distribuzione del testo. Quest’ultima, infatti, individuava nell’editore e nella casa editrice gli elementi fondamentali per la gestione, la promozione e il successo del libro, ma oggi pare essere in grado di sorreggersi sulle proprie gambe. È davvero così? Cos’è cambiato rispetto agli anni passati? L’invenzione di Gutenberg, il libro cartaceo a cui da secoli il genere umano è affezionato, e che è stato definito da Umberto Eco «invenzione perfetta in sé», può davvero considerare chiusa la propria esperienza e cedere il passo agli ebook?
Sono questi e molti altri gli interrogativi sui quali riflette Alessandro Gazoia, esperto in media e informatica, conosciuto nel mondo del web 2.0 come Jumpinshark per i numerosi articoli pubblicati sia su www.minimaetmoralia.it sia sul blog www.jumpinshark.blogspot.it. Nel recente testo Come finisce il libro. Contro la falsa democrazia dell’editoria digitale (minimum fax, pp. 208, € 10,00) l’autore analizza cause ed effetti del processo di digitalizzazione editoriale, nel contesto italiano e in quello internazionale, e mette in luce i rischi che possono sorgere dall’errata valutazione delle strategie di mercato e dalla mitizzazione della democrazia digitale.
Il libro autopubblicato: quale futuro?
Il libro di Alessandro Gazoia è un testo semplice e lineare che si rivolge direttamente ai lettori e alle lettrici: «Caro Lettore, non è educato accoglierti qui sulla soglia con domande dirette, ma dobbiamo fare molta strada insieme in un piccolo libro dove proprio di te si parla». Protagonista è, infatti, il lettore posto al centro delle considerazioni dell’autore rispetto all’uso che si fa oggi del libro nelle sue diverse forme: quella cartacea, disponibile sugli scaffali impolverati di una piccola o grande libreria; oppure quella elettronica, disponibile nei negozi on line, visibile comodamente su un ereader con un veloce click.
Il modo di fruire un testo, di per sé sempre uguale eppur diverso nelle forme, è cambiato nel tempo soprattutto negli ultimi anni, basti pensare alla possibilità di disporre di più libri in un unico supporto elettronico.
La storia del libro digitale, sottolinea però Gazoia, è strettamente connessa al successo del suo principale rivenditore, Amazon, e del suo ideatore Jeff Bezos. L’azienda statunitense ha, infatti, travolto il mercato librario americano imponendo nuove regole che hanno influenzato anche l’editoria italiana. È quindi inevitabile, sottolinea Jumpinshark nelle pagine del testo, che un’attenta osservazione del rapporto tra Amazon e il cliente riveli subito l’importanza della fidelizzazione di quest’ultimo, il cui fine è quello di creare un mondo chiuso in cui l’azienda fruisce del lavoro gratuito e volontario dei fedelissimi consumatori.
L’analisi, condotta in maniera molto lucida, evidenzia inoltre la marcata differenza tra il percorso di pubblicazione di uno scrittore esordiente rispetto alla mancanza di filtri delle opere autopubblicate. L’autore si sofferma a riflettere sulle nuove forme di autopubblicazione e sulla democratizzazione del processo autoriale che mette, oggi, sempre più in discussione il concetto stesso d’impiego all’interno della filiera editoriale. In questo contesto la parola chiave diviene «disintermediazione»: ossia la mancanza di intermediari tra chi scrive un libro e chi lo acquista. Un esempio per tutti riguarda il Kdp (Kindle direct publishing) messo a disposizione da Amazon per fare in modo che un autore sia in grado di pubblicare il proprio libro direttamente in rete, saltando le figure dell’editore e della casa editrice.
La mitizzazione della democrazia digitale
Nel testo di Gazoia viene dato anche spazio alla mitizzazione dei prodotti di massa, alle fan fictions, alla produzione e commercializzazione di prodotti tie in (giochi da tavolo, gadget, fumetti e tutto quanto ruota intorno a un mondo narrativo originale), allo sfruttamento a fini commerciali da parte delle grosse aziende dell’entusiasmo dei fan e del loro desiderio di condividere esperienze e contenuti. L’autore mette in luce come si tratti di elementi che caratterizzano un mondo le cui regole sono dettate dai grandi colossi dell’editoria digitale. Si tratta, insomma, di una «falsa democrazia» dei giganti, come ad esempio Amazon, che conoscendo i propri clienti ottengono una rendita di posizione che tiene il lettore «in uno stato di euforica minorità, tra alte mura pitturate con colori vivaci, a nascondere la vista di quello che c’è fuori, e coccole aziendali che addormentano il senso critico, a favore del compra-ora-con-un-clic e della condivisione di informazioni».
Il libro di Gazoia si può definire un saggio, anzi un manifesto su come porsi «contro la falsa democrazia dell’editoria digitale».