Anno XX, n. 225
novembre 2024
 
Questioni di editoria
Editoria che cambia
e diventa impresa
Da Laboratorio Gutenberg:
la modernità delle case editrici
di Selene Miriam Corapi
Il termine “libro” deriva dal latino liber e indica propriamente la parte interna della corteccia di alcune piante che, in forma di lamine disseccate, veniva utilizzata come materiale scrittorio.
Ma esattamente quando nasce il libro? Comunemente si crede che la sua nascita sia legata all’invenzione della stampa nel 1450, a opera di Johann Gutenberg, tipografo tedesco che realizzò i caratteri mobili: promotore di quel fenomeno che portò alla creazione della stampa moderna, che velocizzò il processo di copiatura dei testi e produsse una loro rapida diffusione e commercializzazione.
In realtà, il libro inteso come supporto scrittorio contenente informazioni di carattere culturale o in qualità di registro di attività amministrative e altro ha origine con lo svilupparsi della scrittura e dei primi supporti scrittori intorno all’VIII a.C.; ovviamente non nel formato che noi conosciamo. Ma già intorno al Terzo millennio a.C., gli antichi Sumeri sentirono la necessità di inventare la scrittura, un sistema di segni apposti su tavolette d’argilla: la scrittura cuneiforme; successivamente, in ambiente egiziano e, probabilmente già durante il periodo della Prima dinastia (3000 a.C.), iniziò la produzione del papiro che raggiunse l’apice di alta qualità intorno al IV o III secolo a.C.
Fonte privilegiata per conoscere la produzione papiracea di quei secoli è Plinio il Vecchio, nella sua opera Naturalis Historia; ma anche Erodoto, nelle sue Storie (V, 58), ci informa che il papiro, noto a quel tempo con i nomi biblos o biblion, venne importato in Grecia grazie ai Fenici nel X o IX secolo a.C.; del resto l’alfabeto greco nasce modulato su quello fenicio, prima forma di scrittura alfabetica.
Successivamente, dal semplice foglio di papiro si avrà il rotolo; e intorno al I secolo d.C. dal rotolo si passerà al codex (il codice), prima di papiro e poi di pergamena; ma nel 105 un ufficiale di corte cinese, Ts’ai Lun inventò la carta che fu importata in Europa dagli arabi settecento anni dopo e si impose definitivamente nel Trecento.

Il libro: bene culturale e prodotto commerciale
I lettori hanno una visione molto romantica dell’oggetto-libro; tuttavia esso non è da intendere come strumento di conoscenza relegato al solo livello culturale, poiché è anche un prodotto commerciale dalla cui vendita si trae del profitto. Ed è questo aspetto puramente pragmatico che viene evidenziato nel testo di Simone Morichini, Per una manciata di libri. Aspetti commerciali dell’editoria (Laboratorio Gutenberg, pp. 104, € 15,00). Come il libro si evolve nei suoi diversi formati (ora digitali), così avviene anche per l’editoria: «il termine “casa editrice” va ad assumere sempre più la definizione di “impresa editoriale”, in quanto azienda operante con strategie volte allo sviluppo e al consolidamento della propria posizione di mercato e al contenimento dei costi generali. La parola “lettore” si va a integrare con i termini “cliente” e “utente”».
Questo mutamento nel panorama editoriale fa sì che vi sia necessità di un continuo aggiornamento e un continuo ri-formarsi per essere al passo con i tempi. «L’editoria rappresenta un’attività dalle molteplici funzioni con tutte le scelte che ne conseguono, dalla revisione di un testo alla commercializzazione di un libro».
Morichini delinea al meglio figure professionali, molto spesso ignorate, appartenenti al mondo librario e, attraverso interviste rivolte a personalità influenti specifiche di ogni settore, ci dà un quadro molto dettagliato di questo ambiente lavorativo.
L’autore esplica le funzioni del settore marketing, il cui obiettivo è di «prevedere i bisogni mutevoli delle persone trasformandole in opportunità particolarmente convenienti»; come riportato nel volume, l’esperto marketing de Il Sole 24 ore Alessandro Genova afferma: «in passato c’era il malinteso concetto che il prodotto editoriale fosse esclusivamente un prodotto culturale e che la parola “marketing” fosse quanto più antitetico possibile. In realtà marketing è soprattutto servizio, visto che tramite le sue metodologie si cerca soprattutto di conoscere i reali bisogni dei consumatori».
La direzione commerciale si occupa anche della rete promozionale e di vendita; si tratta di un settore particolarmente delicato: «occorre persuadere al meglio il libraio della qualità delle proposte editoriali, senza tuttavia esagerare. Al termine […] scatta la fase di diffusione del libro e occorre grande equilibrio nel distribuire il numero di copie».
Paola De Val, direttrice delle Librerie Lovat, illustra le caratteristiche principali del buyer, le cui competenze sono tecniche ma anche commerciali: deve sapere usare il database per poter estrapolare tutte le informazioni e i dati necessari volti a controllare il monte merci per analizzare le vendite del giorno, poter valutare i rifornimenti e i titoli da rendere; deve poi conoscere le condizioni commerciali dei diversi fornitori, possedere una buona capacità negoziale e fondamentale è il suo contatto con i clienti, che gli permette di rendersi conto delle richieste dei lettori così da poterle soddisfare al meglio, tenendo conto anche delle recensioni, degli interventi televisivi, ecc.
Viene illustrata anche la figura del promotore editoriale che deve non solo consigliare le novità ma anche riproporre testi in catalogo; il momento culminante della sua attività è il colloquio con il libraio in cui presenta le cedole delle uscite e le riproposte. Una volta pubblicato il libro, la direzione commerciale ha anche il compito di seguire l’andamento delle vendite.
L’autore poi sottolinea come il mutare dei tempi e l’avvento di Internet abbiano creato un canale alternativo per la vendita: oltre alla libreria “fisica”, alle fiere del libro, alla corrispondenza tradizionale e per email, esiste la vendita on line, in cui le librerie offrono una collezione molto ampia di testi. Le principali “sigle” sono l’ormai noto Amazon, Bol, Dea, Feltrinelli.it, Hoepli, Ibs, il Giardino dei Libri, Miltrade e Rizzoli.
Vengono poi delineate la figura del distributore e quella del grossista; «rifornire di libri un punto vendita […] può essere definita “la battaglia degli scaffali”». Il distributore editoriale «rappresenta un tramite fondamentale per la veicolazione di stock di volumi (o anche di singole copie) in libreria». Un discorso diverso riguarda i grossisti che invece «coprono tutte le aree geografiche italiane […] e contribuiscono non poco al mantenimento (se non alla crescita) dell’economia libraria»; tra i maggiori grossisti italiani vi è Fastbook, il cui nome letteralmente significa “libro veloce”: la società punta proprio sulla tempestività della consegna di un libro in 24/48 ore, e rifornisce circa settemila punti vendita tra librerie, cartolerie ed edicole.

Editoria digitale come nuova possibilità e vantaggio di lettura
Dal 2010 a oggi si è vista una forte esplosione dell’editoria digitale, con lo sviluppo di supporti ad hoc, gli ereaders, e i contenuti elettronici, gli ebook; questi ultimi, dopo il successo negli Stati Uniti, si stanno fortemente diffondendo anche nel nostro paese. Gli ebook readers presentano la tecnologia dell’inchiostro elettronico che permette di leggere il testo digitale come un libro cartaceo, senza affaticare gli occhi come su altri dispositivi a cristalli liquidi, mediante l’eink che opera con la luce riflessa, assicurando comfort per gli occhi di chi legge.
Nell’intervista riportata dall’autore in merito al dibattito nato tra ebook e libri cartacei, il direttore della divisione servizi di Simplicissimus Book Farm, Marco Croella, afferma che questa battaglia «non ha ragione di esistere. […] quello che è davvero importante, è che io come lettore abbia la possibilità di leggere i contenuti che voglio nel formato che trovo più comodo. […] il contenuto-libro può non essere vincolato al contenitore». Non un limite invalicabile dunque, né una presa di posizione ferrea e indissolubile, ma una possibilità che Marco Croella invita a saper sfruttare al meglio, come nuovo vantaggio per gli amanti della lettura.
Il formato librario, come abbiamo visto e continueremo a vedere, si evolve; è un processo inevitabile e imprescindibile. Bisogna stare al passo con i tempi ma, per quanto possa mutare, il libro continuerà a esistere: ha resistito per molti secoli e sicuramente continuerà a farlo, anche se affiancato da innumerevoli formati editoriali moderni, nati dall’esigenza di migliorare e di seguire il veloce fluire del tempo; continuerà a vivere per il semplice fatto che il genere umano, in quanto essere pensante, ha bisogno di libri per vivere.

Selene Miriam Corapi

(direfarescrivere, anno X, n. 103, luglio 2014)
 
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