Di recente, è stato pubblicato dalla Bur un’importante raccolta di saggi e giudizi critici di Virginia Woolf sullo stile e le opere dei suoi colleghi scrittori. Il libro, dal titolo Consigli a un aspirante scrittore, si presenta come un insieme di suggerimenti su come scrivere bene: dal confronto con autori di altre epoche e nazionalità, prende vita un saggio in cui confluiscono riflessioni e commenti sulla letteratura e sulla tecnica narrativa.
Se da parte della Woolf il consiglio rivolto a un aspirante scrittore è quello di cedere «le redini a ogni impulso», di concedersi anche il lusso di fare errori di grammatica o di sintassi e, quindi, di lasciarsi guidare da ogni sentimento – sia esso rabbia, amore o sarcasmo – ebbene, per il nostro autore – Daniele Giovagnoni – prima di approcciarsi alla stesura di un testo narrativo, è necessario conoscere le tecniche e le regole basilari della scrittura, indispensabili soprattutto per chi non possiede per natura il dono del saper scrivere e del comunicare. Nasce a questo proposito un libro, il cui titolo si avvicina molto al saggio della Woolf: Consigli tra le righe ad aspiranti scrittori (ali&no editrice, pp. 176, € 14,00).
Giudizi e consigli per… “dilettanti allo sbaraglio”!
Che gli aspiranti scrittori oggi siano in crescita è cosa risaputa: chiunque abbia scritto una poesia, un breve racconto, un articolo o, addirittura, due righe su un social network, si definisce con molta facilità poeta, scrittore, giornalista o blogger. Ed è per questo motivo che molti pensano di poter diventare i nuovi Charles Dickens o Gabriel García Márquez del XXI secolo, inviando manoscritti e proposte editoriali “improbabili” alle case editrici. A porre un freno a questo andamento generale e, quantomeno, cercare di far riflettere i novelli Proust sulle loro presunte doti letterarie, ci ha pensato Francesca Silvestri della ali&no editrice – giovane realtà editoriale perugina, nata nel 1996 –, la quale ha pensato di affidare a Daniele Giovagnoni, geologo per professione e “lettore” per passione, l’arduo compito di esprimere giudizi critici su ogni opera pervenuta in casa editrice. Ebbene, i due hanno deciso di mettere insieme questi giudizi e commenti (nella maggior parte dei casi accompagnati da espressioni colorite e mordaci) e di pubblicarne un libro, appunto.
Consigli tra le righe ad aspiranti scrittori, tuttavia, non nasce con la pretesa di insegnare come scrivere dei capolavori letterari, ma vuole essere uno stimolo per imparare a scrivere bene e a riconoscere gli errori da evitare, prima di proporre il proprio testo ad una casa editrice e pretenderne l’uscita in libreria.
Il libro si suddivide in due sezioni: nella prima troviamo i commenti, talvolta irriverenti, dell’autore, su ogni opera da lui esaminata. Nella seconda parte, invece, troviamo una serie di consigli e suggerimenti utili per apprendere l’arte della scrittura creativa.
Durante il lavoro di valutazione delle opere pervenute, Giovagnoni si è reso conto di come ogni aspirante scrittore possedesse una caratteristica che lo accumunava a qualcun altro; pertanto, egli ha individuato dodici categorie: quelli che scrivono poesie, quelli che scrivono racconti, quelli che scrivono per se stessi, quelli che pensano di essere originali perché usano caratteri speciali, quelli che non possiedono il dono della sintesi, le professoresse in pensione, quelli che hanno ancora molto da imparare perché troppo giovani, quelli che non hanno mai letto un libro, quelli che scrivono saggi, quelli che hanno troppo tempo libero e non sanno come impiegarlo, quelli che meriterebbero di essere pubblicati ma c’è sempre qualcosa che non va e, infine, quelli che meritano seriamente di essere pubblicati.
Giovagnoni ci tiene a sottolineare che non si potrà mai insegnare a scrivere in maniera adeguata, perché la creatività e il talento sono doti, non trasmissibili didatticamente; tuttavia, si possono fornire delle tecniche utili per migliorare la resa funzionale ed estetica del pensiero che si vuole formulare.
Il primo consiglio, quindi, che l’autore intende fornire agli aspiranti poeti e romanzieri è quello di leggere, perché, si sa, per poter imparare a fare bene qualsiasi attività, è necessario un periodo di tirocinio, «e il tirocinio della scrittura è la lettura». E ancora: «a nessuno verrebbe mai in mente di esibirsi in un concerto per violino senza mai aver preso lezioni di violino» – nota bene un anonimo in rete, di cui Giovagnoni riporta il commento. E così è per la scrittura e per le altre professioni e/o vocazioni umane: non ci si improvvisa artisti, chef, disegnatori, musicisti o scrittori.
Leggere e… rileggere!
Gli obblighi e i doveri di un aspirante scrittore consistono, dunque, nell’allenamento continuo, nella correzione e infine nella raffinatura del testo. Vero è che affidarsi a professionisti del settore, quali editori e redattori editoriali, fa sempre la differenza, ma sarà l’autore stesso, se vuole essere preso in considerazione e valutato positivamente, a dover fare il primo importante passo, avendo l’accortezza, almeno, di non commettere errori ortografici!
Emanuela Pugliese
(direfarescrivere, anno IX, n. 96, dicembre 2013)
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