Nella nostra società, governata dal ticchettio degli orologi, dalle apparenze, dalla solitudine e dalla frammentarietà, il momento della scrittura rappresenta un’oasi nel caos continuo. Il rischio che ogni giorno si corre è quello di perdere l’identità, fatta d’individualità e attitudini, per rispondere e adempiere ai dogmi che la moda, i media e la società in generale impongono. Per scongiurare questo pericolo occorre affidarsi all’educazione degli adulti, seguendo la prospettiva del lifelong and lifewide learning and education su cui si basa l’ultima opera di Gabriella Aleandri, Scritture adulte. L’autobiografia come ricerca e costruzione del sé (Armando editore, pp. 140, € 12,00).
Gabriella Aleandri, docente associata di Pedagogia generale e sociale presso l’Università di Macerata, ha firmato numerose pubblicazioni su riviste scientifiche italiane e internazionali. È autrice di diversi testi tra cui i seguenti, editi tutti da Armando editore: Giovani senza paura. Analisi socio-pedagogica del fenomeno bullismo (2008), Educazione permanente nella prospettiva del lifelong and lifewide learning (2011), Come preparare la lezione (scritto con Chiara Gemma, 2012), Lifelong learning for inclusion (scritto con Catia Giaconi, 2012).
L’umanità e la scrittura
Le virtù della scrittura erano già note nell’antichità. A essa, infatti, si dedicavano le civiltà più evolute avvicinando la grafia a delle vere opere d’arte; basti pensare all’alfabeto arabo o a quelli asiatici, per citarne solamente alcuni. La figura dello scrivano, poi, rivestiva un ruolo di prestigio, poiché nel tentare di raggiungere la perfezione visiva, egli aveva l’arduo compito di usare la scrittura come unico mezzo per lasciare un’eredità nella memoria dei posteri attraverso le tradizioni, le cure, le leggi e gli eventi storici che erano stati tramandati o che si stavano svolgendo. La necessità di scrivere i pensieri, gli avvenimenti e gli stati d’animo ha caratterizzato l’essere umano in ogni epoca; il momento della scrittura, a volte difficile e complesso, altre volte liberatorio e narcisistico, diventa un modo di condividere e partecipare all’umanità.
L’autobiografia: un viaggio all’interno di se stessi
L’autrice ripercorre l’origine della scrittura e l’impatto che questa ha avuto sull’evoluzione umana. La scrittura autobiografica, nello specifico, è un anello portante di questi processi evolutivi, poiché grazie a essa è possibile costruire o risanare l’identità e porre le basi per quel ponte che unisce noi agli altri. Per poter parlare di crescita, durante il percorso formativo, ogni singolo uomo e donna in divenire deve imparare quelle regole e quei codici che gli/le permetteranno di raggiungere l’indipendenza, la consapevolezza e anche quel senso di responsabilità verso se stessi e verso gli altri. Parlando di educazione in età adulta si devono prendere in considerazione una complessità e una ricchezza di elementi.
Gabriella Aleandri cita gli studi fatti su Milton Erikson, secondo cui l’esistenza dell’individuo è scandita da tre processi: il primo di origine biologica, il secondo prettamente psichico e il terzo «di natura comunitaria, ovvero sociale». Del resto, ogni forma di sviluppo personale, politico e sociale affonda le sue radici nell’educazione. Un buon processo educativo è il risultato di un equilibrio tra il tempo dedicato a se stessi, intendendo con ciò la possibilità di capire le singole attitudini anche grazie alla cultura, e quello dedicato alla formazione lavorativa, che renderà il singolo un valido professionista per quel sistema sociopolitico di cui fa parte. I punti focali del testo sono «lifelong e lifewide learning e education», secondo i quali ciascuno tende allo sviluppo e al mantenimento delle peculiarità e dei talenti, attraverso quelle riflessioni e quella flessibilità che soltanto la maturità dona.
Le autobiografie sono il risultato di lunghi momenti di riflessione personale, professionale e sociale. Infatti, quando si leggono le autobiografie degli altri, ci si sente immediatamente più vicini e complici. Quei testi, sintesi di confessioni, illusioni e accadimenti, sono strumenti ineguagliabili e potenti per comprendere e, insieme, comprendersi. Così, quel viaggio di sola andata che è la vita, acquista, qualora fosse possibile, un significato ancora più pregno, di maggiore portata. Come nel mito di Amore e Psiche, l’educazione adulta e l’autobiografia sono inscindibili. Il loro percorso sarà corretto nella misura in cui condurranno l’individuo a una migliore qualità della vita, che è una trama ottenuta dall’intreccio di benessere fisico e psichico, con l’autonomia, la realizzazione di sé e la libertà. Come diceva Gustave Flaubert: «Non scrivete soltanto per divertirvi o per conoscervi. Scrivete per vivere».
Il saggio, scritto con uno stile netto che rende ancor più piacevole la lettura, è composto da otto capitoli e al suo interno presenta un questionario che guida alla scrittura di sé. Tale questionario è scandito da una serie di stimoli, che hanno la funzione di riportare alla memoria dei compilatori gli eventi che ne hanno segnato l’esistenza; questi stimoli si dividono in quelli di tipo cognitivo e in quelli di tipo percettivo. Il questionario è caratterizzato da cinque schede che prendono in considerazione un arco di tempo che va dall’infanzia, continua con l’adolescenza e prosegue con la maturità, protraendo lo sguardo ai progetti e alle aspirazioni future. La successiva compilazione produrrà un’“unità” negli eventi della vita che darà al compilatore la capacità di leggere la propria storia con consapevolezza. L’autobiografia è, pertanto, una sorta di bussola da usare per orientarsi o ri-orientarsi all’interno della vita con creatività e sviluppo.
Daniela Vena
(direfarescrivere, anno IX, n. 93, settembre 2013)
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