Anno XXI, n. 230
aprile 2025
 
Questioni di editoria
Il correttore di bozze:
peculiarità e meriti
Esattezza, perspicacia, cultura.
Manuale di Editrice bibliografica
di Pamela Quintieri
Correttore di bozze: chi è costui? Un nome pronunciato spesso e legato al mondo dell’editoria. Ma di cosa si occupa? Quali sono i suoi compiti e le sue peculiarità? Un «malfattore che per fare ammenda del suo rendere assurdi i vostri testi permette al compositore di renderli indecifrabili».
Volendo sorvolare sul giudizio di Ambrose Bierce e scegliendo di chiarirne i meriti professionali, il correttore di bozze è uno specialista dell’errore, un lavoratore attento e scrupoloso, dotato di velocità di lettura, buona cultura generale, estrema attenzione e concentrazione. Egli, infatti, rileva i refusi, riguarda gli accenti e controlla gli strafalcioni grafici affinché un testo risulti di ottima qualità. Un soggetto al quale nulla può o deve sfuggire! Insomma, parliamo dello “Sherlock Holmes” dell’editoria.
Ma come si diventa correttori o, citando gli inglesi, proofreaders? Esiste in commercio un agevole manuale che è considerato la Bibbia del settore: Il correttore di bozze di Marilì Cammarata (Editrice bibliografica, pp. 152, € 15,00). «La correzione di qualunque dato o pensiero reso leggibile, e poi diffuso al pubblico tramite segni, è coeva alla scrittura stessa. Naturalmente, oggi è impossibile, o quasi, scoprire dove e come lo scriba sumero abbia corretto un eventuale errore di numerazione dei sacchi di grano ammassati nel tempio o i caratteri cuneiformi corrispondenti a una determinata parola contenuta nel Codice di Hammurabi. E lo stesso vale per i suoi colleghi egiziani o cinesi».
Partendo da una piccola storia della correzione sin dagli albori della civiltà, il testo è inserito all’interno della collana I mestieri del libro ed è stato studiato, secondo quanto illustrano autore e casa editrice nella Premessa, per spiegare tutti i passi da compiere per la realizzazione “tecnica” di un volume e per essere di aiuto alle redazioni editoriali.

Tanta precisione tra mille difficoltà
Il libro illustra come il correttore e il redattore lavorino a stretto contatto e quanto la precisione sia di assoluta rilevanza nel loro mestiere. Un testo è qualitativamente buono solo se lo stile e la forma sono entrambi estremamente curati; il volume è, quindi, un valido elemento di confronto per fare bene il lavoro editoriale, sottoponendo, inoltre, all’attenzione molte proposte tecniche, grafiche e stilistiche e regalando qua e là consigli utili.
Si corregge a matita o a video? Si stampa il testo? Si legge più di una volta? Ma in particolare, chi è il correttore di bozze? Questi sono i quesiti che Marilì Cammarata si pone, fornendo una risposta più che esaustiva soprattutto all’ultima domanda; l’autrice sostiene, infatti, che il correttore di bozze dovrebbe essere prima di tutto un lettore raffinato, dotato di gusto e cultura che, completamente assorto nel suo lavoro, conosce a memoria le norme redazionali e riesce a conservare un’attenzione superiore alla media. Egli è, dunque, un italianista, un profondo conoscitore innamorato della nostra lingua. Amato, odiato e tanto temuto, rappresenta la figura che vaglia e determina con la sua attività la riuscita, da un punto di vista tecnico, di un buon libro. E allora, perché è così tanto paventato o criticato?
«Se trionfa la California, non serviranno più i correttori di bozze. Le macchine se la caveranno meglio. Oppure tutti i testi diventeranno audiovisivi, con programmi autocorrettori incorporati. Notte dopo notte dopo notte, Carlo, lavoro finché mi duole il cervello. Per arrivare all’esattezza perfetta. Per correggere il più infimo refuso in un testo che forse nessuno leggerà mai o che verrà mandato al macero il giorno dopo. L’esattezza. La santità dell’esattezza. Il rispetto di se stesso. Gran Dio, Carlo, devi capire quello che cerco di dire. L’Utopia significa semplicemente l’esattezza!». Così si esprimeva George Steiner nella sua opera Il Professore a tal riguardo! Un lavoro maniacale dunque? Ingrato forse? Che ingenera manie compulsive nell’uomo?
Ma no, non facciamola tanto tragica! La correttezza è segno di amore verso il lettore, di cura e di sapiente considerazione verso il libro che proponiamo.

Le fasi delle correzione
Marilì Cammarata cerca di chiarire ciò che Roland Barthes sosteneva, scrivendo che «leggere è interpretare un messaggio dato in codice da un altro».
Nel libro viene, difatti, ampiamente spiegato come la correzione si articoli in tre fasi: dalla stampa con un primo giro di bozze per segnalare errori grossolani si passa alle seconde bozze ulteriormente controllate per indicare qualcosa da aggiungere o cambiare graficamente, controllando con la griglia o gabbia di impaginazione. Da queste ultime, se è tutto corretto, si ricava l’impaginato finale per apporre il famigerato “Visto si stampi”.
Ricco di esercizi con soluzione finale, di un glossario ampio e approfondito sul lessico tecnico e di un estratto con i più importanti errori comuni da evitare, il testo sembra una guida esaustiva sia per chi, non essendo del mestiere, vi si accosta per la prima volta sia per chi, pur lavorando in questo ambito, vuole un confronto serio e competente. Sono, infatti, riportati tutti i segni grafici standard che il correttore deve utilizzare e le indicazioni del posto in cui apporli con precisione. Sono presenti nel libro, inoltre, molti esempi pratici. In Appendice, invece, appare un articolo di Gaetano Afeltra del Corriere della sera, che fortunatamente spezza una lancia a favore dei correttori: «Senza di loro saremmo persi. Sono i nostri salvatori, vedono le cose che noi non vediamo».
È noto che il nostro occhio, stancandosi dopo un po’ e tendendo a non rilevare le imperfezioni, legge per approssimazione; ma se il revisore di bozze è vigile, nulla può passare inosservato.
Di contro, però, non dobbiamo dimenticare di essere umani e che la perfezione non è di questo mondo, menzionando quello che diceva Oscar Wilde a tal proposito: «Ho lavorato tutta la mattina alla rilettura di uno dei miei poemi, e ho tolto una virgola. Nel pomeriggio l’ho rimessa…».

Pamela Quintieri

(direfarescrivere, anno VIII, n. 84, dicembre 2012)
 
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