La musica e l’amicizia sono come armi
che combattono la paura dell’ignoto
Un romanzo-saggio di Emanuela Cangemi su sei persone unite
contro il tempo. Edito da Armando e introdotto da quattro saggi
di Rosita Mazzei
Quella di cui stiamo per parlare è un’opera unica nel suo genere: essa, infatti, si propone al lettore come un insieme di stili che concorrono insieme al felice sviluppo della narrazione. Si tratta di A modo mio mi prendo cura di te (Armando editore, pp. 144, € 15,00), un romanzo e, allo stesso tempo, un saggio in chiave musicoterapica, come ribadisce la stessa autrice. La sua particolarità, però, non si ferma affatto qui: il libro viene difatti magistralmente introdotto da quattro saggi critici appartenenti a Elvira Cozza, Lucia Morello, Pasquale Panaro e Maria Scornaienchi.
Un’impostazione decisamente originale che è stata subito accolta da un’importante casa editrice italiana qual è la Armando editore. L’opera in questione fa parte della “Scuderia letteraria” di Bottega editoriale, e racconta la storia di un gruppo di amici cresciuti insieme e che, nel corso degli anni hanno sviluppato un profondo affetto l’uno per l’altro all’interno di un piccolo paesino del Sud Italia, tra amori, delusioni e crescita personale.
«Non camminare dietro a me, potrei non condurti. Non camminarmi davanti, potrei non seguirti. Cammina soltanto accanto a me e sii mio amico» queste le parole di Albert Camus, illustre scrittore, filosofo e saggista francese e non vi è espressione migliore di questa per descrivere l’opera proposta da Emanuela Cangemi, musicista e scrittrice.
Un romanzo dal sapore teatrale
La particolarità di questa proposta editoriale la si può riconoscere in vari punti; come per esempio la scelta di non suddividere la narrazione in capitoli, ma in atti, come se fosse una vera e propria opera teatrale in cui i sei personaggi, Angelo, Antonio, Carmelo, Francesco, Giovanni e Leonardo, sono chiamati a parlare di sé e della propria messa in scena. Fondamentali, inoltre, sono i quattro saggi introduttivi, di cui ognuno fornisce un’interpretazione diversa di questo libro così particolare, ma tutte sono da considerarsi ugualmente veritiere. Questa, infatti, non è solo la storia di un’amicizia lunga decenni, ma è anche quella di un gruppo di persone costrette a stringersi fra loro innanzi a un evento catastrofico, come la malattia di una compagna di vita.
Elvira Cozza, che apre le danze con il proprio saggio introduttivo, afferma dall’alto dei propri studi medici che «è scientificamente dimostrato come la musica possa avere effetti benefici sulla qualità della vita dei malati di cancro allievando sia i sintomi psichici che, in parte, i sintomi fisici della malattia». La sua è dunque una visione più pragmatica di un libro che tocca una tematica così forte e problematica allo stesso tempo.
Lucia Morello, pianista e soprano, invece, si sofferma maggiormente sul significato emozionale che l’autrice vuole portare avanti già all’interno del titolo. Prendersi cura di qualcuno, afferma la musicista, vuol dire non dare mai nulla per scontato lungo questo intricato cammino chiamato vita che ci ritroviamo a percorrere.
Significativa l’interpretazione di Pasquale Panaro, sacerdote e musicista, che dà una visione del testo attraverso lo sguardo della fede, di cui si fa portavoce. Panaro, difatti, non può esimersi dal trovare un messaggio di speranza e di resurrezione all’interno di una vicenda umana così profonda e toccante. Egli, inoltre, apprezza il personaggio di don Leonardo, uno dei sei amici che con il proprio carattere taciturno mette in risalto l’umanità della figura sacerdotale che, nonostante sia portavoce del messaggio cristiano, rimane sempre un uomo con i suoi drammi quotidiani.
Chiude le danze dei saggi introduttivi Maria Scornaienchi, docente di lettere, la quale si sofferma sull’evoluzione sociale della famiglia. Era usuale, fino a non molto tempo fa, usare la forza fisica e la minaccia come arma per plagiare e piegare alla propria volontà i figli disubbidienti. La volontà della prole era tenuta in ben poco conto poiché essa era vista come un mero strumento nelle mani del volere genitoriale. Certo il risultato voluto era garantito, ma di cosa ne fosse poi delle aspirazioni dei più giovani a ben pochi importava. Da qui il bisogno di creare dei forti legami affettivi attraverso le amicizie di lunga data, le uniche in grado di fornire ai ragazzi di qualsiasi età uno spiraglio di libertà e autoaffermazione.
Le collaborazioni con Bottega editoriale
Ci eravamo già occupati dei lavori dell’autrice all’interno di alcuni nostri articoli. Come non citare, infatti, il pezzo scritto da Giuseppe Chielli che analizza nei dettagli il libro Riflessioni su “Breviario” di Comunicazione erotica (Bottega editoriale, pp. 40, € 5,00) che vede la collaborazione di diversi autori che partono dall’opera della stessa Cangemi “Breviario” di Comunicazione erotica. Romanzo psicologico in chiave musicoterapica (Falco editore, pp. 114, € 13,00). Scrive Chielli a riguardo: «si scopre che una soluzione possibile per mantenere intatto l’eros tra due persone è quella della comunicazione in generale e, particolarmente, della musicoterapia intesa come possibile tecnica riabilitativa di coppia. Dunque non è un romanzo sul sesso materiale, ma sulla sfera dell’eros in senso lato. Da queste concezioni si sviluppano riflessioni di diversi esperti, in forma di interventi brevi ma efficaci» (per leggere l’intero articolo basta seguire il link: www.bottegaeditoriale.it/larecensione.asp?id=175).
La vita come obiettivo finale
Emanuela Cangemi, dunque, non è affatto nuova a iniziative sperimentali per quanto riguarda la proposta dei suoi scritti. Anche questa volta decide di mettersi alla prova per descrivere a pieno le varie sfaccettature del gruppo di amici che rappresentano ognuno un tipo di persona/personaggio ben definito (il sacerdote, il sindaco, il medico, il professore, l’ingegnere-attivista politico, il musicista), quasi a voler incarnare in loro ogni possibile sfaccettatura dell’animo umano, nel bene e nel male. Così diversi, ma così vicini, sapranno farsi forza nel momento peggiore che possa capitare a chiunque nella vita: la scoperta di un male incurabile. La dolcezza che traspare da queste pagine riesce a mitigare la commozione per quanto raccontato di un male così grave di cui tutti abbiamo il timore.
L’affetto e la musica, perennemente presenti nelle pagine proposte dall’autrice, sono forse i veri protagonisti di una storia che non può che toccare le corde dell’animo del lettore. Vera e propria chicca di questo romanzo sono, infine, le nozioni musicali e storiografiche che la nostra autrice ci regala con maestria.
In ultimo, ma non per importanza, annotiamo la bellezza della copertina che avvolge il libro, frutto dell’occhio fotografico del giornalista Piero Carbone.
Rosita Mazzei
(direfarescrivere, anno XV, n. 166, novembre 2019)