Nel quadro dello svolgimento culturale umano, la filosofia è deputata alla ricerca del senso ultimo dell’esistente, per questa via, anche della vicenda umana. Dotato, a differenza degli altri viventi, di autocoscienza, l’uomo si interroga sulla sua origine e sulla sua destinazione. Non si tratta di una speculazione di altissimo livello, ma fine a se stessa, poiché dalle risposte che essa rende possibili dipende l’assetto politico della società, dipende la qualità delle relazioni intersoggettive.
L’indagine filosofica, in termini generalissimi, approda a due risultati: da un lato, l’affermazione di un principio primo ordinante l’esistente (deismo); dall’altro, la sua negazione (ateismo). Sempre in termini generalissimi, nel primo contesto, lo stato è in funzione del cittadino, la cellula dell’organismo sociale è la famiglia basata sulla stabilità del vincolo coniugale, l’etica è incentrata sul primato dell’alieni abstinentia (astenersi da ciò che è altrui), con terminologia moderna, sulla inherent Dignity (dignità immanente), tale, in quanto portatrice degli inherent Rights (diritti inerenti, altrimenti detti “diritti dell’uomo”).
Nel secondo contesto, è il cittadino ad essere in funzione dello stato, la famiglia si dispone di conseguenza, il tenore etico dei rapporti intersoggettivi può essere reso da questa massima di Spinoza: «unusquisque tantum juris habet, quantum potentia valet» (ognuno ha tanto diritto quanta è la sua potenza).
Il pensiero filosofico contemporaneo è attestato sul nichilismo (Alfred Rosenberg), sulla inesistenza di un ordine naturale da cui poter dedurre i valori ad esso immanenti, sulla inammissibilità della deduzione stessa poiché conoscere è “interpretare”, vale a dire, è attribuire significati (Gianni Vattimo), talché, quest’ultimi sono arbitrari, contingenti, variabili.
Il lavoro di Alberto Donati – intitolato Alla ricerca di Dio (Rubbettino, pp. 336, € 19,00) con la Prefazione di Pio Colonnello, ordinario di Filosofia teoretica presso l’Università della Calabria – riprende le fila del ragionamento propriamente filosofico, muovendo dall’affermazione secondo cui tra pensiero ed essere c’è una correlazione necessaria, donde deriva che i contenuti del primo sono dedotti dal secondo. Questa correlazione è fondata sul fatto che, ove essa non sia adeguata, la vita (non solo umana) ne sarebbe pregiudicata in maniera corrispondente. Su tale base, la filosofia torna ad essere adaequatio intellectus ad rem (adeguazione dell’intelletto alla realtà).
Lo studio dell’esistente rivela la presenza di due forze contrapposte, irriducibili ad un principio unificante. Esse si evidenziano sul piano, sia della natura fisica, sia della natura biologica, sia della natura umana. Per questa via, si risolvono in tendenze universali, cosmiche.
Il dualismo in fisica
Nel versante della fisica, viene in considerazione, da un lato, la destinazione dell’esistente al collasso finale secondo quanto implicato dalla seconda legge della termodinamica, altrimenti detta della “entropia crescente”; dall’altro, la tendenza opposta rivelata dalla fisica evolutiva, vale a dire, dalla fisica che attesta un cosmo dotato di una freccia del tempo (arrow of time) irreversibile, un cosmo, pertanto, che ha una storia, un passato, un presente, un avvenire, diversificati, che è sostanziato da una active matter (materia attiva): «“The whole universe is, in fact, aging. And [...] time is a one-way street. It is no longer reversible, but irreversible” (“Tutto l’universo è, infatti, in azione. Il tempo [...] è un senso unico. Esso non è più reversibile, ma irreversibile”)» (Alvin Toffler); «Risulta ormai chiaramente che tempo e creatività sono intimamente legati» (Ilya Prigogine, Isabelle Stengers).
Sul piano umano, analogamente, sono rilevabili due tendenze. La prima, verso l’ordine progressivo, significato da una sempre più significativa applicazione della alieni abstinetia (astenersi da ciò che è altrui), significato da uno stato che persegue il «“but [...] de faire parvenir tous les citoyens [...] à un degré toujours plus élevé de moralité, de lumières et de bien-être” (“lo scopo [...] di far giungere tutti i cittadini [...] ad un livello sempre più elevato di moralità, di conoscenza e di benessere”)».
La seconda esprime la tendenza verso il disordine. Nel suo contesto, l’essere umano è organo del potere politico ed economico, entrambi animati dalla volontà di potenza: «“Quod principi placuit legis habet vigorem” (“ciò che piace al principe ha vigore di legge”)».
A livello filosofico queste due tendenze sono evidenziate dalla presenza, da un lato, di una teologia che attesta l’esistenza di Dio inteso come summa Ratio (perfetta razionalità), dall’altro, di Dio riguardato come summa Voluntas (mera volontà) o anche come mera esistenza. La realtà fisica, biologica, umana, diviene secondo queste due linee di tendenza.
Il divenire è indice di imperfezione essendo certo che solo l’ente che sia perfetto può esserne esente. Considerate queste due forze che animano l’esistente, il divenire può trarre origine solo dalla loro stessa compresenza ed incompatibilità, conseguentemente, dalla realizzazione della loro separazione. Come affermato da S. Agostino – che, per altro, afferisce al versante volontaristico – a proposito del rapporto tra la civitas Dei e la civitas hominis : «Tutte e due [le città, Nda] [...] usano ugualmente i beni temporali e sono colpite dai mali con diversa fede, diversa speranza, diverso amore, fino a che siano separate dal giudizio finale e raggiunga ognuna il proprio fine che non ha fine» (De civitate Dei). L’essere umano, non diversamente dagli altri esseri viventi, è parte integrante di questa vicenda cosmica alla cui realizzazione egli è chiamato secondo l’imprinting etico ricevuto.
Il dualismo filosofico
La filosofia di Alberto Donati si inserisce, dunque, nel filone che attesta il dualismo metafisico, poiché la evolution from disorder to order (l’evoluzione dal disordine verso l’ordine) e la (in)evolution from order to disorder (l’involuzione dall’ordine verso il disordine) non possono avere la stessa causa non esistendo un principio che possa unificare gli opposti se non a condizione di nientificare se stesso, come avviene nella “sintesi” hegeliana.
Il dualismo filosofico teorizzato dall’autore non è tanto quello elaborato, ad esempio, da Empedocle, ovvero, nel conteso religioso, dai Manichei o da Marcione, poiché si riallaccia, adeguandolo alla maggiore conoscenza del mondo umano e naturale nel frattempo resasi possibile, al dualismo attestato dalla filosofia intellettualistica classica, specificamente, dal pensiero di Platone e di Aristotele, incentrato sulla compresenza dell’irriducibile antagonismo tra la spiritualità, divina ed umana, e la materia anch’essa esistente ab aeterno. In tal modo, la vicenda esistenziale cosmica si razionalizza, diviene comprensibile, l’essere umano torna a disporre di una chiave di lettura capace di orientarlo adeguatamente.
Donato Tinaldi
(direfarescrivere, anno VIII, n. 83, novembre 2012) |