Anno XXI, n. 230
aprile 2025
 
In primo piano
Un viaggio, un nuovo amore e il mare
nel romanzo di Antonio Prestifilippo
Da Armando Siciliano editore: Notte a Stromboli, una storia densa
di emozioni, introspezioni dell’anima e… numerosi colpi di scena!
di Emanuela Pugliese
Ci sono storie che sfuggono dalle mani quasi in maniera impercettibile e lasciano un grande vuoto nell’animo di chi le legge; altre invece riescono a coinvolgere il lettore dall’inizio alla fine e creano una sorta di nevrosi letteraria che spinge ad arrivare fino all’ultima pagina col fiato sospeso. Notte a Stromboli, il primo romanzo di Antonio Prestifilippo − giornalista e scrittore −, appartiene a quest’ultima categoria. Il viaggio, la ricerca di sé il motivo dominante.
Il libro, pubblicato da Armando Siciliano editore (pp. 262, € 18,00), racconta la storia di Sandro Sarti, giornalista sulla cinquantina, il quale decide di “staccare la spina”, prendersi un intero anno sabbatico dal proprio lavoro e fuggire dalla quotidianità, dagli impegni e da una storia d’amore priva di sentimenti. Il viaggio da Roma verso la casa di Caposilvo, in Sicilia, diventa allora un viaggio interiore, un faticoso percorso intrapreso per riconquistare la felicità perduta.
Siamo in agosto, durante un’afosa notte d’estate. Sandro ha caricato già la sua macchina e, dopo aver dato «un ultimo sguardo al marciapiede per accertarsi di non aver dimenticato nulla», sembra ormai deciso ad abbandonare una realtà che non gli appartiene più.
Inizia un lunghissimo viaggio in auto durante il quale i suoi pensieri sembrano fluttuare in una dimensione surreale; essi sembrano condurre verso un’unica direzione: il rimorso per non aver vissuto o, peggio ancora, per non aver amato abbastanza.
Il suo è un irrefrenabile desiderio di fuggire da se stesso, ma anche dal mondo, quello del giornalismo e dell’editoria, che non riconosce più in quanto si manifesta come un presente incerto e un futuro nebuloso e che lui avverte, pertanto, come estraneo e ostile.
Il romanzo diventa inoltre un’occasione per riflettere sulle mutate condizioni politiche e sociali dell’Italia contemporanea: l’Italia del lavoro precario, del caos e di una politica deludente e senza prospettive concrete. In questo modo il passato e il presente del protagonista si alternano ad episodi di vita sociale e si fondono, con sapienza, in un unico percorso narrativo. Ciò consente di mantenere sempre vivo l’interesse del lettore per l’evolversi della vicenda, la quale si arricchisce di significati corali che costituiscono così il fulcro e l’epicentro dell’intero romanzo.
Una donna, anche lei una giornalista, sconvolgerà radicalmente i suoi progetti; quest’incontro darà origine ad una storia d’amore densa di colpi di scena e qualche problema, finché un nuovo dolore subentrerà nella vita del protagonista. Tuttavia, il dolore non sempre è un sentimento negativo: esso può trasformarsi, da malinconico compagno di viaggio, proprio in una carezza di una donna, in una brezza leggera, in profumo d’estate. Ed ecco riaffiorare i ricordi, angoscianti talvolta, ma che si fanno portatori di una grande lezione di vita: l’importanza di non lasciarsi sfuggire le occasioni che la vita può offrire e di amare, sempre e incondizionatamente.

I luoghi: la Calabria, le isole Eolie, la casa di Caposilvo
Determinanti in tutto il romanzo sono i luoghi. Grazie infatti alla straordinaria capacità descrittiva dello scrittore, il lettore ha la sensazione di ripercorrere realmente le coste della Calabria, tuffarsi nello splendido mare di Tropea, assaggiare il pesce di Pizzo e sorseggiare vino bianco: «Così, sorvolava, scavalcandoli, strapiombi profumatissimi e paurosi, sfavillanti di ginestre selvatiche e tappezzati d’asfodeli verde cupo. […] S’avventurava alla ricerca di sequenze assolute e irripetibili di paesaggi che ritagliava dal ricordo sovrapponendole a quelle che osservava scuotendo d’emozione».
Un sogno, il sogno di essere catapultati a Stromboli e salire fino in cima al vulcano, vivere Ginostra e sentirsi improvvisamente vivi, tornare a respirare…
Infine, nella casa di Caposilvo la storia troverà il suo culmine. Su una spiaggia ai confini del mare, ai confini di un sogno, tra il fruscio delle onde e il profumo dei ricordi. Ricordi che non faranno più male ma che Sandro porterà sempre dentro di sé.

Il viaggio come “metafora della vita”
«Dicono che un uomo che non sia infelice è nulla o molto poco. Perché l’infelicità spinge inconsapevolmente a cercare e a cercare e quindi diventa un rinforzo di motivazione». Il protagonista è continuamente alla ricerca della tanto agognata felicità e sembra non essere interessato a nient’altro che non sia il proprio appagamento psichico e interiore.
Purtroppo il sentiero che conduce ad essa è tortuoso, ricco di tunnel oscuri: prima di poterla raggiungere bisogna fare i conti col passato, scrollarsi di dosso tutti i fantasmi e trovare il coraggio di ritornare nei luoghi dell’infanzia non sempre gioiosi.
Il viaggio allora diventa uno strumento per ripercorrere tutta la propria vita, far quadrare bilanci e tirare somme: esso è lo stimolo naturale verso la ricerca della propria individualità, l’istintiva attrazione o repulsione per ciò che è estraneo, la sfida al confronto, l’abilità di relazionarsi con il diverso da sé, la capacità di adattamento a situazioni imprevedibili…
Ed ecco ritornare un tema caro alle letterature di tutti i tempi: il viaggio come “metafora della vita”, perché, a ben vedere, le parole “viaggio” e “vita” sono le due facce della stessa medaglia. Dal momento in cui si nasce fino a quello in cui si muore, ogni essere umano effettua dei cambiamenti, sia fisici che mentali, che formano il proprio carattere e il proprio modo di essere perché, volenti o nolenti, quando si viaggia, bisogna confrontarsi con gli altri ma, soprattutto, con se stessi. Del resto, anche Socrate ne era convinto. Egli infatti diceva: «Perché ti meravigli tanto se viaggiando ti sei annoiato? Portandoti dietro te stesso hai finito col viaggiare proprio con quell’individuo dal quale volevi fuggire».

Emanuela Pugliese

(direfarescrivere, anno VIII, n. 82, ottobre 2012)
 
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