Anno XX, n. 225
novembre 2024
 
In primo piano
Salinas, Guaranda: economia solidale
che, dall’Ecuador, contagia l’Occidente
La sfida sudamericana: dal sostegno comunitario allo sviluppo
sostenibile in un progetto di volontariato. Edito dal torinese Otto
di Elisabetta Ricci
Salinas de Guaranda, piccolo comune montano in Ecuador, rappresenta oggi il risultato di una grande sfida lanciata quarant’anni fa per sconfiggere miseria e immobilismo. Quattro decadi hanno scandito un lento processo di affrancamento dalla povertà e dalla desolazione. La vicenda salinera è protagonista del racconto di due persone che, giunte nel paese andino per approfondirne la conoscenza, hanno sin da subito manifestato disponibilità per svolgervi attività di volontariato, avvertendo un forte coinvolgimento emotivo nella rete di solidarietà.

I paesaggi andini tra analfabetismo, denutrizione e mortalità infantile
Il volume Il Vangelo e la groviera. Storia dello sviluppo comunitario a Salinas de Guaranda, scritto da un qualificato economista, Maurizio Vaudagna, con la collaborazione di Milena Montecchio (Otto editore, pp. 264, € 16,00), è una narrazione lucida e appassionata delle diverse fasi in cui è avvenuta l’evoluzione della piccola comunità.
Indagini e frammenti giornalistici e documentali suffragano una disamina attenta e puntuale dello sviluppo comunitario. Sin dalle prime battute la narrazione procede per immagini al fine di restituire fedelmente la situazione socio-economica della cittadina dell’Ecuador. Il lettore si inerpica per le strade sterrate, visita luoghi meravigliosi ma segnati dalla povertà, attraversa la fitta vegetazione, quella “malerba” che si appropria di bacini e pozzi semidistrutti.
Inoltre, sebbene i due autori non siano credenti, l’intera vicenda è ammantata di significati religiosi al fine di non tradire lo spirito dei fondatori e dirigenti del “progetto Salinas”.

Il progetto Salinas
Gli autori pongono l’accento sul fatto che – al contrario di quanto comunemente si crede – lo slancio evolutivo della comunità salinera non ha avuto inizio a seguito dell’arrivo dei volontari italiani negli anni 1970-71. In tal senso, il racconto lascia trapelare l’animosità dello spirito di un’America Latina in fermento già da tempo. I conflitti e le mobilitazioni avevano, dunque, già spianato la strada al dialogo con i primi volontari italiani che arrivarono a Simiatug.
Il decollo delle attività in forma cooperativa è avvenuto rapidamente, grazie anche al supporto delle risorse umane autoctone. Il commercio equo e solidale ha rappresentato il punto di approdo e successivamente il volano dell’economia locale. E oggi si può finalmente dire che sono ormai lontani i tempi del sopruso e delle angherie, del sistema del baratto e della sussistenza che legittimava le haciendas.

Il formaggio “solidale” e lo slancio salinero
Buona parte dell’opera è imperniata sullo slancio e sull’operosità salinera, di concerto con i volontari e le associazioni preposte. In particolare, l’attenzione punta su un periodo storico ben definito, gli inizi degli anni ’80, segnati dal lancio del caseificio e della produzione del formaggio solidale. La rapida ascesa del commercio ha consolidato la fiducia nelle potenzialità della comunità innescando un effetto a catena. Il reinvestimento delle risorse ottenute per il tramite dell’attività casearia ha consentito la nascita delle microimprese.
Tuttavia l’ascesa non è stata scevra da complicazioni. Di interesse la disamina delle problematiche che la comunità ha dovuto affrontare a causa della cultura ostativa ai comportamenti richiesti dalle attività produttive e commerciali. Gli autori ribadiscono con incisività che ciò non è dovuto a cattive abitudini ma alla dimensione sociale salinera, che si traduce nell’ignoranza delle regole fondamentali del commercio, per quanto concerne sia il modus operandi che le abitudini igieniche nella realizzazione dei prodotti.

Il riscatto comunitario
Se il miracolo Salinas è avvenuto, non si può tacere il forte impatto e lo slancio segnato dai valori cristiani, come si evince dalle parole di padre Antonio Polo, curatore della Prefazione del volume. Le logiche economico-produttive che hanno assicurato alla popolazione il riscatto comunitario si sono coniugate appieno con l’afflato cristiano. La religiosità e lo slancio solidaristico hanno dato una spinta decisiva all’esuberanza comunitaria spronando la popolazione a riappropriarsi della dignità e dell’autostima a lungo negate e prostrate.
Il paese andino è stato oggetto di un programma di sostegno e di interventi mirati a raggiungere uno sviluppo sostenibile e di lunga durata. E i principi fondamentali del Cristianesimo hanno ispirato il lavoro dei volontari nel pieno rispetto della persona umana e dei suoi diritti inalienabili. Le attività e i progetti avviati, infatti, hanno seguito un processo partecipativo e rispettoso delle specificità del territorio e della comunità di appartenenza.

I nuovi interrogativi
Vivaci e suggestive le fotografie di cui consta il corpo centrale del volume, opere di Javier Ruiz, il quale ha fornito, altresì, racconti e informazioni. Le immagini rappresentano un territorio ricco di risorse e con un elevato potenziale in termini di prospettive di sviluppo. I contorni incerti dei paesaggi andini, così come i volti degli abitanti e i luoghi di Salinas, preludono emblematicamente alla crisi della miniera. La rinascita della comunità, infatti, non è stata scevra di implicazioni. In aggiunta alle difficoltà e ai problemi che hanno caratterizzato i primi anni ’90, si è reso necessario superare le barriere culturali e strutturali contrastanti la crescita economica.
L’attenzione del lettore si concentra, altresì, sugli interrogativi del nuovo secolo: i temi della salvaguardia dell’ambiente, dell’occupazione dei giovani e del futuro di una comunità che non è al sicuro dalla globalizzazione. Sintomatiche le catene di supermercati che minacciano le reti distributive indipendenti di Salinas.

Uno sprone per ampliare la “rete” Salinas
Il Vangelo e la groviera rappresenta, dunque, un’esortazione a proseguire l’attività svolta attraverso le cooperative, gli aiuti esterni e le attività di volontariato, per gettare dei ponti solidali che possano colmare gli squilibri tra Salinas e tutti i villaggi, sia limitrofi che distanti, ancora impermeabili al messaggio dello sviluppo comunitario.
Un progetto che ha tre impronte distinte ma convergenti che Antonio Polo ha saputo coagulare con inusitata maestria.
La prima è quella del pedagogismo cristiano dei Salesiani, ordine del quale il leader salinero fa parte, che ha creato l’humus morale dell’iniziativa. Il secondo è quello del volontariato laico (ma fortemente influenzato dai Salesiani stessi) dell’“Operazione Mato Grosso” che, con le proprie spedizioni di giovani volontari e con la propria rete intessuta fra Italia e Sud America da sostenuto e divulgato questo piccolo-grande miracolo dell’economia solidale. La terza, ma non certo ultima per importanza, è quella della stretta collaborazione con il Fepp, Fondo ecuadoriano populorum progressio, una struttura promossa dagli stessi volontari italiani (in primis da Bepi Tonello), ma gestita oramai interamente dagli ecuadoriani, che l’ha ben inserita nella struttura produttiva dell’economia solidale.

Elisabetta Ricci

(direfarescrivere, anno VII, n. 68, agosto 2011)
 
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