Paola Sansone, genovese, possiede il dono innato di stupire. Non solo per il suo talento poliedrico, ma anche per la capacità di vedere il mondo attraverso le lenti deformanti dell’ironia, dando ad ogni sua opera un’impronta fresca e personale. Poetessa, cantautrice, cabarettista, sceneggiatrice e performer teatrale nonché fine enigmista: una girandola di identità che trova un punto fermo nella poesia, passione coltivata da sempre.
L’esordio col botto risale al 1985, con l’inserimento nell’antologia Under 25. Giovani blues a cura di Pier Vittorio Tondelli, mentre la conferma arriva nel 1991, quando Giorgio dell’Arti allega alla rivista Wimbledon un estratto del libro Comicamente parlando. Da allora è un susseguirsi d’interviste, recensioni entusiastiche, pubblicazioni in antologie letterarie e apparizioni in programmi tv come il Maurizio Costanzo show. Per il versatile tecnico di laboratorio – questa la professione “ufficiale” della poetessa – si apre una stagione positiva che continua tuttora, complice la pubblicazione della sua ultima fatica, Raccolta differenziata (Ibiskos editrice Risolo, pp. 108, € 10,00).
Un’ironia che lascia il segno
La silloge, prima classificata al Premio letterario “Ibiskos 2010”, spicca per la brevità della maggior parte dei componimenti, fulminanti come haiku e scanditi da un uso martellante della rima. Incisivi e dissacranti, i versi di Paola Sansone colpiscono nel segno come frecce al vetriolo impregnate di una (auto)ironia graffiante e visibile fin dall’immagine di copertina, dove una donna – si presume l’autrice stessa – si butta a capofitto in un cassonetto dell’immondizia. Rappresenta Donna che si rifiuta, unico brano della sezione di chiusura Fine della scoria, a un tempo suggello e manifesto ideale della poetica di Sansone: «Sentendosi spesso rifiutata / nella rima – di rimando – si è buttata / Poi si è raccolta / e si è differenziata».
La raccolta, infatti, è suddivisa in cinque “cassonetti” poetici: Rifiuti organici, Rifiuti domestici, Rifiuti ingombranti, Rifiuti mentali e Rifiuti riciclati. Trincee dalle quali l’autrice, con occhio disincantato ma non privo di speranza, scruta la vita quotidiana, la condizione femminile e le relazioni sentimentali.
Antesignana, già negli anni Ottanta/Novanta, dei “comici al femminile” come Luciana Littizzetto e Geppi Cucciari, attraverso le sue poesie Paola Sansone ritrae ansie, insicurezze e patemi della donna postmoderna con esiti spiazzanti e paradossali che nascono dall’elaborazione ironica della quotidianità: «Quanto sangue versato inutilmente / mensilmente / dentro uno sterile assorbente», amara constatazione su una “piaga” che affligge ogni mese il gentil sesso. Ma ce n’è anche per gli strumenti di tortura della depilazione: «Uso chili di cerette / vinavil / condannando vili peli / al silképil». Perfino i tentativi di affilare le armi della seduzione con make-up, calze a rete e portamento da diva cedono il posto al rimpianto di un’innocenza spensierata: «Belli i tempi quelli in cui / non si capiva se ero un lei o un lui». Tra le righe goliardiche di questi versi è facile intravedere l’affrancatura da un modello femminile predefinito, impostato sull’apparenza e sull’estetica; risalta, al contrario, un’essenza di donna sui generis, forte della propria unicità, che «cerca il suono del mare / nel forno a microonde» e che, per sua ammissione, non è esattamente un “angelo del focolare”: «Chiudermi in casa / a stirare camicie / poco mi gasa / niente mi dice».
Anche le relazioni amorose sono scandagliate con acume in ogni aspetto: dalla beffarda disillusione di Mai con me starai al ritratto del “principe azzurro 2.0” di Amen, dai lapidari e disincantati aforismi sul matrimonio di Nozze d’oro e Festala con un fiore («Mimosa / Un bouquet all’amante / Un rametto alla sposa») al romanticismo surreale di Incantarsi, incantarsi, incantarsi…. E, ancora, la nube di gelosia sprigionata dalle domande retoriche ed incalzanti di Tri angolo, istantanea di una relazione tanto ambigua quanto intossicante. Non mancano le invettive contro un «uomo / privo di magia / come la zucca vuota / che ti ha portato via» nella poesia I favolosi anni ’90, in cui l’iniziale idillio in chiave fiabesca viene smentito dal tempo, capace di spezzare incantesimi illusori.
Creatività verbale
Funambola sul filo di un’ironia nutrita col gusto per i giochi di parole e le assonanze, la poetessa sceglie i titoli con estrema arguzia, al confine tra il doppio senso e l’invenzione linguistica, abbinandoli sapientemente al contenuto dei versi: Giusti equi libri commenta la vicenda ironica di una (finta) lettrice che cerca in ogni modo di fare colpo su un libraio, con esiti disastrosi: «lui la nota / però guardando altrove»; Quando tutto comincia ad andare liscio è una satira sull’età che avanza anche a letto, quando al posto di fluenti chiome giovanili ci si ritrova ad accarezzare «crani / senza attrito»; Non basta la parola, invece, gioca con i falsi accrescitivi sullo sfondo di un addio malinconico in stazione, che «nel vagone diventa più vago»; e, ancora, si possono ritrovare altri innovativi puzzle verbali, quasi neologismi, come Soppalcova o Malincomica, simboli di una creatività dal potenziale inesauribile.
Un libro che gioca con frammenti di parole, felici intuizioni ma anche nevrosi ingarbugliate, soprattutto nella sezione Rifiuti mentali, dove incombe la presenza di un interlocutore al quale la poetessa dà del Lei: qualche riferimento sparso a sedute, studi e lettini lascia intendere si tratti di uno psicanalista. Ma anche qui il tema viene affrontato sottovoce, stemperato dai colori brillanti di un’autoironia che, in fondo, nella sua autoreferenzialità, tradisce una sorta di tenerezza protettiva verso il proprio Io, senza mai cadere nell’autocompiacimento.
Come un’esperta illusionista, Paola Sansone tira fuori dal cilindro/cassonetto infinite risorse poetiche da salvare dal macero dell’oblio, guizzi comici che reinterpretano la realtà femminile in modo creativo e anticonformista. Tutto questo in un libro di piccole dimensioni ma di grande valore, vero antidoto contro la seriosità e le convenzioni sociali. Da tenere sempre a portata di donna.
Angela Patrono
(direfarescrivere, anno VIII, n. 84, dicembre 2012)
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