Le memorie del popolo occitano rivivono in una fiaba delicata: I pastori di Frédéric Mistral (1830-1914). Un breve racconto, preso in prestito alla tradizione provenzale, pubblicato per la prima volta nel 1889 eppure di grande attualità, che rivela il senso profondo del Natale e la semplicità, fonte insostituibile di ricchezza interiore. Per questo viene riproposta ai nostri bambini in versione italiana con il titolo I pastori. Li pastre (Edizioni Coccole e caccole, pp. 14, € 6,90)
Con attenzione, i pastori accompagnano gli animali verso i pascoli, guidandoli e cercando di proteggerli dalle numerose avversità. Così, da sempre, procede la vita del vecchio Ferland, abitante del Grès, finché per una distrazione un giorno conduce il gregge al pascolo sbagliato e viene convocato in tribunale a rendere conto del suo reato. «Voi pastori, si sa, fareste mangiare vostro padre dalle pecore se solo aveste un padre fatto d’erba» lo accusa il giudice. Eppure Ferland, con schiettezza e profonda umiltà, asserisce che troppo spesso i pastori sono ritenuti colpevoli, a torto, di qualunque misfatto. «Se viene bucata una siepe, se viene scosso un albero di fichi, se viene rubata una gallina… Chi è stato?… I pastori!…», dichiara e sottolinea come, invece, sono proprio loro le figure centrali del presepe e, non a caso, quelle più vicine al Buon Dio nella notte di Natale. Se teniamo presente che i pastori non godevano al tempo di forte considerazione visto che passavano la loro vita con le bestie, isolati dal resto della società e considerati sporchi, Dio sceglie di rivelarsi loro per dare rilievo al senso di una religione, quella cattolica, che volutamente sta dalla parete degli ultimi, degli emarginati, perché la semplicità è un valore incancellabile che ci sostiene di fronte alle numerose difficoltà della vita.
Una “facezia”, così definì la storia lo stesso Mistral. Un racconto divertente, aggiungiamo noi, qui riproposto nell’adattamento di Anselmo Roveda, scrittore genovese, esperto di folclore e da sempre impegnato nel tentativo di mantenere vive le memorie popolari. Gli illustratori, Sandro Natalini e Agnese Baruzzi, entrambi bolognesi, disegnano una fiaba cartonata pieghevole, a mo’ di gioco, per far sognare e riflettere insieme grandi e piccini. «Illustrare storie per bambini è per me un onore e una grande responsabilità perché contribuisco, nel mio piccolo, alla crescita dei cittadini di domani», così lo stesso Natalini riassume il significato del proprio lavoro in un’intervista per la testata online Educazione&Scuola.
Una lingua ancora viva
Scritto con il testo occitano a fronte, e così riproposto anche dall’editore italiano, il racconto di Mistral venne per la prima volta pubblicato su Armana Provençau (Almanacco Provenzale), l’annuario del movimento culturale fondato dallo stesso Mistral a salvaguardia della letteratura provenzale. In quest’opera l’autore presenta, anche ai più giovani, una lingua di minoranza, quella degli antichi cantori medievali, la lingua d’oc, tuttora utilizzata nel sud della Francia, sulle Alpi del Piemonte , sui Pirenei e persino in un piccolo centro della Calabria litoranea, Guardia Piemontese.
Fu l’incontro con Joseph Roumanille, poeta, suo maestro ed editore, che avvicinò Mistral alla letteratura occitana, suggerendogli di scegliere una grafia semplificata, basata sul francese, da quel momento detta “mistraliana” per distinguerla da quella dei trovatori, nota, invece, come grafia “classica”. Così tanto innamorato della sua terra e della sua lingua, lo scrittore fondò nel 1854 il movimento Félibrige, che si impegnava a favore della rivalutazione in letteratura della lingua provenzale, intesa all’epoca non come parlata della sola Provenza ma di tutta la regione occitana. Figura portante del mouvement, Mistral prese a blasone, insieme agli altri félibres, la cicala, messaggera dell'estate e simbolo sia del sole sia del territorio a lui così tanto caro.
Mistral riscattò la lingua provenzale, elevandola ai medesimi vertici della poesia epica; la qualità dei suoi testi fu poi confermata dall'ottenimento dei più prestigiosi premi letterari. Nel 1904 venne difatti insignito del Premio Nobel per la Letteratura con la seguente motivazione: «In riconoscimento della chiara originalità e della vera ispirazione della sua produzione poetica, che splendidamente riflette gli scenari naturali e lo spirito nativo del suo popolo, e, in aggiunta, al suo importante lavoro come filologo provenzale». Alla cerimonia di premiazione, Mistral non fu presente e delegò un ministro, in sua vece, a ritirare la somma vinta. Proprio tale premio fu utilizzato per l'ampliamento della raccolta etnografica del Museon Arlaten (Museo di Arles) che può essere visitato nei locali dell’Hôtel Laval-Castellane. Creato nel 1896 per volere dello stesso Mistral, ancora oggi è testimone e custode di buona parte del materiale sulla cultura provenzale e sul Félibrige.
Un editore impegnato nel sociale
La fiaba è pubblicata da Edizioni Coccole e caccole, di Belvedere Marittimo (Cs), una casa editrice orgogliosa di utilizzare macchinari rigorosamente italiani e soprattutto sostanze sicure, come la carta riciclata, nel rispetto assoluto dell’ambiente. Anche la scelta di raccontare storie dal profondo senso morale, ricche di metafore e insegnamenti etici, come quella di Mistral sottolinea un impegno nobile, con l’intento di rivolgersi ai lettori di qualunque età e l’obiettivo di educarli a diventare sempre più esigenti. «Coccole e caccole svolge questo lavoro, tra mille difficoltà, nella realtà calabrese, una realtà problematica e che poco spazio lascia a iniziative come la nostra», si esprime così l’editore, forte delle scelte etiche compiute ogni giorno. La collaborazione dal 2005 con Andersen – Il mondo dell'infanzia per la sezione “Le minoranze linguistiche in Italia” e la creazione del “Fondo del libro” evidenziano che Edizioni Coccole e caccole lavora nel senso del recupero delle tradizioni, appoggiando anche con interessanti e originali iniziative il mondo della letteratura per ragazzi.
Pamela Quintieri
(direfarescrivere, anno VII, n. 66, giugno 2011) |