Capita raramente di abbandonarsi totalmente alla scoperta di un testo vorticoso e affascinante. Siamo abituati a percepire la lettura come un angolo di solitario raccoglimento in cui cercare pace nella tempesta che ci avvolge tutt’intorno, mentre il tran tran quotidiano ammutolisce le pulsioni più intimistiche e spegne gli entusiasmi più remoti. Alain Damasio con il suo poderoso romanzo riesce, invece, a regalarci qualcosa di inestimabile e quasi perduto: il gusto pastoso e ricco di un libro che non solo intrattiene, ma narra e coinvolge, fino a investirci meravigliosamente e a traghettarci nel mondo di fantasia da lui ricamato. L’orda del vento (Editrice Nord, pp. 656, € 19,90) è una scoperta continua, un viaggio indimenticabile lungo percorsi inaspettati battuti sulla scia dell’emozione. È un turbine di scrittura e visionarietà in cui tutto s’invera per costruire un mondo suggestivo dove perdersi senza resistenze. Lo scrittore francese – che ha da tempo deciso di vivere in isolamento per dedicarsi completamente alla composizione dei suoi testi – dà vita a una realtà che mescola poesia e avventura, vincendo le ritrosie di chi ricerca nel romanzo un lacerto di verità. Il suo, infatti, non è soltanto un fantasy, ma un’enciclopedia generosa in cui il lettore può scorrere le tante voci che conducono alla realtà. È così che il racconto di Damasio, di eterea bellezza, diventa granitico insegnamento ed è proprio sconfinando nell’immaginazione più ardita che egli ci conduce all’essenza delle cose.
Un viaggio faticoso alla scoperta di sé
La sua orda è un gruppo di personaggi improbabili eppure credibilissimi; è una rassegna vibrante di caratteri e tipologie vestita di fantasia. Golgoth (il tracciatore) è il capo di questa gloriosa schiera, il leader roccioso e spigoloso che comanda e molesta, urla e combatte. Sov (lo scriba) è il testimone più attento, il delicato annotatore di emozioni e pulsioni, cedimenti e slanci. Ci sono poi Oroshi (l’aeromastra), la nobile conoscitrice del vento, interprete scrupolosa di ogni singola vibrazione, e Caracollo (il trovatore), il giullare brillante “ammantato” di tragedia che cerca di donare leggerezza ai compagni di viaggio. Quello tratteggiato dallo scrittore francese è insomma un campionario di straordinaria credibilità umana, un girotondo variegato che innesca dinamiche delicate e prorompenti, visitando gli aspetti più lontani dell’esistenza. Al centro di tutto c’è il viaggio o meglio, la voglia di conoscere e visitare i confini stabiliti. I personaggi animati da Damasio si muovono freneticamente in un mondo da percorrere, esplorare e consumare che offre spettacoli di inimmaginabile bellezza. In queste lingue di terra dissetate da acque generose, i protagonisti si perdono per poi ritrovarsi; lottano contro forze ingovernabili che li sospingono all’essenza di sé, all’origine della ricerca smaniosa di un motore che motivi ciò che accade e si muove intorno. Il lungo percorso affrontato dall’orda è un cammino faticoso che conduce fisicamente ai punti più estremi, dentro e fuori di sé; è l’occasione irripetibile per investigare forze e debolezze, e per sperimentare la resistenza che segna le grandi unioni.
Il vento, motore irrinunciabile che tutto aziona
La comunione fantastica dell’orda è benedetta dalla presenza costante del vento, elemento incantevole e distruttore, che sfibra e accarezza insieme. «Non viene da nulla, il vento, e non va da nessuna parte. Passa, si gonfia dal centro del cosmo, soffia attraverso le stelle e salpa lungo la Via lattea». Il vento, respiro vitale che può portare alla morte, è il vero protagonista del romanzo di Damasio, il motore irrinunciabile di ogni azione, l’origine indistinta di ogni singolo pensiero. Principio e approdo a cui i personaggi tendono nella loro disperata ricerca di sé e degli altri. Il mondo dell’autore francese è fatto di bellezza, poesia, amicizia, cinismo e disperazione; mescola e combina elementi variegati per erompere con la forza dell’indomabile creatività. Alla continua ricerca di un sodalizio da cementare con il lettore, Damasio infarcisce il suo romanzo di rimandi e simboli, per poi tracciare la rotta che conduce alla condivisione di questa storia esemplare. La dimensione popolata dai suoi personaggi è un luogo altro che parla di noi e viviseziona gli aspetti più faticosi della nostra esistenza. Sospeso tra la fiaba e l’incanto, il libro di Damasio rapisce e coinvolge, proiettando il lettore verso scenari indimenticabili, depositando insegnamenti imperituri. Con una prosa vivace ed elegante, lo scrittore tratteggia una tela di notevole intensità e rara pienezza; dirige un canto intonato a più voci, concedendo spazio ai silenzi che parlano e alle pause che spiegano. Nelle oltre 600 pagine del libro ci sarà il tempo per duellare, danzare e viaggiare col vento, alla ricerca di quello che solo un viaggio – lungo e sfiancante – può rivelarci e raccontarci di noi.
Maria Saporito
(direfarescrivere, anno VI, n. 55, luglio 2010)
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