Anno XX, n. 225
novembre 2024
 
La recensione libraria
Una paradossale visione al contrario:
se le temute sigarette fossero vittime
e l'uomo invece divenisse l'assassino?
Il singolare romanzo edito da Falzea propone
di guardare la realtà da un altro punto di vista
di Maria Grazia Franzè
«Questa è la storia di una sigaretta triste. Tutto di lei era triste. […] La sigaretta triste, con i suoi pezzi tristi, viveva prigioniera insieme a 19 sue compagne, reclusa in una scatola dura, buia, stretta e soffocante».
Con queste frasi Martina Zaninelli introduce la storia di Cloe, protagonista del breve romanzo Cloe storia di una sigaretta (Falzea, pp. 76, € 9,00). Dedicato agli adolescenti e scritto in terza persona, il breve testo narra infatti la storia di Cloe che, da verdissima foglia di tabacco, diventa una sigaretta snella, compagna di altrettante sigarette che, come lei, sono state sottoposte a innumerevoli trattamenti prima di essere impacchettate in un raffinato involucro. La dettagliata descrizione di tutte le trasformazioni che le sigarette sono costrette a subire, prima di essere fumate, il bisbiglio delle stesse che stanno tutte assieme in un unico elegante pacchetto, le loro aspettative quando ancora non conoscono quale fine avranno in sorte, la consapevolezza poi di dover morire consumandosi in cenere, sarà il racconto principale accanto al quale si svilupperanno quelli di tutti gli altri personaggi. Una narrazione intessuta di simpatiche illustrazioni di Andrea Rivola, mista a tristezza, allegria e voglia di cambiare il destino della propria vita; la breve storia fa sorridere, riflettere e, perché no, suggerisce anche un nuovo stile di vita.

Quando a parlare è una sigaretta
Attorno alla storia di Cloe sono narrate le storie di altri personaggi ma la protagonista è una sigaretta speciale, proprio perché racconta la sua infelice realtà. Tutto di lei è triste: il tabacco, la carta, il filtro e ogni suo componente racconta le fasi di formazione e trasformazione che deve subire per “far nascere” una sigaretta. La descrizione dei vari stadi di lavorazione e l'elenco di tutti gli elementi tossici: dagli idrocarburi aromatici policiclici al benzopirene, dall’ossido di carbonio all’ammoniaca, danno al lettore la conoscenza puntuale di ogni “ingrediente” e rendono più viva la nostalgia che Cloe prova per la sua “verde età” di cui ormai rimane solo la malinconia, soprattutto perché ora vive reclusa in un pacchetto assieme a 19 coinquiline. «Erano viziate, maligne, vanitose si credevano delle modelle con un futuro radioso e ogni volta che veniva aperto un pacchetto di quel tipo, erano tutte lì ad allungare il collo, a farsi vedere, a farsi desiderare».
L’elegantissimo pacchetto in cui Cloe soggiorna si trova nel centro di Milano nella Tabaccheria Ripamonte. La proprietaria è la signora Letti Monti; donna elegante che fuma solo sigarette chic e non più di cinque o sei al giorno, ha un figlio giovane, Edoardo, che lavora con lei e contrariamente alla madre non fuma sigarette ma tabacco.
Nello svolgimento del racconto ciò che turba il “quieto vivere” è la notizia che Cloe legge sul giornale sporgendo la testa dal pacchetto socchiuso: «SIRCHIA: IL FUMO UCCIDE, STOP ALLE SIGARETTE ASSASSINE».
A questo punto la domanda sorge spontanea: perché le povere sigarette tritate, sottoposte a trattamenti dolorosi e costrette a vivere in pacchetti dove neanche l’aria passa, sono definite assassine? Cloe è turbata, spaventata. Non capisce perché lei e le sue coinquiline siano definite in questo modo: a chi hanno fatto del male e, soprattutto, chi uccidono? È proprio nel capitolo intitolato Cloe e il senso della vita, che la protagonista si interroga sul significato della propria esistenza e, paradossalmente, la sigaretta da assassina diventa vittima. Da questo punto in poi tutta la narrazione assume un tono diverso: Cloe, infatti, scopre quale sarà la sua fine dopo aver visto Letti fumare la sua compagna Ivonne: «La fiamma si avvicinò pericolosamente ai piedi di Ivonne. In un lampo, un colpo d’aria aspirata attraversò il flebile corpo di Ivonne attirando la fiamma dell’accendino ai suoi piedi, aggredendoli con il suo bruciante calore, un gesto secco, staccò Ivonne dalle labbra della signora. […] Ivonne svenne. […] Ivonne spirò».

La presa di coscienza e l'inizio di una nuova vita
La disperazione mista alla voglia di vivere assale Cloe che decide di sfuggire al suo triste destino. Proprio come un essere umano che vuole cambiare il corso degli eventi anche Cloe decide di stravolgere la propria vita; lei che ricordava con nostalgia la sua infanzia, l’aria pura che respirava, il verde bosco in cui si trovava, come poteva sottostare a quelle accuse? Con questo desiderio di sfuggire alla morte si sottrae al pacchetto semiaperto e va incontro alla vita. Come un bambino che scopre le piccole emozioni e il mondo che le racchiude, anche Cloe, uscita fuori, scruta la realtà con uno spirito di avventura, ma qualcosa va storto. In una notte di tempesta un fulmine cade sulla tabaccheria e l’edificio va in fiamme. A questo avvenimento si incrociano le vicende familiari di Letti e di Edoardo che, per puro caso, si trovava in centro a Milano, proprio vicino alla tabaccheria, e quella stessa notte conosce Claudia di cui presto si innamorerà.
Durante un tragico evento accadono anche avvenimenti lieti. Cloe riesce a ripararsi dalle fiamme e dal temporale sotto il motorino di Claudia, Edoardo si trova davanti la bellissima ragazza alla quale fa compagnia e dà conforto nel momento di paura, mentre la signora Letti, seppur spaventata per l’improvviso incendio, riesce, in pochi giorni, a ottenere una rivincita grazie ai soldi che l’assicurazione le ha rimborsato per la disgrazia. «Con una parte della cifra avrebbe acquistato una pasticceria in provincia, dove si sarebbe ritirata portando un po’ di classe anche in quel paesino». Edoardo con il resto dei soldi dell’assicurazione decide di comprare casa e vivere la sua felice storia d’amore con Claudia.
E Cloe? «Cloe aveva vissuto per mesi e mesi nel cappotto di Claudia. La ragazza non aveva più voluto fumare.
Teneva quella sigaretta per sentirsi sicura (qualora le fosse tornata la voglia) così pensava […] In verità Cloe ne aveva le scatole piene di stare rinchiusa in quella tasca soffocante, si sentiva tutta secca».
La noia è tanta, Cloe pensa di essersi liberata del suo destino ma lo sconforto sopraggiunge. Riuscirà a sopravvivere, proprio lei che aveva visto la morte di Ivonne ed era sfuggita alla sua, in mano a una fumatrice?

Maria Grazia Franzè

(direfarescrivere, anno VI, n. 53, maggio 2010)
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