Undici storie, tante quanto il numero dei giocatori che compongono una squadra di calcio, sono quelle narrate da Giusva Branca, ex direttore sportivo della Reggina, nonché appassionato tifoso della squadra amaranto.
Idoli di carta (Laruffa Editore, pp. 108, € 8,00) è il titolo non casuale del suo libro, ma scelto proprio per indicare quanto sia effimera la vita da campione, fatta di gioie e di successi senza fine e poi, in men che non si dica, di totale oblio.
Le luci della ribalta ti appartengono per una frazione importante della tua esistenza, abbagliandoti e avvolgendoti completamente, ma a un certo punto tutto finisce, esse si spengono e il tuo rimarrà solo un nome scritto in un vecchio almanacco.
È questo ciò che accade agli undici protagonisti, ex giocatori della Reggina, raccontati da Branca non solo come calciatori, ma anche come uomini, levando loro
quell’apparente patina d’infallibilità e svelandone, di fatto, le innumerevoli fragilità nascoste tra le pieghe più profonde dell’anima.
Undici bandiere reggine, che col loro talento e la loro voglia di arrivare hanno portato la squadra dello Stretto dalle serie minori al massimo palcoscenico rappresentato dalla serie A, si lasciano andare ai ricordi, conservando ancora lo stesso sentimento di rabbia per quel gol mancato, per quell’azione conclusa male, per quella partita da vincere e poi persa amaramente.
Essi rivivono attimo per attimo quel passato glorioso, e ancora si emozionano per tutte le vittorie ottenute con tenacia e sudore, e per questo ancor più belle.
Undici campioni dal cuore amaranto
Si passa da campioni di un passato ormai lontano a quelli di uno più recente, alcuni più noti, altri meno: campioni del calibro di Piero Persico, mitico portiere, dall’incredibile forza di volontà; Maurizio Poli, detto “la roccia” per la sua determinazione nel voler infilare a tutti i costi il pallone in rete; Luciano Gallusi, lo stopper mantovano, che seguiva il proprio avversario anche fin dentro gli spogliatoi e poi ancora Bagnato, Bortot, Bumbaca, Giacchetta, Korostelev, Mariotto, Pianca, Rigotto, per concludere con un’eccezione: l’unico degli ex reggini non più in vita e non giocatore, Tommaso Maestrelli, il grande mister dall’atteggiamento paterno.
A lui è dedicato un capitolo a parte, ma assolutamente doveroso considerata la statura del personaggio, meritevole di aver dato lustro e importanza al calcio reggino, regalando agli amaranto la prima storica promozione in serie B nella stagione calcistica 1964-65, prima di approdare alla Lazio.
Dalla gloria alla quotidianità
Appese le scarpe al chiodo, per gli ex calciatori le garanzie erano ben poche. Miliardi da parte non ce n’erano, e allora bisognava rimboccarsi le maniche, inventarsi un mestiere, costruirsi un nuovo futuro, lontano da campi da gioco e allenamenti, e soprattutto distanti dal clamore e dall’ebbrezza del successo.
Molti di loro continuano oggi a lavorare nell’ambito calcistico, altri si occupano di cose completamente diverse, altri ancora si limitano a informarsi solo del risultato della Reggina, disinteressandosi totalmente del mondo del pallone.
La loro vita procede ormai tranquilla, la fama è un lontano ricordo, ma i colori amaranto sono sempre più vivi in ognuno di essi, e fanno parte di loro quasi come una seconda pelle. Sono bandiere con la “B” maiuscola, protagonisti di un calcio più povero ma forse anche più vero, dove si giocava per passione pura e l’attaccamento alla squadra era reale, non vi era compenso economico che potesse prevalere sul legame e sull’appartenenza a una determinata compagine.
In un’epoca dove il calcio non è più lo stesso e i sotterfugi e il denaro la fanno da padroni, Branca ci consegna un messaggio più che positivo: lo sport è dignità, forza di volontà, dedizione, sacrificio, è un insieme di valori profondi, ormai dimenticati. Lo scopo di questo libro è dunque recuperare quei valori dai luoghi più reconditi della memoria e ripristinarli nella nostra vita, dandole un nuovo, importante senso.
Beniamina Callipari
(direfarescrivere, anno IV, n. 32, agosto 2008) |