Anno XX, n. 226
dicembre 2024
 
La recensione libraria
Un lungo viaggio nel Novecento
capace di mostrare quanto
la cultura cambi in modo repentino
Edito da Pellegrini, un romanzo
intriso di tenerezza e coraggio
di Ginevra Alibrio
«L’amore è la misura della loro libertà e dignità», afferma Ornella Mirabelli parlando delle donne. Libertà, nell’invito a non confondere il senso materno con la sottomissione. Si tratta di un’asserzione presente in Cuore di donna (Pellegrini, pp. 208, € 18,00), romanzo che, come già il titolo lascia presagire, risulta essere in primo luogo un elogio alla potenza dell’archetipo femminile.
La protagonista è Francesca: cinquantacinque anni, madre, moglie e maestra. Tramite i suoi ricordi intraprende il viaggio con cui Mirabelli racconta l’orgoglio di essere donna. Francesca, con il suo stupore fanciullesco e i suoi voli pindarici, fa imbattere i lettori in cucine affollate di donne al confine tra emancipazione e tradizionalismo. A ben vedere, la scelta non è casuale poiché risulta essere un luogo intimo femminile, fulcro del calore familiare ed emblema del continuo dividersi della donna tra casa e lavoro, del perpetuo dedicarsi ai figli più che a se stessa.
Eppure, chi dice che questo offrirsi agli altri non possa conciliarsi con un desiderio d’emancipazione? Può esistere un compromesso? Cuore di donna lo trova proprio nella libertà di come la donna possa decidere di donare e dosare questo amore.
Questo libro è un viaggio che, partendo dagli anni della Grande guerra, attraversa tutto il Novecento, intessendo un confronto generazionale che pone l’accento sulla cultura che cambia e il diverso approccio dei giovani ai mutamenti sociali.

Tra idillio agreste e racconti partigiani
Dalla famiglia paterna di Francesca leggiamo vicende di calzolai emigrati in America Latina, l’esperienza del viaggio lontano dalla patria e le condizioni dei migranti; da quella materna il racconto della vita agricola, le donne impiegate nelle risaie con un salario finalmente autonomo, in uno spaccato quasi idilliaco di canti e feste contadine scanditi da vendemmia e mietitura.
Conosciamo Gesuina, con i «pizzi antichi» delle sue tovaglie e la dedizione alla famiglia, e poi Giovanna, col suo diploma di dattilografa e un impiego da segretaria in fabbrica, con le domeniche al lago di Como fra quei giovani che «al suono di una fisarmonica, cantavano la loro giovinezza e la loro bellezza al mondo intero». E intanto i bombardamenti, la violenza della guerra.
Con il background di Mario seguiamo un sogno patriottico che inizia con la volontà di servire l’Italia e prosegue con il coraggio di opporsi agli invasori: la resistenza dei partigiani, la clandestinità, il dolore della lontananza dagli affetti, la perdita dei compagni di lotta. Fotografando il primo incontro di Mario e Giovanna, scopriamo in lei, «donna pulita e ordinata che sapeva sempre di “buono”», la vera eroina del romanzo: in Cuore di donna, sono sempre le donne a salvare uomini, figli e famiglie intere con il loro coraggio e l’ingegno.

Giradischi, fermenti rivoluzionari e amore libero
Mirabelli regala immagini di famiglie felici, seppur provate dalle difficoltà, legate alle tradizioni e fondate sulla collaborazione, perché i soldi non fanno la felicità, ma l’affetto sì! Segue il Dopoguerra, con le rappresaglie e le ferrovie che non funzionano. La fine dell’infanzia, le prime cotte e le trasgressioni, nei favolosi anni Sessanta con la moda dei The Beatles, il giradischi, i mangianastri per registrare le canzoni, il rock di Celentano e le soste dal giornalaio.
L’adolescenza come «terra da colonizzare, fertile d’idee e speranze», i balli impacciati attorno al jukebox, il corpo che cambia e le insicurezze delle forme femminili che cominciano a modellarsi. E poi la ventata rivoluzionaria del Sessantotto, i fermenti giovanili, la differenza dell’impronta rivoluzionaria in Italia e in America. La lotta per un’istruzione moderna, gli slogan sull’amore libero, le canzoni come mezzo di contestazione sociale in un’epoca in cui «le chitarre erano le armi da cui uscivano pallottole fatte di note e di parole di pace».

Un concentrato di tenerezza
Cuore di donna è un romanzo delicato, avvolto in descrizioni nostalgiche, a tratti fiabesche, degli inverni in Brianza e le estati in Calabria, dei viaggi in treno e littorina, delle feste domenicali, l’oratorio e le atmosfere familiari, nel divario tra Nord e Sud che ha sempre contraddistinto l’Italia.
Prendendo spunto dalla ricorrenza dell’8 marzo, ne indaga il senso raccontando difficoltà che ogni giorno accomunano tutte le donne, tra il parto, le violenze e i diritti negati, sottolineando la loro capacità straordinaria di difendersi da sole e di fronteggiare a testa alta ogni limite o imprevisto. L’essenza delle donne è il loro essere fatte d’amore, tanto forti di fronte alla vita e altrettanto sensibili «di fronte alla voce del cuore». La donna può essere tante cose e avere tante vite diverse, ma in ogni possibile scenario amerà con tutta se stessa.
Un racconto appassionato di tenerezza e coraggio, di protagoniste come querce temprate dal dolore, zattere che navigano con fierezza le acque della quotidianità, «come un mare calmo, appena increspato dalla brezza leggera dei sentimenti, che cambia aspetto al cambiare dei venti, allora s’incupisce, si affanna, si gonfia di rabbia e ruggisce, si abbatte con furia sulla sabbia immobile e la trascina con sé».

Ginevra Alibrio

(direfarescrivere, anno XIX, n. 208, maggio 2023)
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