La narrativa nasce con l’intenzione di imprimere sulla carta una storia capace di ridestare nel lettore pensieri e idee altrimenti sopiti. Leggendo si viene travolti da una valanga di emozioni, sensazioni, riflessioni che altrimenti non verrebbero a galla. Leggiamo di altri per poter parlare di noi stessi. Capita, però, che lo scrittore decida di narrare le vicende di un suo simile, anch’egli autore, per poter mostrare al pubblico ciò che accade nella mente di un creatore di mondi e vicende.
Cosa prova un novellista? Quali sono le motivazioni che lo portano a raccontarci una vicenda? Cosa sente mentre produce e inventa? Ce lo racconta Marco Gottardi nel suo Testamento (Csa Editrice, pp. 274, € 15,90).
Una storia duplice
Questo romanzo si rivolge al pubblico in maniera insolita, ma sorprendente: allo stesso tempo, in maniera alternata, ci viene proposto il racconto tramite la narrazione in prima e terza persona. Abbiamo così la stessa vicenda sia dal punto di vista del protagonista che dal punto di vista di un narratore onnisciente. L’esposizione dei fatti quindi, espressa in terza persona, si alterna ai pensieri dell’interprete principale, Lorenzo, ragazzo di montagna che si trasferisce a Venezia per completare gli studi e concretizzare il proprio sogno: diventare uno scrittore.
Il flusso di coscienza del protagonista è potente, coinvolgente, a tratti duro. Le sue emozioni colpiscono in pieno, oscillando tra la speranza e il tormento. I ricordi si susseguono cercando di imprimere nella mente le apparizioni importanti della propria esistenza, come l’incontro profetico con una compagna di corso, Vanessa, durante la lezione di Letteratura italiana. Da lì l’intuizione: la parola come arma, la parola come potere.
Le frequentazioni con varie ragazze diventano sempre più assidue, alla ricerca costante di placare la noia che Lorenzo prova dentro di sé e che si illude di poter quietare in un nuovo sorriso e in una nuova carezza. In tutto questo Venezia, l’università, la cultura, diventano uno sfondo indispensabile per trovare la propria pace interiore, quando prima era troppo preso a ricercarla negli altri e nei loro universi interiori.
La crescita personale e il vuoto
«Anelo una notte infinita, senza volontà di volere. Un sonno senza confini, perpetuo marmo alle ossessioni defunte. Un sonno che non sappia di dormire. Una stasi priva di tutto, tesa sulla corda di un istantaneo oblio», queste le parole di Lorenzo, nel suo girovagare incostante alla ricerca di quella concordia che la sua anima brama, ma che non riesce a conquistare.
L’amore con Vanessa, i segnali lanciati dalla stessa prima dell’estremo gesto, il suicidio realizzato. Questi i pensieri continui e ossessivi che si fanno spazio nella mente di Lorenzo, mentre cerca di andare avanti con una vita che sembra da troppo tempo aver abbandonato il piano della realtà per farsi largo nel mondo dell’onirico e dell’intangibile. La rabbia per una morte forse prevedibile si scatena in pensieri confusi e non sempre limpidi, ma di sicuro impatto: «Ricordo che immaginai la mia morte con rabbia. Vanessa che mi guardava, perché volevo che vedesse. […] Il piacere del male, dopo tanto amore. Avrei voluto morire non per lei, ma contro di lei».
L’egoismo si mescola ai peccati. Lorenzo sa di far del male alle persone che lo circondano, ma il suo dolore ha la priorità su quello inferto a chi gli sta vicino. Familiari, ragazze, conoscenti, sono dei meri mezzi per nascondere il trauma del suicidio di Vanessa che ha aperto in lui una voragine di vacuità.
Il successo non porta alla felicità
Lorenzo raggiunge finalmente la laurea tanto agognata e con essa un ottimo traguardo lavorativo: l’assunzione in una grossa casa editrice. L’amicizia col figlio del capo, le esperienze vissute con quest’ultimo e la sua compagnia, le strane serate passate in giro, mordendo la vita senza mai assaggiarla davvero, cullandosi in una gloria vana e immeritata: ecco la nuova vita di Lorenzo, troppo stanco per non lasciarsi trascinare dalla corrente di quel gaudio effimero.
Con una scrittura elegante e sofisticata, Gottardi ci accompagna all’interno dell’Es del personaggio principale, caratterizzato da un continuo vacillare all’interno di uno strano equilibrio che differenzia ciò che è da ciò che mostra. Lorenzo viene così psicanalizzato da più punti di vista dal suo stesso autore che ci espone al medesimo tempo il mondo interiore del protagonista, narrato da se stesso, e ciò che di lui percepiscono gli altri, tramite il narratore onnisciente. Un viaggio all’interno della coscienza che parla del dolore di non riuscire a placare il proprio essere nemmeno in mezzo alla moltitudine di una folla.
Rosita Mazzei
(direfarescrivere, anno XVI, n. 173, giugno 2020)
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