Anno XXI, n. 230
aprile 2025
 
La recensione libraria
La potenza dirompente del desiderio
e l’importanza di ascoltare i sensi:
attraverso il corpo l’anima si espande
Edito da Eros cultura, un romanzo erotico
sfida le donne a confrontarsi con se stesse
di Francesco Toniarini
Il desiderio: è la forza più dirompente che esista. Ci porta dove non potremmo mai arrivare solo con la ragione, ci sfida e ci costringe a vedere cose di noi che non vorremmo vedere. È ciò che accade alla protagonista del romanzo erotico di Laura Di Vincenzo, Linea sottile. Il sogno di Dafne, edito da Eros Cultura.

Osserva la sua vita passarle accanto
Dafne è una donna “intrappolata” in una vita anacronistica che la lega a un codice morale e sociale del quale ha assorbito, inconsapevolmente, comportamenti e consuetudini, in un miscuglio di sacrali divieti.
Osservando la propria vita passarle accanto, la protagonista ripercorre il corso di quel «fiume in cui la linea del sogno si confonde con la realtà, cercando una via d’uscita tra intersecati grovigli, scandagliando il fondale della sua anima, della sua vera essenza».
Diventa portavoce della causa di altre donne: la sua paura è la loro paura, il suo desiderio è il loro desiderio.
E se è vero che in mezzo alle difficoltà nascono le opportunità, la fine di tutto diventa l’inizio di un nuovo cammino. Dafne si evolve e diventa più consapevole di se stessa, della sua sensualità, del suo bisogno di completezza, imparando ad ascoltare i messaggi che le vengono inviati dalla natura e dal suo corpo.
La linfa vitale vibra in lei, ne ascolta il richiamo, si lascia sedurre, scatenando una serie di eventi, che la porteranno a sentirsi viva.

La forza travolgente dei sogni
«I sogni aiutano a vivere. Non sono la prigione o l’evasione dalla realtà, l’illusione o il rimpianto dell’attimo perduto, sono le albe infuocate ancora da vivere». Laura Di Vincenzo è le parole che scrive, e quest’ultime sono la sua essenza, «quella che abita in un posto meraviglioso chiamato anima».
«Quante volte, ultimamente – scrive nel romanzo – mi sono chiesta se sia arrivato il momento di dare un nuovo senso alla mia vita, visto che essa non riesce a cambiare quel che sono. È diventato sempre più incalzante il bisogno di ascoltare l’anima, il corpo, il tutto che chiede solo risposte, non serve più nessuna domanda».

Ascoltare la voce dei sensi
La ricerca di Dafne va ben oltre il «piacere da gustare», quel diletto che rende la parte di lei non più così nascosta. «Il sesso, in fondo, è l’illusione del vero amore, senza di esso diventava il peccato della carne». La protagonista sente l’amore crescerle dentro, anima e sesso: «L’uno non può escludere l’altro perché è nel corpo che l’anima si espande, per raggiungere un istante di infinito».
Dafne sapeva della sua esistenza, lo sentiva nell’aria che respirava, e con lui si sarebbe elevata al sommo stato di grazia assoluta.

Partendo dal sesso…
Dafne, in una calda sera di maggio, riceve un’epistola inviata direttamente dal cielo, con la quale viene “sfidata” dal destino in un duello in cui dovrà scontrarsi con un avversario che conosceva poco. Il nemico vuole nutrire la sua fame dall’interno, colpendo quella parte di lei che aveva sempre tenuto nascosta sotto indumenti informi, «il simbolo erotico per eccellenza che tanto stimola l’appetito sessuale maschile».
Si trova così al centro di un attacco troppo duro di cui ignora le strategie, non sapendo realmente quali siano le mosse da giocare per non farsi trovare impreparata.
Con l’angoscia nel cuore deve obbedire al destino e al suo gioco, tentare di non avere paura e non mollare la presa.
Dafne è in battaglia, e lo stile dell’autrice, in questa parte del romanzo, diventa ancora più scrupoloso nella scelta dei vocaboli: «Altri squarci avevano già lacerato le mie carni, lasciando ferite che il tempo aveva cicatrizzato, e lampi che avevano folgorato attimi della mia vita. Ero stata colpita per essere messa di fronte alla realtà, il destino mi concedeva una seconda possibilità e mi offriva una lotta per il ritorno alla vita».

… passando per l’alchimia…
Nello stesso momento in cui Andrea entra nella sua vita, Dafne avverte questa alchimia e si lascia travolgere dalla tempesta, le sue parole la proiettano in ciò che il suo cuore avrebbe voluto sentire da sempre, nella magia dell’Amore fino a quel momento mai vissuto: «Andrea lo avevo già sentito dentro di me, come se la sua voce mi giungesse chiara anche senza suono. Non volevo ascoltare quello che mi dettava la ragione, avrei ascoltato solo il cuore. Lui è la parte mancante che mi completa, ha già abitato le mie stanze prima ancora di sapere della sua esistenza, non avrei mai creduto, nel mio viaggio, di incontrarlo, pensavo potesse esistere solo nei sogni, che non toccasse a me averlo in questa mia vita di continuo peregrinare senza fine».

… trovando l’Amore
In questo romanzo, e nella vita, Dafne (così come ognuno di noi) è la navigante, che finalmente ha «la visione chiara del sogno».
La sua passione e sensualità vengono alla luce dopo anni di buio: ha navigato il corso di quel fiume, caratterizzato da scenari cinerei, ha osservato, passo dopo passo, quella che era stata la sua vita, analizzando tutto ciò che l’aveva caratterizzata, vivendo nell’illusione di una realtà che avrebbe voluto abbracciare, escludendo le forze negative, e stringendo e incanalando quelle positive in un viaggio di speranza e di luce nell’Amore vero.

E alla fine… se stessi
Laura Di Vincenzo, al termine del viaggio interiore alla base di questo romanzo che potremmo definire “erotico-cognitivo”, dice di sé: «Il mio è un cuore affamato, avvolto dalle fiamme di un ardente fuoco che divampa nell’afflato inquieto della mia anima che ignaro taglia in due il cielo, è un cuore fluttuante tra le spire tempestose di desideri inappagati. In questo viaggio si sono alternate realtà e voli illusori vestiti da volti che hanno brillato come bagliori di un lampo remoto nel cielo, giusto un istante nell’angolo blu della notte per poi dileguarsi nella volta infinita».

Francesco Toniarini

(direfarescrivere, anno XII, n. 126, giugno 2016)
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