Anno XXI, n. 230
aprile 2025
 
La recensione libraria
Coltivare l’immaginazione
per vivere in pace con se stessi
e scoprire il Divino interiore
La creatività come forza del cambiamento
in un rivoluzionario saggio teologico. Da Fazi
di Angela Patrono
Teologo del dissenso, in prima linea nelle questioni dell’umanesimo sociale, Matthew Fox si è reso protagonista di atti e pensieri rivoluzionari per il mondo cristiano. Il religioso non ha smesso di suscitare scalpore fin da quando, abbandonato il saio domenicano per ordine dell’allora cardinale Ratzinger, ha aderito alla Chiesa episcopale e fondato la “spiritualità della creazione”, corrente filosofica che si riallaccia al pensiero dei mistici medievali e all’idea panenteista di un Dio che permea l’intero universo, prospettando una rinnovata armonia con la natura e con le altre fedi. Nel corso degli anni, Fox ha esposto le sue teorie in saggi come In principio era la gioia. Original blessing, edito in Italia nella collana di Fazi Campo dei fiori, a cura di Vito Mancuso. Della stessa collana, atta a celebrare il pluralismo culturale e teologico, fa parte Creatività. Dove il Divino e l’umano si incontrano (Fazi, pp. 250, € 16,00).

La creatività, una forza universale
L’opera esalta la creatività come prerogativa assoluta dell’essere umano. Creare fa parte della nostra intima natura ed è la nostra condizione ideale, perché ci rende in grado di connetterci al Divino, a quello Spirito santo che richiede la nostra cooperazione affinché possiamo diventare cocreatori.
La creatività è una dote indispensabile per la sopravvivenza: ha aiutato i primi esemplari di Homo sapiens a sviluppare capacità di adattamento per sopportare condizioni climatiche ostili, oltre ad aver reso possibili alcune scoperte che hanno cambiato la storia. I medesimi elementi naturali attraversano cicli evolutivi di rinnovamento e diversificazione, dimostrando che lo stesso universo è profondamente creativo. Tuttavia, oggi, la cultura umana, complice l’inarrestabile progresso tecnologico, si è sostituita ai processi dell’evoluzione biologica su questo pianeta: una presa di possesso che spalanca scenari tanto maestosi quanto inquietanti. Occorre, quindi, «onorare, esplorare, disciplinare e indirizzare la nostra immaginazione creativa», orientandola verso sentieri di giustizia e compassione, per evitare di cedere al demoniaco, insito nel potenziale creativo e caratteristica propria dell’essere umano.

L’espressione creativa come redenzione
Il male possiede un altro aspetto, se possibile ancora più subdolo: l’immaginazione non espressa. Sotto questa luce, Fox rilegge la storia biblica a partire dal peccato originale di Adamo. Quest’ultimo nasce dalla perdita dell’unità cosmica stabilita fin dal principio con Dio e con tutte le cose. A questo punto, citando lo psicologo austriaco Otto Rank, il teologo trova più appropriata la definizione di “ferita originale” come prezzo da pagare per l’estromissione dall’Eden. Tale alienazione nasce dal timore di generare, di infondere vita alle cose. «Peccato originale significa repressione della creatività; la redenzione dev’essere intesa come liberazione dalla nostra paura della creatività».
In questo senso anche il mito greco di Prometeo, che ruba il fuoco agli dèi per donarlo agli uomini da lui creati, rappresenta la metafora dell’artista. Il personaggio, infatti, è condannato da Zeus a essere incatenato a una roccia, mentre un’aquila gli divora il fegato che, però, gli ricresce ogni notte; così come tale organo depura dalle tossine, gli artisti «trasformano la sofferenza in intuizione, la lotta in trionfo, la tenebra in luce, il brutto in bellezza, l’oblio in ricordo e il dolore in gioia».
Fox nega il concetto di “arte per l’arte”, di un’arte asservita al capitalismo o alla gloria personale: un’arte autentica e genuina deve essere messa a disposizione della comunità, deve avere un fine etico ma essere scevra da ogni bieco moralismo; ciò che Fox prospetta, insomma, è un’arte libera che estrinsechi il potenziale immaginifico della mente umana, avvicinandola a Dio. Il Divino interiore non è una presenza passiva, ma attiva e generatrice: ogni creazione è una cocreazione, una collaborazione tra umano e Divino.
A dispetto dei fondamentalisti religiosi o accademici che rinnegano ogni slancio della fantasia, ritenendola un territorio pericoloso in cui avventurarsi, Fox propone di ridare dignità all’immaginazione. La letteratura psichiatrica dimostra, infatti, che la creatività repressa sfocia nella nevrosi, perciò bisogna accettarne anche il lato più selvaggio, quello che le istituzioni cercano di reprimere. Nei testi sacri, lo Spirito viene spesso raffigurato come un fiume dalle rapide ingrossate, che sgorga da una «sorgente senza sorgente». Creatività è sinonimo di coraggio: l’accidia e la mancanza di fiducia riducono l’umano alla pallida ombra di se stesso, privo di quella gioia che lo Spirito creativo infonde nel cuore.
Un modello di compassione creativa è senz’altro Gesù, narratore sovversivo, che lancia «inviti a vedere il mondo con occhi diversi e con una sapienza alternativa». Secondo Fox, il Gesù storico è l’incarnazione “di Sophia”, figura sapienziale di Israele. La redenzione cristologica, perciò, offre «la liberazione per esercitare i divini doni della creatività». Di conseguenza, la Resurrezione indica la sconfitta della morte intesa come ostacolo e scoraggiamento, mentre la Pentecoste rappresenta l’infusione dello Spirito creativo.

Creare: una scelta etica
Il saggio dischiude alcune importanti strade per dare spazio alla creatività: la lode, la meditazione, il rispetto del nostro bambino interiore, l’attitudine al gioco. È importante, quindi, sviluppare una “mente artistica” in ogni ambito della vita (vita domestica, istruzione, rapporto con la natura, sessualità). Fox prospetta una nuova educazione, che punti sulla creatività e sulla cosmologia, per instillare nel bambino fiducia e senso di meraviglia; egli invita a sbarazzarsi della mentalità consumistica per adottare uno stile di vita creativo e sostenibile, che rispetti l’ambiente e la dignità dell’essere umano.
La creatività non è un dono per pochi eletti, ma una scelta personale e culturale. Come spiega il teologo, «in qualche modo, nel profondo di noi stessi, e nonostante gli insegnamenti tossici ereditati, c’è una forza creativa il cui desiderio è dare la vita e gustare la vita in abbondanza».
L’illuminante saggio di Fox, pietra miliare della teologia postmoderna, è attraversato da una pluralità di voci: quelle dei mistici medievali, come Ildegarda di Bingen, Tommaso d’Aquino, Meister Eckart; quelle dei testi sacri, come la Bibbia e le Upanishad; quelle di filosofi e psicologi, tra cui bell hooks e Otto Rank. Ognuna di queste voci si diffonde per ricordarci una verità essenziale, racchiusa nel profondo di noi stessi: «Dobbiamo imparare ad avere fiducia nell’universo e nelle sue capacità creative. E ad amarle».

Angela Patrono

(direfarescrivere, anno X, n. 99, marzo 2014)
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