Anno XXI, n. 230
aprile 2025
 
La recensione libraria
Tra alimentazione e filosofia orientale:
il coraggioso percorso di un pioniere
in macrobiotica e agricoltura biologica
Da Iacobelli editore, un romanzo autobiografico
che fa riflettere sulle nostre abitudini quotidiane
di Maria Assunta Carlucci
«La salute è un bene collettivo che non ha colore politico»: ognuno dovrebbe riflettere a lungo su quest’affermazione. Il diritto alla salute, infatti, è sancito dalla nostra Costituzione, che lo riconosce come fondamentale per la collettività; per questo bisogna stare sempre attenti a tutto quello che ci circonda, alle novità positive o negative che emergono in una società sempre più votata al consumo smodato, ad un guadagno sicuro che ha come fondamenta la negligenza e il «lascia stare, non guardare, non interessarti». Sergio Mambrini, autore di Fango nero (Iacobelli editore, pp. 288, € 15,00) affronta proprio il tema della salute nelle sue sfaccettature meno conosciute, in un cammino autobiografico che ha portato lo stesso protagonista a votarsi ad uno stile di vita completamente opposto a quello condotto per lungo tempo.

La fabbrica
Sergio Mambrini è stato un operaio del noto gruppo industriale Montedison, che negli anni Settanta – sotto la guida della figura controversa di Eugenio Cefis – diventò uno dei maggiori gruppi finanziari e industriali italiani, attivo prevalentemente nel settore della chimica, ma con interessi anche nella farmaceutica, nella metallurgia, nell’energia, nell’agroalimentare. Il percorso che l’autore conduce nello stabilimento è uno dei motori principali che lo spingono a modificare non solo il suo approccio alla vita, ma anche il suo modo di pensare la fabbrica. Attivo fin da subito per gli interessi dei dipendenti – sia a livello salutistico che lavorativo – lancia, con il suo amico di sempre, le prime idee “rivoluzionarie”: fa circolare clandestinamente presso i colleghi un giornale informativo che racchiude perplessità, paure, idee e proposte di tutti, lavoratori e non; tenta di diffondere le ancora acerbe idee macrobiotiche che lui stesso ha sperimentato sul proprio corpo; tenta di rendere consapevoli i colleghi delle loro condizioni, causate in gran parte dalla ristretta cerchia decisionale dei “colletti bianchi”, che non si preoccupa minimamente dell’allarmante situazione in cui versano i “piani bassi”. Pur impegnandosi al massimo per il prossimo, viene messo all’angolo da un periodo di malattia che lo costringe a stare lontano dalla fabbrica per sei mesi, durante i quali tutto quello che ha costruito e portato avanti negli anni si sgretola sotto i suoi occhi e il consenso che ha ricevuto si smonta sotto la pressione della dirigenza. È qui che prende la decisione destinata a cambiare il corso della sua esistenza: si licenzia dalla fabbrica per dedicarsi esclusivamente al nuovo stile di vita.

Un nuovo mondo
Al giorno d’oggi sentiamo spesso parlare di macrobiotica, agricoltura biodinamica, agricoltura biologica. Eppure non tutti sanno con certezza in cosa consistono e quali sono gli effetti sul corpo e sullo spirito. Facciamo un po’ di chiarezza.
La macrobiotica è una forma di conoscenza che applica alla vita quotidiana i principi delle antiche filosofie cinesi, secondo cui l’universo è governato da forze antagoniste (yin e yang). Lo stile di vita e soprattutto l’alimentazione devono dunque poggiare sul concetto fondamentale di “armonia con il cosmo”. Questa filosofia tende a considerare la dieta proposta come mezzo primario per la cura dei tumori, pur non esistendo – bisogna dirlo – alcuna prova scientifica in grado di determinarne l’efficacia in tal senso e, anzi, sia considerata da alcuni esponenti della medicina addirittura pericolosa. Insomma, il dibattito è ancora aperto.
L’agricoltura biodinamica è un metodo di coltura volto a rispettare l’ecosistema terrestre e invita a considerare come un unico sistema il suolo e la vita che si sviluppa in esso. All’interno dell’agricoltura biodinamica vi è l’idea dell’agricoltura biologica, un tipo di agricoltura che sfrutta la naturale fertilità del suolo e promuove la biodiversità, cioè l’esclusione di prodotti sintetici.
L’autore ci propone un viaggio attraverso la sperimentazione di queste discipline, che pratica egli stesso e tenta di far conoscere il più possibile. Infatti, è proprio applicando il metodo della macrobiotica che riesce a guarire da una malattia al collo, senza ricorrere alle canoniche cure mediche e ad un ricovero in ospedale. È attraverso l’agricoltura biodinamica e biologica che scopre nuovi alimenti e sapori che lo aiutano a dimagrire senza però modificare il suo umore e senza ripercussioni sulla salute fisica e mentale. Anzi, è proprio grazie alla scoperta di una nuova alimentazione e un nuovo stile di vita che lo spirito si rinvigorisce, la sfera psicologica trae giovamento dalla nuova indole e di conseguenza si rafforza anche la fisicità.

Impressioni
Sergio Mambrini ha fondato il primo circolo Legambiente di Mantova (città di cui è originario), ha tenuto alcune lezioni nelle nascenti “università verdi”, ha partecipato alla fondazione della Fiab a Mantova (Federazione italiana amici della bicicletta). È un personaggio molto attivo nelle sfere della salute, dell’ambiente, dell’agricoltura e dell’alimentazione, come del resto si evince dal romanzo autobiografico che ha deciso di condividere. Come egli stesso afferma nella Nota dell’autore: «Questa narrazione non può essere definita semplicemente o soltanto cronaca, vale a dire, non riguarda i meri fatti legati al nudo scorrere del tempo. È raccontata, soprattutto, attraverso le emozioni, i modi di essere, le passioni, le paure, gli affetti, le astrazioni simboliche di persone reali». Infatti, il testo integra i diversi aspetti dell’esperienza dell’autore in modo naturale, incrociando nella narrazione fatti a carattere storico e personale, amicizie perdute e trovate. Il filo conduttore di tutto il testo è, quindi, l’esperienza diretta dell’autore, il linguaggio è molto ricercato, ma la lettura risulta piacevole. La reazione che suscita nel lettore poco esperto delle tematiche trattate è la curiosità, la spinta a conoscere, la volontà di approfondire quello di cui Mambrini parla. Non mancano le note in merito agli avvenimenti storici che accompagnano la narrazione del cambiamento. Alla fine ci si interroga seriamente su noi stessi, su cosa mangiamo, su come percepiamo il nostro corpo, su cosa sappiamo delle tecniche agricole, su cosa conosciamo di tutto quello che finisce a pranzo e a cena sulle nostre tavole. L’intento dell’autore è spingere a conoscere, ad avere sete di informazione, ad interrogarsi profondamente sulle malattie che infestano oggi le nostre vite, a cercare delle risposte vere, a non abbandonarsi alla certezza per paura dell’incertezza. Quello che emerge è un invito a rischiare il tutto e per tutto quando si crede veramente in qualcosa. Questo, dunque, il fine ultimo del testo, oltre a quello sicuramente nobile di rendere note le culture agroalimentari, salutistiche, agricole sconosciute ai più.

Maria Assunta Carlucci

(direfarescrivere, anno IX, n. 92, agosto 2013)
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