Anno XX, n. 225
novembre 2024
 
La recensione libraria
Il delitto Silipo: divergenze politiche,
iniziative mafiose e rivalità passionali
sullo sfondo di una “città perduta”
I misteri della tragica fine del leader sindacale
raccontati in un romanzo edito da Rubbettino
di Giuseppe Licandro
Il 1° aprile 1965, si consumò un atroce delitto: Luigi Silipo, segretario regionale dell’Alleanza dei contadini e dirigente del Partito comunista italiano, venne ucciso con sei colpi di pistola da ignoti killer.
Lo sdegno popolare fu notevole e ai funerali di Silipo parteciparono migliaia di persone, ma nel volgere di pochi anni la sua figura cadde nel dimenticatoio, né le indagini della magistratura riuscirono a risolvere l’enigma della sua morte.
Fu un omicidio politico? Un delitto di mafia? Una vendetta dettata da motivi passionali? O, più semplicemente, un tragico errore?

Storia di un comunista sui generis
Di quel triste evento, rimosso per quarantasette anni, si è ripreso a parlare ultimamente, grazie alla pubblicazione del romanzo di Lou Palanca Blocco 52. Una storia scomparsa, una città perduta (Rubbettino, pp. 254, € 14,00).
Si tratta, in verità, di un’opera collettiva, poiché dietro allo pseudonimo “Lou Palanca” – che rimanda a Massimo Palanca, noto calciatore dell’Unione sportiva Catanzaro, ma anche a Luther Blisset e Wu Ming, altri celebri noms de plume – si celano cinque scrittori calabresi: Danilo Colabraro, Fabio Cuzzola, Valerio De Nardo, Nicola Fiorita e Maura Ranieri.
Blocco 52 prende il titolo da un anonimo settore del cimitero di Catanzaro (città ove avvenne l’omicidio), nel quale è stata tumulata la salma di Silipo, e si presenta come una narrazione a più voci, che si snoda attraverso continui sbalzi temporali, brusche incursioni nel passato e improvvisi ritorni al presente.
Nella Postfazione, gli autori spiegano che l’intento del libro non è quello di scoprire il movente o gli esecutori del delitto, bensì di richiamare alla memoria la figura di un militante comunista sui generis, che «incarna fisicamente il grande progetto di liberazione dell’individuo dalla dittatura del gruppo, o dei gruppi, di appartenenza».

I protagonisti del romanzo
L’incipit del romanzo è sconvolgente, perché è lo stesso Silipo a raccontare “in presa diretta” i momenti che precedono l’agguato in cui sarà colpito a morte.
Seguono altri quarantacinque brevi capitoli che, attraverso la narrazione in prima persona, ci fanno conoscere, oltre alla storia di Silipo, anche le vicende di vari personaggi a lui collegati, alcuni realmente esistiti, altri frutto, invece, della fantasia degli autori: Gavino Piras, militante comunista di origine sarda, che nel 1965 va a lavorare presso la federazione catanzarese del Pci, alle prese con i conflitti tra le sue correnti interne; Maria Grazia Mancuso, maestra elementare, attivista del Partito socialista italiano e dell’Unione donne italiane, legata sentimentalmente a Piras; Nina, militante comunista, che condivide le critiche di Silipo nei confronti della linea ufficiale del Pci e stringe contatti con i dissidenti cecoslovacchi; Caterina, amante segreta di Luigi, vittima dell’ambiente retrivo di Chiaravalle, dove vive; Vittoria, nipote di Silipo, che cede alle lusinghe di un uomo sposato, con cui lo zio litiga furiosamente; Assunta, una prostituta fidata amica del dirigente comunista; Vincenzo Dattilo, insegnante e studioso di Storia, che nell’archivio del Tribunale di Catanzaro scopre, accidentalmente, il “caso Silipo” (la cui figura ricalca quella di Fabio Cuzzola, uno degli autori del libro).

Un delitto assai controverso
Blocco 52 non risolve l’enigma della morte del sindacalista, ma nei capitoli finali si avanzano alcune congetture per tentare di spiegare l’arcano, senza peraltro giungere a conclusioni inoppugnabili.
Il delitto potrebbe essere maturato all’interno di una tragica faida insorta tra le diverse componenti del Pci calabrese, in quegli anni diviso tra “amendoliani” e “ingraiani” (di questi ultimi faceva parte Silipo, che, insieme a Luca De Luca, era impegnato nel rinnovamento dei quadri del partito).
Potrebbe, però, anche essere riconducibile a un’esecuzione mafiosa, voluta dagli agrari del bergamotto, contro i quali era in corso una dura protesta da parte dei contadini calabresi, guidati dal sindacalista catanzarese.
C’è, infine, il sospetto che si sia trattato di un omicidio a sfondo passionale o, comunque, ascrivibile ai problemi familiari che Silipo dovette affrontare poco prima di morire.
Gli autori assumono una posizione sostanzialmente agnostica, espressa, nel capitolo conclusivo, da uno dei personaggi minori del romanzo, Mariano, figlio del magistrato che nel 1965 svolse, senza esito, le indagini sulla morte di Silipo: «un delitto senza colpevoli, ma con innumerevoli moventi implausibili nella loro plausibilità».

La morte di Malacaria
Sullo sfondo di Blocco 52 si staglia l’immagine di Catanzaro, una città di provincia apparentemente tranquilla e priva di gravi conflitti sociali, che tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta venne coinvolta nella diatriba relativa all’attribuzione del capoluogo regionale.
In quel periodo, Catanzaro fu segnata, oltre che dall’omicidio di Silipo, anche dalla morte di Giuseppe Malacaria, un operaio comunista dilaniato da una bomba il 4 febbraio 1971, durante una manifestazione antifascista.
Gli autori dedicano ampio spazio a questo tragico evento, del quale non furono mai individuati i responsabili, riesaminandolo dettagliatamente, alla luce di una controinchiesta giornalistica da loro svolta.
Il conflitto tra Catanzaro e Reggio Calabria, risoltosi a vantaggio della prima città, gettò nello scompiglio la Calabria intera, macchiandone il suolo di sangue innocente: cinque furono i morti dei moti reggini del 1970-71, a cui devono aggiungersi – oltre a Malacaria – anche le sei vittime dell’attentato ferroviario che il 22 luglio 1970 provocò il deragliamento del treno “Freccia del Sud”, nei pressi della stazione di Gioia Tauro.

La “città perduta” e i sogni infranti
Nel 1971, la Città dei tre colli visse la stagione forse più fortunata della sua storia perché, oltre a ottenere l’assegnazione del capoluogo regionale, conquistò un altro prestigioso traguardo: la sua squadra di calcio venne promossa nella massima serie del campionato nazionale.
Catanzaro, tuttavia, diventò ben presto una “città perduta”, finendo per smarrire l’umanità e la vivibilità che la contraddistinguevano, simboleggiate dai vicoli e dalle “putiche”, in cui si andava a bere e a mangiare in festosa compagnia.
Piegatosi all’invadenza consumistica, il capoluogo calabrese venne stravolto dalla speculazione edilizia e dal malaffare, contro cui si era fieramente battuto Silipo.
Il romanzo può essere letto anche come un’appassionata meditazione sui tratti distintivi e le contraddizioni intrinseche del comunismo italiano, lacerato tra le istanze utopiche di rivoluzione e il pragmatismo “togliattiano”, che ne ha sempre frenato gli slanci più creativi. Blocco 52 è, infine, anche un tributo molto originale a un personaggio di rilievo come Silipo, ingiustamente obliato dalla memoria storica nazionale, che, a detta degli autori, incarnava «grandi sogni di cui ci resta molto poco e in cui, in fondo, ci sarebbe piaciuto perderci».

Giuseppe Licandro

(direfarescrivere, anno IX, n. 89, maggio 2013)
invia commenti leggi commenti  

Segnala questo link ad un amico!
Inserisci l'indirizzo e-mail:

 


Direzione
Fulvio Mazza (Responsabile) e Mario Saccomanno

Collaboratori di redazione
Ilenia Marrapodi ed Elisa Guglielmi

Direfarescrivere è on line nei primi giorni di ogni mese.

Iscrizione al Roc n. 21969
Registrazione presso il Tribunale di Cosenza n. 771 del 9/1/2006.
Codice Cnr-Ispri: Issn 1827-8124.

Privacy Policy - Cookie Policy