Comunicazione scritta e/o parlata. In Italia le informazioni si trasmettono non solo nella forma tradizionale scritta, ma anche grazie all’incalzare della tecnologia e all’introduzione, nella quotidianità, dei mass media. In un breve saggio, Giuseppina Paratore, docente di Lettere presso la scuola media “Galatti” di Messina, propone un’analisi dettagliata dell’uso della lingua nei mass media, garanti della circolazione di notizie e di informazioni. Nel saggio L’educazione mediata. Stampa, radio, cinema, televisione, internet, gli “insegnanti” degli ultimi 50 anni (Armando Siciliano editore, pp. 158, € 14,00) la scrittrice ripercorre uno studio degli ultimi cinquanta anni, da quando, «accanto al libro, inizialmente apprezzato solo dalle persone colte, si affermano sempre di più, con le nuove tecnologie, la radio, il cinema, la televisione e infine internet», diventando i nuovi mediatori della comunicazione.
Verba volant, scripta manent?
Le prime inchieste sull’importanza della lingua parlata, subito dopo l’unificazione d’Italia nel 1861, hanno mostrato quanto l’influenza della stessa sia stata – e lo è ancora – più importante rispetto a quella della lingua scritta. «L’italiano parlato si è fuso con quello scritto e si affermarono i veri dialetti nelle diverse aree dell’Italia, a seconda degli influssi ricevuti nel corso dei secoli precedenti» e in questo processo la società ha registrato i vari cambiamenti. Dall’uso del verbo alle parole chiave, dagli elementi linguistici diversi nella forma ma simili nel significato all’uso di articoli, nomi o sinonimi; la lingua italiana, nel corso del tempo, ha subito profonde alterazioni. Di certo, l’uomo, essendo un essere razionale e libero, può constatare quanto siano stati importanti tali cambiamenti ma «non può fermare il corso della trasformazione». Tra i diversi mutamenti si può, a buon merito, dire che Manzoni e Leopardi avevano già introdotto strutture linguistiche molto simili all’italiano moderno, anche se è solo all’inizio del Novecento che si consolida l’uso dell’italiano con forte impronta regionale.
Le funzionalità linguistiche e l’importanza mediatica
Se è vero che la lingua è in continua trasformazione, è anche vero che questi cambiamenti riflettono modi altrettanto diversi di comunicare. L’invenzione della televisione e l’introduzione della pubblicità, per esempio, hanno garantito, nel corso del tempo, un diverso approccio alla lingua dei nostri padri letterati. Basti pensare a come i messaggi vengano veicolati e proposti all’interno dei palinsesti televisivi: dagli spot ai testimonial, dagli sponsor alle televendite, che hanno stimolato da un lato le diverse funzionalità settoriali della lingua italiana e dall’altro l’uso di parole e forme linguistiche straniere.
Di tutt’altra importanza sono poi allegorie, allitterazioni, allusioni, equivoci, metafore e altre figure retoriche che affollano e caratterizzano la comunicazione mediatica assieme alle immagini, che diventano parte dipendente delle parole stesse. «Per mettere in maggiore evidenza una frase, è utile farla precedere da un movimento che rafforzi l’attenzione del telespettatore, preparandolo a concentrarsi su quanto può cogliere dal movimento. […] Un movimento può guadagnare in efficacia se è preceduto in senso cronologico e logico da una parola, un’esclamazione, una frase».
La lingua e il suo codice linguistico
La comunicazione linguistica è costruita da un linguaggio convenzionale: pertanto, anche i mezzi di comunicazione “utilizzano” un linguaggio che risponde a delle regole ben precise. Oggi il libro, per esempio, risponde alle stesse funzioni e responsabilità della radio e della televisione, ma non si può dire o pensare che tutti e tre utilizzino la lingua allo stesso modo. Il cinema, alcune volte, usa un linguaggio popolare, mentre la televisione spesso usufruisce di un linguaggio settoriale. Inoltre, in entrambi i casi, l’uso dei fotogrammi, l’accelerazione o il rallentamento degli stessi rendono diversa l’immagine a seconda del messaggio che si vuole dare.
Strumento diverso è la radio, che è entrata a far parte delle consuete abitudini di tutte le famiglie e dove è fondamentale un uso della lingua il più possibile descrittivo ed evocativo, in modo da migliorare la comprensione dell’ascoltatore. Non a caso la radio è considerata uno dei mezzi di comunicazione più importanti per l’ unificazione linguistica. «Nella radio, dall’insieme delle trasmissioni, si può ricavare lo standard di una qualità che stabilisce precise conoscenze del mezzo e delle sue possibilità, nella televisione prevale ancora un’eccessiva disponibilità e la flessibilità dello strumento con tecniche e usi di varia provenienza».
Insomma un saggio che esprime tutte le complessità della comunicazione linguistica mediatica che, per alcuni aspetti, sostituisce l’educazione tradizionale, con tutti i vantaggi e gli svantaggi che ne possono derivare, ma che, in ogni caso, adempie ad un compito importante. La scrittrice, infatti, afferma che «comunicare serve a scaricare la mente e l’anima di ogni individuo, giovane o adulto, a qualunque sesso appartenga».
Maria Grazia Franzè
(direfarescrivere, anno VII, n. 72, dicembre 2011)
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