Anno XX, n. 223
settembre 2024
 
La cultura, probabilmente
Un problema ogni giorno più complesso:
come poter sconfiggere nel Meridione
l’analfabetismo culturale che lo circonda
In un'analisi dell’intervento di Carmine Donzelli è evidenziata
la difficoltà di diffondere la lettura in una regione “emarginata”
di Gilberto Floriani
Ho letto con interesse l’intervista di Luigi Ambrosi a Carmine Donzelli nella quale l’editore propone una strategia di sostegno alla lettura, per migliorarne gli indici, che nel Meridione, soprattutto in Calabria, segnano livelli tra i più bassi in Europa.
Le parole di Donzelli, a prescindere dai contenuti specifici, hanno il merito di sollevare un problema che raramente è entrato nell’agenda politica regionale, se non, forse, nel Secondo dopoguerra, quando ci fu un grande impegno contro l’analfabetismo.
Eppure quello dei bassi indici di lettura è un problema che si tiene, come dimostrano le statistiche continuamente aggiornate e sempre più precise, con le questioni più complessive dei livelli di sviluppo sociale, dell’efficienza e dell’efficacia delle istituzioni scolastiche, della legalità e del senso civico; ma ciò nonostante – ha scritto Ernesto Galli Della Loggia – negli infiniti discorsi politico-sociali che si continuano a fare sui problemi del Mezzogiorno, l’analfabetismo culturale e l’arretratezza civile che ne discende sembra non esistano semplicemente o non costituiscano un problema.

Il piano di Donzelli per la rivalutazione della lettura
Il ragionamento di Donzelli è semplice: in Italia non si legge come negli altri paesi occidentali perché il prodotto editoriale è una merce costosa e non sempre ovunque disponibile, nel Meridione e soprattutto in Calabria dove le librerie sono tutte concentrate nelle città.
È necessario allora intervenire con misure di sostegno che incrementino l’acquisto dei libri attraverso la concessione di piccoli prestiti personali finalizzati agli studenti delle scuole superiori: questa incentivazione dovrebbe portare ad un’espansione degli indici di lettura, ma anche ad un miglioramento nella diffusione delle librerie e quindi nel tempo favorire il progresso culturale di tutta la società calabrese.
È un progetto che potrebbe anche dare qualche risultato. Ma, con tutto il rispetto per l’esperienza di Carmine Donzelli, si tratta di un’idea che deve essere parecchio approfondita e nei confronti della quale affiorano numerosi dubbi, il più importante dei quali è se sia effettivamente così semplice risolvere il grave problema dell’arretratezza culturale di alcune aree del paese. Soprattutto perché il tentativo di sostenere lo sviluppo con gli incentivi è già stato ampiamente sperimentato in Calabria senza che abbia prodotto i risultati sperati.
La pratica della lettura è legata a molteplici e complessi fattori che hanno a che fare con la religione, con il clima, la psicologia, l’economia, le tendenze sociali, la televisione, i valori di coesione sociale, ecc., ma non è mai stato dimostrato che essa sia legata ai livelli di reddito della popolazione; ne è una riprova il paragone con l’Italia Settentrionale, i cui abitanti, quando avevano lo stesso reddito pro-capite che hanno attualmente i calabresi, ne leggevano molti di più di quanto non facciamo noi oggi.
Inoltre, l’idea che sia possibile far leggere di più aumentando la disponibilità di libri, mi sembra molto semplicistica: una statistica pubblicata di recente dal quotidiano la Repubblica stimava, infatti, al 55% la percentuale di coloro che non leggono i libri che acquistano sotto l’influsso della pubblicità o di altre motivazioni di carattere sociale.
Il problema, allora, è di costruire l’abitudine alla lettura nei giovani attraverso strategie di lungo periodo che si concretizzino in una pluralità di azioni capaci di attribuire valore e significato ad una pratica che non è più esclusiva e nemmeno delle più facili tra quelle che caratterizzano il mondo della comunicazione contemporanea. Strategie che devono essere sostenute dalle istituzioni attraverso la scuola e le biblioteche, dalla società nel suo complesso, che deve diventare sempre più aperta, trasparente e competitiva e dal mercato che deve sviluppare una sua specifica capacità di offrire al pubblico prodotti adeguati.

La situazione regionale
Riguardo a questo tipo d’interventi esistono raccolte di documenti prodotti dall’Unesco, dall’Unione Europea e da tante altre autorità e organismi che affermano che gli strumenti privilegiati attraverso i quali le istituzioni pubbliche (ai vari livelli, centrali e locali) hanno sostenuto e dovrebbero continuare a sostenere la pratica della lettura sono principalmente le biblioteche.
Nel mondo occidentale anglosassone in passato è stato teorizzato il concetto di public library, vale a dire un’istituzione pubblica capace di rendere disponibile sul territorio per tutti i cittadini ogni tipo di documento in grado di soddisfare esigenze di studio, di crescita culturale personale e di svago.
Questo concetto tradotto in italiano con il termine di “biblioteca pubblica” non è entrato facilmente, come sostengono importanti studiosi della materia, nella pratica della politica e dell’amministrazione pubblica in Italia ed è ancora assolutamente sconosciuto in Calabria, malgrado timidi tentativi messi in atto dalla Cassa per il Mezzogiorno e dal Formez negli anni Sessanta con l’istituzione dei centri di servizi culturali.
La biblioteca pubblica a certe condizioni, che generalmente in Calabria non sono quasi mai state realizzate, oltre che essere un luogo di socializzazione, può anche essere il principale punto di accesso a una rete di relazioni in cui l’utente può inserirsi per entrare in relazione con altri soggetti e con le istituzioni formative e culturali che agiscono orizzontalmente nella dimensione locale e realizzare, in questo modo, un percorso di crescita personale che lo porterà ad avere un più stretto legame con il mondo della cultura e quindi anche della lettura.
Il punto è credere che sia possibile realizzare le condizioni affinché possano nascere e affermarsi le biblioteche pubbliche in Calabria; che non sono le asfittiche e ammuffite istituzioni ora esistenti, inidonee per quantità e qualità del personale, orari di apertura, consistenza delle raccolte e agibilità delle sedi a svolgere la funzione di istituzioni culturali pubbliche.
Fare biblioteche pubbliche significa spendere molti soldi, necessari per costituire o modernizzare le sedi, per attrezzarle adeguatamente, per dotarle di figure professionali, per realizzare attività culturali.
Soldi che in Calabria non ci sono mai stati, perché è sempre prevalsa e continua a prevalere una concezione del welfare che guarda prevalentemente ai problemi dei precari facinorosi, della sanità fonte di scandali e ruberie, delle opere pubbliche spesso incompiute quando non inutili e che tollera gli ingiustificati e insostenibili costi di una politica sempre di più autoreferenziale, se è vero che faceva molte più leggi e provvedimenti il Consiglio regionale della Calabria quando aveva “solo” quaranta consiglieri rispetto a quello di oggi.
Si tenga conto del fatto che in Calabria c’è una legge regionale sulle biblioteche il cui stanziamento è passato dai 2.500.000 euro del 2005 ai circa 700.000 nella previsione di bilancio 2007: è un dato che contiene un’indicazione chiara.
Termino queste considerazioni invitando l’editore Donzelli, che è un intellettuale di valore oltre che una persona autorevole e influente, a coinvolgere nella discussione sulla lettura anche altri operatori che non siano solo gli editori e a riflettere bene sulle eventuali ricadute della sua proposta; di preoccuparsi, inoltre, se essa dovesse andare avanti, affinché non diventi occasione per un’operazioni di facile consenso, come rischia di essere l’idea di una grande convention annuale, in Sila o al mare, con editori, ballerine e cantanti, con o senza parole d’ordine di lotta alla mafia, e quindi un’altra occasione per disperdere demagogicamente risorse che potrebbero essere indirizzate per finanziare alcuni progetti seri e ragionevoli di potenziamento delle biblioteche.

Gilberto Floriani

L’intervento sulle nostre pagine, avvenuto lo scorso mese di marzo, di Carmine Donzelli (per leggere l’intervista, clicca qui) e in particolare le sue proposte su come incentivare la lettura dei giovani, ha suscitato un interessante dibattito.
Abbiamo ospitato in questo numero una risposta di Gilberto Floriani, del Sistema bibliotecario vibonese, e quindi “coinvolto” direttamente nella problematica essendo all’interno del mondo delle lettura, in particolare nell’ambito dell’offerta.


La redazione

(direfarescrivere, anno III, n. 15, maggio 2007)
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