Anno XX, n. 225
novembre 2024
 
La cultura, probabilmente
Il ruolo dell’elearning nella scuola oggi.
I metodi tradizionali di apprendimento
e i new media: come possono convivere
Attraverso un processo di comunicazione mediata tramite il Pc,
gli studenti sperimentano un nuovo tipo di educazione on line
di Francesca Molinaro
Piangere, respirare, apprendere. Questa è la sequenza con cui cominciamo la nostra vita. Infatti, immediatamente dopo i bisogni di tipo fisiologico, la prima esigenza di qualsiasi essere umano è proprio quella di iniziare ad acquisire conoscenze per “mettere in pratica”e modificare il suo comportamento. Erroneamente, o forse sarebbe meglio dire ingenuamente, alcuni tendono a far coincidere il momento in cui comincia il “vero” apprendimento con l’inizio dell’istruzione scolastica, intendendo dunque per apprendimento solo quel processo di accumulazione e assimilazione delle cosiddette nozioni scolastiche.
È proprio secondo questa concezione, a nostro parere assolutamente non corretta, che alcuni vedono la scuola, con i suoi banchi e i suoi docenti, come la sola dispensatrice di sapere. Un’unica persona (il professore) è il fulcro di tutto lo scibile umano, e solo da lui possono uscire parole in grado di acculturare le giovani menti. Senza addentrarci troppo in ambito psicologico, possiamo semplicemente far risalire questa teoria all’approccio comportamentista: l’apprendimento è il risultato di un processo di stimolo-risposta mediato dal rinforzo, ovvero un incentivo esterno che aumenta la probabilità di comparsa della risposta. Il docente, dall’alto della sua cattedra, insegna delle nozioni che i ragazzi devono imparare passivamente.
Date queste premesse, è facile comprendere come mai alcuni pedagogisti della “vecchia guardia” non hanno visto di buon occhio l’uso delle nuove tecnologie, il computer primo tra tutte, come strumento di insegnamento. L’elearning, letteralmente “apprendimento elettronico”, non è stato mai completamente accettato dalle forme d’istruzione tradizionali. Probabilmente perché il computer, ma la tecnologia in genere, è stato da sempre considerato come una forma di svago, e perciò sicuramente non compatibile con la serietà e l’importanza dell’insegnamento, svolto nelle aule scolastiche.

L’apporto metodologico della psicologia
Gli studi psicologici sull’apprendimento hanno aperto nuovi orizzonti, si è passati dalla passività del comportamentismo, alla piena attività del costruttivismo e del cooperative learning. In base a queste due teorie, infatti, l’apprendimento è il frutto della collaborazione tra la persona implicata nel processo e il mondo circostante. La realtà è quindi una costruzione collettiva, a cui ognuno partecipa attivamente.
I ragazzi hanno bisogno di essere produttivi, di costruire insieme ai loro compagni e ai loro professori le conoscenze e le competenze che saranno utili nel loro percorso di crescita. Gli strumenti forniti dalle nuove tecnologie possono favorire queste nuove forme di apprendimento. Grazie alla multimedialità i ragazzi sono in grado di spaziare da una materia all’altra e da uno strumento all’altro creando un percorso di conoscenza reticolare e non lineare. In rete è possibile attuare diversi tipi di comunicazione che permettono ai ragazzi, ma anche a qualsiasi altro soggetto, di essere i veri protagonisti del loro apprendimento, discutendo, condividendo e anche auto-valutandosi.
Nella comunicazione on line mancano gli elementi fondamentali di quella tradizionale: guardare negli occhi il nostro interlocutore, studiarne la mimica, persino sentirne l’odore. Per sopperire a queste mancanze bisogna creare un livello di empatia basato esclusivamente sulla comunicazione scritta. Nell’elearning non esistono i sorrisi rassicuranti della maestra o gli sguardi contrariati di un professore un po’ severo, ma solo tante parole e un monitor. Se queste parole fossero ammucchiate sullo schermo senza un ordine preciso, non ci sarebbe nessun tipo di apprendimento, non esisterebbe un equilibrio, un filo da seguire. Proprio per questo l’elearning si avvale di alcune forme di comunicazione che permettono di creare dei veri e propri corsi con obiettivi didattici ben precisi. Gli strumenti utilizzati sono i forum, i blog, i diari, le schede di auto-valutazione, i messaggi personali e le chat.
I forum sono strumenti di apprendimento molto potenti. Il docente avvia una discussione su un argomento e, poco alla volta, tutti i discenti danno il loro contributo sulla questione, possono apertamente dire come la pensano, leggere con calma e riflettere sui contributi degli altri partecipanti al forum. Questo sistema di comunicazione, insieme al blog, al diario e ai messaggi personali, viene definito asincrono, in quanto il tempo di risposta rispetto all’inserimento (tecnicamente post) del messaggio, non è simultaneo ma avviene in differita, proprio come accade con le lettere tradizionali e le moderne e-mail.
La chat, invece, è un sistema di comunicazione sincrono, paragonabile alla tradizionale telefonata, in cui c’è uno scambio in real time di informazioni. Anche con la chat è possibile avviare una discussione su un argomento stabilito dal docente, ma in questo caso bisogna stare molto attenti alla coordinazione della discussione: la simultaneità delle risposte, infatti, potrebbe creare più confusione che altro.
Tutte le piattaforme di apprendimento utilizzano gli strumenti di cui abbiamo parlato ed ognuno di questi è regolato dalla netiquette. Il termine è un neologismo che indica l’etichetta della rete, ovvero l’insieme delle norme di comportamento che dovrebbero regolamentare la comunicazione in rete per evitare forme di sovraccarico comunicativo, equivoci, situazioni più concretamente difficili da gestire o incomprensioni. Peculiare della netiquette è anche l’utilizzo delle emoticons, ovvero delle faccine create inizialmente con i simboli della punteggiatura, ma che ora sono diventate dei veri e propri pupazzetti progettati in digitale, i quali forniscono quegli elementi della discussione che non sono rintracciabili on line. Per ogni stato d’animo (felicità, tristezza, contrarietà, ecc.) esiste un’emoticon precisa da poter inserire all’interno del proprio messaggio scritto. In questo modo è più semplice evitare fraintendimenti ed alleggerire la discussione; non sempre chi legge riesce a comprendere le intenzioni o gli stati d’animo di chi ha scritto rischiando di incorrere in spiacevoli incomprensioni.

Il moderatore della “rete”: l’etutor
Fino ad ora, parlando di formazione on line, abbiamo usato il termine docente. In realtà, si tratta di figure professionali ben diverse: i tutor o meglio gli etutor. Se l’obiettivo principale dell’apprendimento in rete è quello di costruire conoscenze e competenze in maniera collaborativa e quindi attiva, non ci si può affidare semplicemente a un docente di Italiano, Matematica, Lingue, ecc. La figura in campo deve essere una persona non necessariamente (o esclusivamente) competente nella materia che si sta trattando, ma deve avere più che altro competenze socio-relazionali. Se il nostro tutor è molto ferrato sulla materia, ma non riesce a gestire e mediare il flusso di comunicazione fra i partecipanti al corso, allora verranno meno tutti i principi del cooperative learning.
Compito dell’etutor è dare un sostegno sui contenuti (instructor), supportare il processo di apprendimento in tutte le sue fasi (facilitator), gestire le discussioni aperte e i gruppi di lavoro on line (moderator). Non si tratta allora di trasmettere delle conoscenze tramite il web (in questo modo non esisterebbe nessuna differenza con l’apprendimento in presenza, cambierebbe solo il mezzo), ma di fungere da vero e proprio moderatore delle discussioni e delle attività che si stanno svolgendo.
Il tutor, oltre a stabilire le varie fasi del lavoro che verrà svolto, deve sapere intervenire per smorzare i conflitti, stimolare, guidare (lasciando sempre libertà al discente). Non deve, insomma, imporsi come detentore di conoscenza, ma calarsi dall’alto della sua cattedra virtuale per camminare in mezzo a tutti i membri del gruppo di apprendimento. Solo così è possibile dare un valore pedagogico e didattico all’elearning.

Francesca Molinaro

(direfarescrivere, anno III, n. 13, marzo 2007)
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