Cloe Nitta, autrice del volume che viene di seguito recensito, ha una grande ambizione. Lo riferisce immediatamente nell’Introduzione di quella che è la sua opera prima: Adolescenti narranti (La Rondine Edizioni, pp. 136, € 9,90).
Quale ambizione? Quella di dar voce a una categoria di essere umani tra le più affascinanti e piene di sfaccettature: gli adolescenti. Lo fa attraverso un medium potente come quello del teatro e facendo interagire “R” – personaggio a cui, considerando l’incipit dell’autrice, si potrebbe ricondurre il ruolo di “regista” – che resta in silenzio fino alla fine del racconto della giovane o del giovane di turno, in quello che è a tutti gli effetti un provino ma ha anche la caratterizzazione di una sorta di “confessione romanzata”.
Di tutto ciò e di molto altro si parla in questa sede, poiché l’opera in questione, che è stata tra l’altro presentata al Salone del libro di Torino presso lo stand della regione Calabria lo scorso 19 maggio, merita realmente di essere analizzata e approfondita il più possibile.
Il tesoro delle differenze
L’adolescenza, neanche a dirlo, è una fase della vita che su ognuno ha avuto effetti apparentemente molto distanti tra loro, ma anche, per certi versi, molto simili. Questo aspetto viene riproposto con maestria dall’autrice che riesce a illustrare, verbo che in questo testo è usato non a caso, la varietà di rapporti che i giovani interlacciano, con sé stessi e tra loro.
Vale la pena, probabilmente, soffermarsi su alcuni dei trentatré narratori che si danno il cambio nel presente volume e che riempiono l’immaginario palcoscenico. Facciamo dunque la conoscenza di Micha, un ragazzo di origini russe che è stato adottato, il quale soffre l’apprensione dei suoi genitori o entriamo nella testa di Emanuele che è come un vulcano pronto a eruttare tutti i pensieri che lo abitano. In seguito incontriamo Ginevra che fa della sua pigrizia una sorta di ideologia e rivendica il diritto di non avere alcuna passione; e, per citare un’ultima adolescente narrante, ecco Anna che attraverso il racconto della separazione dei suoi genitori, costruisce una metafora in cui gli scatoloni per i traslochi dovrebbero portare la scritta “fragile”, come la sua vita.
Adolescenze, sempre plurali
È molto importante evidenziare la pluralità del termine “adolescenza”. Un concetto che l’autrice, seppur in poche pagine, attraverso lo stratagemma del teatro espande in tutte le direzioni: dai differenti luoghi di appartenenza alle diverse tipologie di relazioni instaurate con uno dei genitori o, talvolta, entrambi, dai rapporti con il proprio corpo a quelli con l’ambiente che li circonda. Il minimo comune denominatore, invece, sembrerebbe essere un certo senso di inadeguatezza e di insofferenza interiori prodotte da un generale stato di incomprensione di tutto il resto del mondo.
Quindi, al variare delle esperienze vissute (o ancora da vivere) varia anche questa “assurda” e peculiare età che è quella adolescenziale in tutti i suoi aspetti e in tutte le discordanti emozioni o, ancora, in tutti i suoi stati d’animo, che talvolta convivono nello stesso individuo: dalla gioia alla rabbia, dal coraggio alla paura più profonda, dallo sconforto all’entusiasmo…
Illustrazioni… narranti!
Per concludere non si può fare a meno di focalizzare l’attenzione sulla parte grafica di questo piccolo ma denso volume. Ecco, dunque, che in copertina troviamo l’espressione artistica di Ester Sarti. Ciò che vi è rappresentato conferisce al libro fin da subito un profondo significato: una ragazza il cui volto è composto dalle colorate tessere di un mosaico. È un perfetto e calzante riferimento a tutti i “pezzi” che compongono l’adolescente, creatura affascinante nella sua unicità.
All’interno del volumetto incontriamo ancora l’estro artistico di Sarti che dedica alla maggior parte delle testimonianze adolescenziali un suo disegno. Cosicché oltre al tesoro delle differenze fatto emergere dalle parole, riceviamo anche delle belle immagini che combaciano alla perfezione con quanto narrato.
Per concludere la seguente analisi, è congeniale fare un piccolo accenno agli Appunti sul processo creativo che l’artista offre ai lettori, ovvero come sono nate tutte e quindici le illustrazioni. Esse, infatti, costituiscono un nuovo quadro e completano i brevi discorsi tra i protagonisti e “R”. Dunque, non soltanto degli adolescenti narranti ma anche delle vere e proprie illustrazioni che ci raccontano la vita di questi giovani, delle illustrazioni narranti.
Emiliano Peguiron
(direfarescrivere, anno XVIII, n. 198-199, luglio-agosto 2022)
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