I dimenticati. Coloro che non sono ripartiti dopo la pandemia (Infinito edizioni, pp. 128, € 12,00) a cura di Riccardo Noury e Luca Leone è un saggio che racchiude venti interventi di studiosi appartenenti ai più vari ambiti del sociale: dal giornalismo alla psicologica, dalla giurisprudenza alla sociologia, dalle scienze politiche all’arte. Per citare alcuni degli autori: Marco Damilano, Veronica Pivetti, Gianni Rufini, Ilaria Sostis. Il filo rosso che lega le riflessioni degli autori di questo testo è quello della ripartenza che ha segnato la fase successiva al lockdown. Ma si è davvero ripartiti tutti in misura uguale? La risposta, purtroppo, è negativa. Tuttavia, attraverso le riflessioni che in questa sede emergono, non vi sono evidenziate solo rimostranze ma sono proposte delle alternative volte ad aiutare chi versa in condizioni di particolare difficoltà. La centralità di questo saggio risiede proprio nel concerto di voci che si uniscono a un coro raramente, se non mai, ascoltato: quello delle persone più vulnerabili e degli emarginati.
L’Introduzione di Noury e Leone e l’ultimo intervento firmato Amnesty international segnano da un lato la triste realtà di coloro che non sono ripartiti dopo il Covid e dall’altro le azioni che possono cambiare la direzione attuale, riducendo lo spaventoso divario tra chi può rialzarsi e chi nella sua invisibilità sembra non avere alcuna possibilità di continuare a sopravvivere.
Ma vediamoli più nel dettaglio.
Ripartono tutti?
L’Introduzione di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty international Italia, e Luca Leone, giornalista e autore di numerosi libri, spiega da quale consapevolezza dovremmo muoverci per fare nostro il concetto di una vera e propria ripartenza dopo la pandemia: nulla sarà più come prima. Non è possibile pensare di poter cancellare i dolori e le sofferenze che ognuno in modo differente ha vissuto dall’inizio del Covid in poi. O meglio, non è possibile imparare rimuovendo la tragica esperienza che la pandemia ha rappresentato per tutti noi.
Dunque, l’obiettivo dei due curatori è quello di dare rilievo alle situazioni più problematiche, dare voce a quelle persone che non sono ripartite, mettere al centro quei temi a cui non è stata data un’adeguata importanza. Ecco, quindi, che affiorano i temi dell’istruzione, delle problematiche economiche individuali e collettive, dell’immigrazione, degli anziani, di chi sfrutta e di chi è sfruttato, dell’arte e della cultura.
A questo punto si passano in rassegna le tematiche principali.
Il lockdown ha avuto notevoli ripercussioni sulle modalità e sulla qualità della vita di tutti portando a un’inedita espressione di collettività, di comunità. Ma gli effetti provocati su determinate categorie di individui sono stati devastanti. È il caso dei bambini e degli adolescenti disabili di cui parlano Daniela Chieffo e Federica Moriconi, psicologhe che si occupano di psicopatologie dell’infanzia e dell’adolescenza. Così come è il caso di coloro che hanno perso il lavoro o non riescono per difficoltà economiche generali ad andare avanti e cadono così nella trappola dell’usura, argomento trattato da Luigi Ciatti e Salvatore Giuffrida, rispettivamente avvocato e giornalista. È il caso, infine, dei senzatetto che si trovano d’innanzi a ostacoli insormontabili e di cui parla Fabrizio Nurra, autore di articoli e libri circa i disagi sociali.
Questi sono soltanto alcuni dei dimenticati chiamati in causa. Ciò che emerge con forza è il fatto che i problemi elencati, nella maggior parte dei casi, risalgono a prima del Covid; la pandemia li ha soltanto resi più evidenti in tutta loro criticità.
Amnesty International propone delle soluzioni
Ma è possibile fare qualcosa? Amnesty fa un tentativo degno di lettura e di ascolto.
Amnesty international, Ong che riceverà dagli autori del saggio in questione i proventi ottenuti dalla vendita del libro, propone delle soluzioni per risolvere le problematiche sopra riportate. Amnesty, infatti, individua nel Recovery Fund un’occasione per investire in una società che garantisca, finalmente, i diritti umani fondamentali. Il fondo di emergenza è un modo per supportare i Paesi della Commissione europea per reagire in seguito alla devastante pandemia. Dunque, secondo i rappresentanti dell’Ong internazionale questa può essere un’occasione più unica che rara per poter intervenire sulle assurde e persistenti disuguaglianze, in Italia evidenti già prima del Covid, e che la pandemia ha contribuito a rendere ancora più nette e visibili.
Sintetizzando, ma sarebbe bene approfondire e leggere l’intero saggio qui proposto, ecco alcune delle aree di intervento che la sezione italiana di Amnesty international ha evidenziato: la lotta alla povertà e alle disuguaglianze in generale, la centralità della salute come diritto fondamentale da garantire a chiunque, il diritto del lavoro, il diritto alla casa, il diritto all’istruzione, il ripensare la condizione intollerabile dei migranti, le questioni ambientali e l’investimento che necessitano arte e mondo dello spettacolo.
Amnesty è intenzionata ad agire e dimostra che tutto è possibile, anche ridurre la distanza insensata e apparentemente incolmabile che esiste tra cittadini visibili e cittadini invisibili.
Emiliano Peguiron
(direfarescrivere, anno XVIII, n. 195, aprile 2022)
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