I palindromi. Parole, nomi, cifre da poter leggere indifferentemente da sinistra a destra e da destra a sinistra. Avanti e indietro, andata e ritorno, e il risultato non cambia. Gli occhi seguono lo stesso percorso sulla pagina, l’apparato fonatorio pronuncia gli stessi fonemi, suoni ripetuti in una scia ripiegata su se stessa.
Sono fragili i palindromi nella narrazione di Marcostefano Gallo, scrittore, musicista e cantante. Ma sono anche ostinati, tenaci, un inizio e una fine che coincidono, una gabbia come quella che chiude le tante esistenze descritte nel romanzo.
La fragilità dei palindromi (Ferrari Editore, pp. 288, € 20,00) racconta di vite e storie con la “s” minuscola: c’è la gente che forse poi è quella che fa la Storia. Il luogo è quello dell’autore, la sua Mongrassano (Cs), ma potrebbe essere un qualunque microcosmo. È un luogo dell’anima ma al tempo stesso la precisione toponomastica, la geografia dei luoghi hanno un ruolo importante nella vicenda.
Talvolte la poesia in delle storie “normali”
Vite, dicevamo, spesso incastrate da colpe dei padri o addirittura dei nonni, da scelte materne, da credenze, paure, sortilegi, vigliaccherie di anime che non permettono il salto.
Vite talvolta regredite ad una condizione essenziale o, nella scelta del mutismo di uno dei personaggi, raccolte intorno al grumo più vero ed innocente, quello per cui “infanzia” ed “afasia” hanno la stessa etimologia. Vite che si illuminano a volte con poco, come con le poesie di Emily Dickinson, la poetessa capace di descrivere il mondo senza aver mai lasciato la sua casa, capace di raccontare ciò che mai ha provato (che poi lo scrittore è questo, è un visionario, altrimenti è reportage non scrittura creativa).
Tra religione e magia
C’è la religiosità nel senso più ampio, nell’accezione etimologica dell’essere legati a qualcosa: alle capacità taumaturgiche dell’ultima magara, agli oggetti, ai luoghi, alla “roba”, alle vesti di santi e Madonne a cui si tende con una furia uguale e contraria a quella iconoclasta. C’è l’amore, che è ciò che sempre e da sempre scrive la storia delle storie.
E poi quelle improvvise torsioni che rompono anche la cella di esistenze già scritte e tirannicamente incasellate nei palindromi. Su tutto c’è la scrittura di Marcostefano Gallo, capace di racconto e riflessione nello stesso giro di frase.
Livia Blasi
(direfarescrivere, anno XV, n. 167, dicembre 2019)
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